Creato da Invisible_Typer86 il 27/05/2012

Through the Wire

...poiché finì la lana e persi il filo!

 

 

In the Air Tonight...

Post n°18 pubblicato il 23 Marzo 2015 da Invisible_Typer86
 

Sono quasi le due e mezza di notte. 
Vago senza meta per il web: YouTube, Google, Facebook...senza un preciso perché. Semplicemente non ho sonno. Capirai poi che novità. Disegno; mi impongo di finire il mio ultimo ritratto ma ho ancora tantissimo da fare e abbandono l'idea, catapultandomi sulla musica. Videoclip: una mia vecchia passione sin dall'infanzia. E su queste note tranquille eccomi qui.
Non ho un vero e proprio motivo per cui scrivere. Sapete, in tutti questi anni ho sempre tenuto un diario, se così si può definire tale; non un vero e proprio diario, non ho mai avuto quella costanza di scrivere giorno per giorno anche il più insignificante movimento di entrambi gli astragali. Era, ed è, più una raccolta di eventi che ritenevo opportuno ricordare o dimenticare. Sembra impossibile, ma le cose sono due: o scrivi per ricordare in futuro, o scrivi per dimenticare il passato. Per questo la scrittura spesso è usata in ambito terapeutico: è come una dissociazione fisica dei pensieri, delle emozioni. Il brainstorming. Le associazioni libere. A conti fatti, semplicemente il casino che si ha in testa. Scrivere, a ruota libera, perché solo così l'Io trova pace, trova un senso. Quindi eccomi qui. Aprire il blog è un pò come il rumore dello schiudersi di un vecchio baule, di un portoncino..."cose nuove in arrivo". Un pò come quando si torna a casa: ci si mette comodi, al calduccio, davanti allo schermo.

Ma non è questa la notte giusta, quindi trasloco le natiche a letto, nella vana speranza di trovar pace a questo fruscio incessante che ho nella testa.

Buonanotte.

 
 
 

Lo Strano Caso dell'Apprendista Libraia: recensione.

Post n°17 pubblicato il 15 Marzo 2015 da Invisible_Typer86
 


Questa è la storia di Esme, una ragazza inglese trasferitasi a New York per portare avanti i suoi studi di Arte. Per potersi mantenere, per fortuna riesce a trovare un lavoretto presso questa piccola libreria indipendente, una mosca bianca tra le varie multinazionali che popolano la Grande Mela: la Civetta. Pittoresca e intima, la Civetta è il luogo in cui Esme incontra il misterioso Luke, anche lui dipendente di George, proprietario della libreria, insieme ad una serie di personaggi strani e al tempo stesso quotidiani. In tutto questo alone di novità, Esme si innamora di Mitchell. I due si frequentano, fino  a quando Esme scopre di essere incinta. Mitchell, ancora prima di poter sapere questo, la lascia. Ma proprio quando Esme riesce a trovare la forza di guardare al futuro e essere felice, Mitchell viene a conoscenza della sua gravidanza e vuole tornare insieme a lei. Un bivio le si pone: realizzarsi o mettere da parte il sogno e vivere una vita da coniugata?

Premettendo che si tratta della mia prima recensione assoluta, non vogliatemene se sarà in certi punti poco oggettiva. 
Nei primi capitoli, ho trovato la lettura veramente piacevole e fresca. Certo, magari non il massimo della narrativa, però comunque un libro leggero, poco impegnativo, quindi non mi ha stupito particolarmente, rientrava nello standart che avevo in mente, che mi aspettavo. Poi, nel momento in cui Esme e Mitchell si lasciano, è crollato tutto. Nel vero senso della parola. Non c'era continuità con la precedente fluidità, sia nella narrazione che nel susseguirsi degli eventi. Ho avvertito come un accozzarsi di immagini discontinue e per niente chiare. E poi tutto il resto: lei che praticamente si annulla per lui, lui che è altezzoso, borioso, tronfio...il peggio del peggio, che palesemente la usa e la prende in giro e lei che per "amore" non riesce ad avere un minimo di amor proprio. La sensazione è stata quella di un libro che in realtà non lo è. Si tratta invece, a parer mio, di un manoscritto ancora in dirittura di revisione: i personaggi mancano totalmente di personalità compiute, tanto che Luke, dall'inizio alla fine, non si capisce bene perchè è stato piazzato all'interno di tutta questa faccenda; di George ho ricordi solo delle sue manie e gli unici che si aggiudicano un minimo di attenzione, che hanno suscitato curiosità e che avessero senso, sono tutte quelle piccole comparse, non proprio fini al racconto delle vicende, ma che andavano a completare il quadro in background che si andava a delineare. 
L'autrice Deborah Meyler, inoltre, fa molte citazioni su altri libri e autori, per non parlare di personaggi storici. Ora, premettendo che io non sono una persona colta e non ho una particolare istruzione, che lei mi piazzi nel mezzo di un discorso il nome di Lorenzo da Ponte senza darmi un minimo di direttive per capire chi sia, lo trovo alquanto pretenzioso. Vuole il caso però che mi piace storia della Musica, per cui quel nome già lo conoscevo (si tratterebbe, infatti, del famoso librettista che collaborò con Mozart per le opere: "Le Nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte"). 
Per quanto riguarda i dialoghi li ho trovati spesso deludenti, banali, come se l'autrice avesse fatto una fatica immane per renderli interessanti, intriganti riuscendoci invano. Per concludere, aggiungo, e credo sia stata questa la mia più grande delusione, non fidatevi del titolo, perchè la libreria ha totalmente un ruolo marginale; come ho già detto in precedenza, tutto ruota intorno alla pseudo storia tra Mitchell, 
un essere egoista, maschilista, che fagocita tutto in un nulla cosmico, ed Esme, fragile, insicura e totalmente in balia del volere di Mitchell. 
Il mio voto è un quattro e mezzo, per tutti questi motivi. C'erano tutti i buoni presupposti perchè potesse essere almeno un buon racconto, purtroppo sfruttati male. Lo sconsiglio.

