La Chiesa ortodossa, talvolta indicata come Chiesa ortodossa orientale o Chiesa cristiana d'oriente o Chiesa cattolica ortodossa,[1] è una comunione di Chiese cristiane nazionali che sono o autocefale (cioè di cui il capo non riconosce alcuna autorità religiosa al di sopra di sé) o autonome (cioè dipendenti da un patriarcato, ma distinte). Delle Chiese autocefale, nove sono patriarcati storici o moderni.Come è indicato nelle pubblicazioni del Dipartimento di Statistiche delle Nazioni Unite, le denominazioni usate dai vari stati per indicare le religioni non sono uniformi. Così i cattolici sono identificati come "cattolici" in Albania, ma "cattolici romani" in Anguilla,[2] e il termine "ortodosso", che in Etiopia indica soprattutto appartenenza alla Chiesa ortodossa etiope,[2] una delle Chiese ortodosse orientali,[3] in Romania indica soprattutto l'essere membri della Chiesa ortodossa rumena,[2] una delle Chiese che in inglese e tedesco sono anch'esse chiamate orientali (usando però un vocabolo distinto ma sinonimo),[4] ma che in lingue che non dispongono di una simile coppia di sinonimi sono chiamate bizantine[5] o calcedonesi.[6] Queste ultime lingue attualmente riservano l'aggettivo "orientali" per le Chiese che non accettano il Concilio di Calcedonia.[3]La Chiesa ortodossa bizantina o calcedonese è l'erede della cristianità dell'antico Impero romano d'Oriente, chiamato poi Impero bizantino, e in seguito Ottomano, allora suddivisa negli antichi quattro Patriarcati storici di Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e Costantinopoli, senza il quinto, d'Occidente. Essa ritiene che solo al proprio interno, quindi in via esclusiva, sussista la continuità della Chiesa universale fondata da Gesù Cristo (come lo ritiene da parte sua la Chiesa cattolica romana).Tale Comunità riconosce un primato d'onore alla sede patriarcale di Costantinopoli (autodefinitasi "ecumenica" in un sinodo tenuto a Costantinopoli nel 587,[7][8] dopo l'autopromozione gerarchica nel Concilio di Calcedonia del 451, nonostante le proteste degli altri Patriarcati), dal momento che la principale sede patriarcale, quella di Roma o d'Occidente, alla quale, in base alla tradizione e ai Concili ecumenici tale primato spettava e spetterebbe, dal 1054 non è più in comunione con le 4 antiche sedi patriarcali e le loro affiliazioni orientali.Le Chiese ortodosse più conosciute sono la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa ortodossa russa, riconosciute dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli rispettivamente nel 1850 e nel 988. Di queste la seconda è numericamente maggiore. Nel suo complesso, la Chiesa ortodossa, sia euro-orientale sia medio-orientale, ecc., è per dimensioni la terza maggiore confessione cristiana: contando 250 milioni di fedeli in tutto il mondo, anche se in larga prevalenza nei paesi dell'Europa orientale, ora per opera dei fenomeni di immigrazione anche diffusa in Europa e in tutto l'Occidente.Origini e significato di "ortodossia"Si può datare la nascita dell'ortodossia, in senso generale, intorno al quarto secolo, quando il cristianesimo comincia ad allontanarsi dal paradigma giudaico-cristiano e comincia a tenere i primi concili.« Il termine “ortodossia”, di origine greca, significa letteralmente “retta dottrina”. A questo significato primario la tradizione ecclesiale orientale ne aggiunge un secondo, complementare al primo, quello di “retta glorificazione”. I due significati esprimono la medesima realtà, cioè la professione della retta fede cristiana, sia essa formulata sul piano concettuale (dottrina) o celebrata nella liturgia della Chiesa (glorificazione).[9] »A partire dai primi secoli del cristianesimo, quando la Chiesa indivisa era denominata "cattolica" nel credo niceno-costantinopolitano e "ortodossa" negli atti ufficiali degli imperatori romani, il termine "ortodossia" venne a esprimere nel linguaggio della Chiesa l'adesione piena al messaggio evangelico originario di Gesù Cristo trasmesso dagli apostoli, senza aggiunte né amputazioni né mutazioni. In quanto fedeli a tale messaggio, le Chiese orientali, comprese le Chiese ortodosse orientali,[10] definivano sé stesse come ortodosse. Da notare che la Chiesa cattolica, senza con ciò esprimere un giudizio sulla loro effettiva ortodossia, accetta l'autodenominazione usata dalle singole Chiese antiche, anche da quelle che non hanno riconosciuto il Concilio di Calcedonia.