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MALASANITA’?....NON SOLO!


Nell’arco di pochi giorni, veniamo informati dai media su casi di cesarei non eseguiti in tempo utile ad evitare tragiche conseguenze, sia per le madri sia per i nascituri. Sono casi che ora fanno notizia sulla scia del primo episodio, particolarmente tragico, verificatosi come conseguenza di una rissa tra due medici in sala parto; fra un po’, come in passato, casi analoghi torneranno ad essere considerati degni al massimo della cronaca condominiale. I medici vengono accusati di ricorrere troppo spesso al parto cesareo per incrementare i propri guadagni, questo potrebbe essere vero in strutture private, non ha senso in strutture pubbliche ma spinge forse i sanitari a “pensarci troppo”; non si considera che l’incremento percentuale dei parti cesarei è inevitabile nelle società dove la sanità funziona. I rari parti cesarei che venivano praticati in passato portavano frequentemente, per imperizia e scarse condizioni igieniche, al decesso della puerpera, del nascituro o di entrambi, comunque, le donne più fortunate potevano far nascere al massimo un paio di figli mentre le donne che riuscivano a partorire naturalmente spesso mettevano al mondo almeno una decina di  pargoli. Nelle nostre “civiltà occidentali”, dove la sanità funziona, sia chi partorisce col cesareo sia chi lo fa con parto naturale difficilmente fa più di due figli. Poiché una delle cause che richiedono il parto cesareo è una conformazione  a “bacino stretto”  è facile capire quali siano le conseguenze nelle generazioni successive: un aumento della frequenza (%) nella popolazione di donne con il carattere “bacino stretto” e che partoriranno con il cesareo. I medici non dovrebbero lasciarsi condizionare da accuse da parte dell’opinione pubblica se sono infondate e dovrebbero poter ricorrere al parto cesareo con la serenità necessaria a valutare correttamente i fattori di rischio legati al non intervento. Nell’opinione pubblica e quel che è più grave nella classe medica e sanitaria in generale, sono presenti, però, nei confronti delle donne che partoriscono, atteggiamenti pericolosi che risalgono ad una “cultura  arcaica” legata alla religione del ”partorirai con dolore” ed al concetto che tutto ciò che è naturale è giusto e non fa male. Il dolore del parto può e deve essere facilmente eliminato, chi soffre non può essere considerato con sufficienza, non si può imporre di partorire e di dover sopportare anche la derisione e il sarcasmo di medici, ostetriche e infermiere  che considerano  le richieste di aiuto delle esagerazioni per poi dover in fretta cercare di porre riparo ai danni procurati con la propria superficialità. Si va nelle strutture ospedaliere per essere assistite non per essere abbandonate a soffrire in un letto. Questa è l’ennesima violenza che viene ripetutamente subita dalle donne.  Mi riesce, quindi, difficile incasellare questi casi nella “malasanità”; non sono dovuti a carenze strutturali, a mancanza di personale o di presidi sanitari, sono dovuti prima di tutto a carenze culturali che considerano il parto un evento naturale che si risolve da solo, lo è ma nelle civiltà primitive dove perlomeno è un rito collettivo, nella nostra civile società diventa una violenza da sopportare in solitudine.