Pensieri

Post N° 131


Altro giorno di aula…La voce mi sta pian piano abbandonando ed il mio cervello comincia a fare tilt tra informazioni che saltano da una parte all’altra.Sembra paradossale, ma il problema risiede nella formazione da musicista che ho avuto e che mi segue da quando avevo 6 anni.Il fatto è che quando si è abituati a ragionare, pensare ed agire in un determinato modo (che si protrae per oltre 30 anni) allora non diventa più uno studio ma un modo di essere.Così le giornate rinchiuse nella stanza su quei metodi hanno trovato una loro naturale radice anche nel modo di essere.…Azioni rapide che si susseguono…Si comincia a suonare: un rapido sguardo allo spartito, memorizzi le prime frasi, dopodiché inizia la performance.Gli occhi vanno a leggere oltre ciò che hai precedentemente memorizzato e che si sta suonando.Come in un computer cancelli la memoria per rioccuparla con quello che dovrà venire.Il pensiero analizza ciò che hai fatto per controllare le emozioni che devono essere tenute, gestite e trasmesse.Gli umori cambiano in funzione di quello che la melodia ti suggerisce…Tutto nel modo più naturale…Il mio lavoro attuale è fortemente condizionato da questo modo di essere.Così ogni giorno di aula rappresenta un piccolo concerto.Mentre parlo penso a quello che dovrò dire ed al modo in cui dovrà essere trasmesso, se questo potrà produrre domande ed eventualmente trovare le risposte (se si hanno, altrimenti cercare il modo per sviare il discorso).Un concerto però può durare circa 2 ore e non 6 come è ora la normalità.Capita quindi che dopo il terzo giorno consecutivo la situazione sfugge al controllo e tutti i pensieri trovano sfogo in un'unica frase dal senso molto dubbio.Te ne accorgi dagli sguardi…ti rendi conto di ciò che hai detto e……BREAK