[11]L'ortodossia, in senso confessionale, è rappresentata in massima parte da una serie di Chiese nazionali autocefale. Queste hanno un loro sinodo e un loro Primate, e pur essendo in piena comunione sacramentale e canonica tra loro, agiscono indipendentemente l'una dall'altra dal punto di vista amministrativo. Vi sono anche Chiese autonome o semiautonome che hanno un notevole grado di autogoverno, ma non possono definirsi autogovernantesi innanzitutto perché l'elezione del loro Primate viene formalmente approvata dal Sinodo della Chiesa autocefala da cui dipendono, che in genere è il Patriarcato che le ha generate.Va tuttavia specificato che non mancano all'interno dell'ecumene ortodossa tutta una serie di situazioni oggetto di controversie giurisdizionali, talora tali da porre in crisi la comunione di qualche particolare realtà. Specie in mancanza di un arbitrato patriarcale. Ciò può dipendere da conflitti legati a svariati motivi. Ci sono casi di controversia per l'autodeterminazione nazionale di un popolo (come nel caso delle Chiese ortodosse estone, ucraina, bielorussa, montenegrina e macedone, per ora, e che quindi non sono in comunione con le principali Chiese ortodosse), nel caso in cui il relativo Patriarcato, per suoi motivi, non voglia concederla.Storia delle Chiese ortodosseL'inizio ufficiale della Chiesa "ortodossa" viene fatto risalire all'anno 1054, dopo cioè quello che le fonti storiche definiscono tradizionalmente come il grande scisma, in seguito al quale quella che fu l'unica Chiesa cattolica e romana, cioè la chiesa di stato dell'Impero romano, ormai definitivamente diviso, vide la sua parte orientale e quella occidentale dividere le strade altrettanto definitivamente. Questo però dopo secoli di controversie con varie rotture, a cominciare da quella per il titolo "ecumenico".D'altra parte se la Chiesa occidentale ha sempre parlato di "scisma d'Oriente", quelle orientali han sempre parlato di "scisma dei Latini" per indicare l'ultima rottura della comunione del 1054. E ritengono la Chiesa occidentale, cioè latina o cattolica romana, non solo scismatica rispetto a quella orientale od ortodossa, ma anche eretica per l'aggiunta del "Filioque" al Credo. Per tutti la storia della Chiesa Cristiana ha inizio con Cristo e la sua predicazione, senza alcuna soluzione di continuità. Ma per la Chiesa "ortodossa" solo in essa ora sussiste la Chiesa fondata da Gesù di Nazareth.Per la precisione, il termine "ortodossia" era nato secoli prima, ma in opposizione alle Chiese "eretiche" ariane o monofisite. Questa definizione compariva nelle fonti degli imperatori romani, che la utilizzavano per designare il principale attributo della Chiesa di Stato. L'aggettivo "ortodosso" veniva utilizzato, soprattutto in Oriente, per designare alcune dottrine o interpretazioni teologiche ritenute esatte, rispetto ad altre, considerate non corrette, finendo per intendere la dottrina ufficiale della Chiesa di stato dell'Impero romano, di cui poi la Chiesa ortodossa, compresa allora quella occidentale, ritenne d'essere la continuatrice.Quello che è certo è che nel VII secolo, durante la controversia monotelita, Massimo il Confessore conosce sia il termine di "Chiesa ortodossa", sia quello di "Chiesa cattolica" e li ritiene una stessa e identica realtà. Già a suo tempo esistevano polemiche tra Occidente e Oriente, ma Massimo riesce a dare una interpretazione completamente tradizionale anche alla controversa dottrina del Filioque che allora cominciava a farsi notare.Momento cruciale, che separò le Chiese d'Oriente e d'Occidente, fu da una parte la contestazione del patriarca "ecumenico" Michele Cerulario nei confronti di quelle che si ritenevano innovazioni o eresie della Chiesa latina, relative a questioni come la processione dello Spirito Santo (con relativa introduzione del Filioque nel Credo da parte delle Chiese occidentali), il celibato ecclesiastico obbligatorio (promosso dall'allora papa Leone IX), l'uso del pane azimo per l'eucaristia. Dall'altra parte le controversie di carattere sì liturgico/dogmatico ma più propriamente giuridico e politico (cfr., tra l'altro, Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse, vol. X, voce Michele Cerulario), e cioè il ripristino della giurisdizione patriarcale da parte del papa di Roma sui possedimenti bizantini nel sud dell'Italia e dei Balcani (passati a Costantinopoli dall'imperatore Leone III), oltre al supposto tentativo papale a esercitare un vero e proprio primato di giurisdizione sui Patriarcati orientali.Per queste ragioni, se già dal 1024, dopo il fallimento delle trattative tra il