 
 
 

Libri

Post n°15 pubblicato il 13 Marzo 2015 da Invisible_Typer86
 



Ultimamente mi sto riscoprendo lettrice, cerco di ritrovare un equilibrio in tutto quello che faccio, che ho fatto, vissuto o che vivrò a breve. Dato che ho tutte queste "esperienze" da poter condividere e spero in qualche modo di poter suscitare delle discussioni costruttive, appena possibile comincerò a trattare di qualche piccola recensione, senza il pretesto che il mio pensiero sia "supremo" o superiore ad altri però tenendo sempre conto che si tratta del mio sentire, il che significa che non si può dir bene di tutto .
Tutto questo mi entusiasma come non capitava da tempo. Forse il tenersi occupati con piccolezze come questa, rende liberi da stress e nevrosi quotidiane, focalizzando il nostro spirito, il nostro baricentro su un obbiettivo unico: l'amor proprio.

 
 
 

Donna

Post n°14 pubblicato il 08 Marzo 2015 da Invisible_Typer86
 

Donna. All'inizio di tutto c'è sempre una donna. Eppure oggi, proprio oggi, ne farei volentieri a meno di rientrare in questa giornaliera eccezione. "Auguri", "oggi comandate voi"...le solite frasi stupide, tritate in secoli e stillate in noi come una burla, un onere, un'aspettativa. Io sono uguale a me stessa tanto quanto lo ero ieri e, forse, tanto quanto lo sarò domani. Un giorno come un altro, per festeggiare una donna come un'altra. Ma festeggiare cosa poi? Non tutti gli esseri che dispongono di genitali femminili si possono classificare donne come viceversa per gli uomini. Ma cos'è poi una donna, un uomo? Siamo io e te, siamo noi, quelli di tutti i giorni, sommersi ed inghiottiti dal quotidiano, affannati dalle futilità del nostro tempo. Tempo che non abbiamo, che preferiamo non voler avere. Un tempo che la maggior parte delle volte lo spendiamo da soli nel ricordo, nell'attesa stessa che qualcosa cambi da sola. 
Siamo questo. Due essere semplici e aberranti. Io, l'imperativo assoluto. Quanto è confortante invece per me poter dire NOI. 

 
 
 

Di Luce ed Ombra

Post n°13 pubblicato il 11 Novembre 2014 da Invisible_Typer86

E bellissimo è ritornare a scrivere così dal niente, a piccoli passi sto ritrovando la mia 'io' di tanti anni fa, quando avevo tanti sogni, quando ancora mi permettevo di poter credere di cambiare se non il mondo intero almeno quella piccola fetta di terra dove vivevo. 
Sono stati anni difficili, lo sono ancora. Purtroppo niente di tutto questo è ancora finito, ma la speranza non mi ha abbandonato. Anche se ci si allontana con tutte le proprie forze dalla luce, quella non ti abbandona, non ti lascia perché è dentro di te, da quando nasci a quando lasci le tue spoglie su questo pianeta. 
Ho visto le tenebre della mia anima, tutto il male e l'oblio che in cui veniva inghiottita. Ma sapete, quando si sta in un luogo così buio, la Luce risplende più forte e capisci che hai voglia di vivere. Il motivo c'è, dentro di noi; ormai talmente abituati a cercare fuori quello di cui abbiamo bisogno, ci perdiamo inconsapevoli o forse soltanto molto pigri nel soffermarci su noi stessi. Forse siamo disgustati da quello che siamo diventati. 
Io lo sono. Delle volte penso a com'ero, non tanto all'innocenza di quegli anni o all'ingenuità con cui affrontavo le cose e il mondo, quanto alla totale fiducia che avevo verso il prossimo. E forse non tanto verso un prossimo qualsiasi, a caso. Ora la guardo questa persona e sento che tutto il bene che le ho voluto si è trasformato in qualcosa di orribile ma allo stesso tempo mi convinco che non fa bene martoriarsi a sta maniera: la vita prosegue, punto e fine.
Non si ha bisogno di un'altra persona per capire che ci si vuole bene. Nessuno è necessario.

 
 
 

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