patriarca Eustazio e papa Giovanni XIX, a Santa Sofia non veniva più commemorato il Papa di Roma nella liturgia, papa Leone IX rispose duramente alle contestazioni, tramite i suoi ambasciatori nella capitale, con la scomunica, appoggiata peraltro dall'imperatore bizantino Costantino IX. A cui il patriarca Michele rispose con un proprio anatema contro Roma: i due atti determinarono la definitiva separazione reciproca.Le controversie teologiche si agitavano da secoli ma potevano essere in qualche modo ridimensionate se lette in una prospettiva tradizionale come fece Massimo il Confessore, esperto conoscitore sia del mondo bizantino, sia di quello romano. Purtroppo tali differenze cominciarono a essere una reale pietra d'inciampo solo nel momento in cui divennero un pretesto religioso che copriva fini politici da parte dei Franchi e di Carlo Magno. Impugnando la questione del Filioque, egli voleva sottolineare la perfetta legittimità dei territori da lui conquistati e anche l'illegittimità dell'allora imperatore costantinopolitano in quanto donna (secondo la legge salica occidentale) ed eretica. Senza contare le lotte iconoclaste che più che i rapporti tra i due Patriarcati avevano minato quelli tra Papato e Impero orientale, indirizzando Roma verso i Longobardi e poi i Franchi.La quarta crociata, in seguito, grazie alla deviazione su Costantinopoli e alla reazione aggressiva di Venezia per il mancato pagamento, finì per determinare la separazione anche a livello popolare dal momento che tutto il popolo costantinopolitano vide i soprusi e la crudeltà di quelli che avrebbero dovuto essere loro "fratelli di fede cristiana" (Cfr. Francis Dvornik, Byzantium and the roman primacy). Anche tralasciando il fatto che Venezia faceva teoricamente anche parte dell'Impero bizantino[senza fonte], questi eventi crearono un vero e proprio estraniamento e stabilirono una diffidenza continuata nei secoli.Quelle chiese alle quali si applica in questo articolo il termine "Chiesa ortodossa", e che dopo il Concilio di Calcedonia (451) avevano già sofferto la scissione con le Chiese ortodosse orientali, hanno così cominciato a riservare a sé il termine "ortodossia", pur senza rinunciare anche alla nozione di "cattolicità" prevista dal Credo niceno-costantinopolitano. Ciò deriva dal fatto che le Chiese di tradizione bizantina ritengono che solo nell'Ortodossia, e cioè in sé stesse, debba sussistere la "Chiesa universale" fondata da Cristo. Di cui affermano di incarnare la continuità e a cui appartengono tutti i veri battezzati. Per tali ragioni gli ortodossi, come di contro i cattolici, si percepiscono come i custodi dell'originale cristianità apostolica.Rispetto alla Chiesa cattolica o Chiesa cattolica romana,[12] la Chiesa bizantina non riconosce, oltre al primato papale di giurisdizione, la dottrina concernente il purgatorio e la processione dello Spirito Santo dal Figlio, divenute ufficiali in Occidente dopo la separazione del 1054. La Chiesa bizantina, inoltre, differisce dalla Chiesa latina in quanto non ammette la grazia creata ma, piuttosto, crede che l'uomo sia reso partecipe delle energie divine increate. Le "differenze" arrivano fino all'uso o meno delle sedie in chiesa.A livello pratico, la Chiesa bizantina pratica in massima parte il rito bizantino, che prevede il battesimo per immersione, offre l'eucarestia ai fedeli con pane lievitato e vino in un cucchiaio e domanda il celibato solo ai monaci e ai vescovi, e non ai presbiteri e ai diaconi non monaci. Questo rito, tuttavia, non è il solo praticato nell'ambito dell'ortodossia, né d'altra parte è praticato solo da essa, essendovi anche alcune comunità cattoliche orientali che lo praticano.
Chiesa ortodossa 1
La Chiesa ortodossa, talvolta indicata come Chiesa ortodossa orientale o Chiesa cristiana d'oriente o Chiesa cattolica ortodossa,[1] è una comunione di Chiese cristiane nazionali che sono o autocefale (cioè di cui il capo non riconosce alcuna autorità religiosa al di sopra di sé) o autonome (cioè dipendenti da un patriarcato, ma distinte). Delle Chiese autocefale, nove sono patriarcati storici o moderni.Come è indicato nelle pubblicazioni del Dipartimento di Statistiche delle Nazioni Unite, le denominazioni usate dai vari stati per indicare le religioni non sono uniformi. Così i cattolici sono identificati come "cattolici" in Albania, ma "cattolici romani" in Anguilla,[2] e il termine "ortodosso", che in Etiopia indica soprattutto appartenenza alla Chiesa ortodossa etiope,[2] una delle Chiese ortodosse orientali,[3] in Romania indica soprattutto l'essere membri della Chiesa ortodossa rumena,[2] una delle Chiese che in inglese e tedesco sono anch'esse chiamate orientali (usando però un vocabolo distinto ma sinonimo),[4] ma che in lingue che non dispongono di una simile coppia di sinonimi sono chiamate bizantine[5] o calcedonesi.[6] Queste ultime lingue attualmente riservano l'aggettivo "orientali" per le Chiese che non accettano il Concilio di Calcedonia.[3]La Chiesa ortodossa bizantina o calcedonese è l'erede della cristianità dell'antico Impero romano d'Oriente, chiamato poi Impero bizantino, e in seguito Ottomano, allora suddivisa negli antichi quattro Patriarcati storici di Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e Costantinopoli, senza il quinto, d'Occidente. Essa ritiene che solo al proprio interno, quindi in via esclusiva, sussista la continuità della Chiesa universale fondata da Gesù Cristo (come lo ritiene da parte sua la Chiesa cattolica romana).Tale Comunità riconosce un primato d'onore alla sede patriarcale di Costantinopoli (autodefinitasi "ecumenica" in un sinodo tenuto a Costantinopoli nel 587,[7][8] dopo l'autopromozione gerarchica nel Concilio di Calcedonia del 451, nonostante le proteste degli altri Patriarcati), dal momento che la principale sede patriarcale, quella di Roma o d'Occidente, alla quale, in base alla tradizione e ai Concili ecumenici tale primato spettava e spetterebbe, dal 1054 non è più in comunione con le 4 antiche sedi patriarcali e le loro affiliazioni orientali.Le Chiese ortodosse più conosciute sono la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa ortodossa russa, riconosciute dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli rispettivamente nel 1850 e nel 988. Di queste la seconda è numericamente maggiore. Nel suo complesso, la Chiesa ortodossa, sia euro-orientale sia medio-orientale, ecc., è per dimensioni la terza maggiore confessione cristiana: contando 250 milioni di fedeli in tutto il mondo, anche se in larga prevalenza nei paesi dell'Europa orientale, ora per opera dei fenomeni di immigrazione anche diffusa in Europa e in tutto l'Occidente.Origini e significato di "ortodossia"Si può datare la nascita dell'ortodossia, in senso generale, intorno al quarto secolo, quando il cristianesimo comincia ad allontanarsi dal paradigma giudaico-cristiano e comincia a tenere i primi concili.« Il termine “ortodossia”, di origine greca, significa letteralmente “retta dottrina”. A questo significato primario la tradizione ecclesiale orientale ne aggiunge un secondo, complementare al primo, quello di “retta glorificazione”. I due significati esprimono la medesima realtà, cioè la professione della retta fede cristiana, sia essa formulata sul piano concettuale (dottrina) o celebrata nella liturgia della Chiesa (glorificazione).[9] »A partire dai primi secoli del cristianesimo, quando la Chiesa indivisa era denominata "cattolica" nel credo niceno-costantinopolitano e "ortodossa" negli atti ufficiali degli imperatori romani, il termine "ortodossia" venne a esprimere nel linguaggio della Chiesa l'adesione piena al messaggio evangelico originario di Gesù Cristo trasmesso dagli apostoli, senza aggiunte né amputazioni né mutazioni. In quanto fedeli a tale messaggio, le Chiese orientali, comprese le Chiese ortodosse orientali,[10] definivano sé stesse come ortodosse. Da notare che la Chiesa cattolica, senza con ciò esprimere un giudizio sulla loro effettiva ortodossia, accetta l'autodenominazione usata dalle singole Chiese antiche, anche da quelle che non hanno riconosciuto il Concilio di Calcedonia.[11]L'ortodossia, in senso confessionale, è rappresentata in massima parte da una serie di Chiese nazionali autocefale. Queste hanno un loro sinodo e un loro Primate, e pur essendo in piena comunione sacramentale e canonica tra loro, agiscono indipendentemente l'una dall'altra dal punto di vista amministrativo. Vi sono anche Chiese autonome o semiautonome che hanno un notevole grado di autogoverno, ma non possono definirsi autogovernantesi innanzitutto perché l'elezione del loro Primate viene formalmente approvata dal Sinodo della Chiesa autocefala da cui dipendono, che in genere è il Patriarcato che le ha generate.Va tuttavia specificato che non mancano all'interno dell'ecumene ortodossa tutta una serie di situazioni oggetto di controversie giurisdizionali, talora tali da porre in crisi la comunione di qualche particolare realtà. Specie in mancanza di un arbitrato patriarcale. Ciò può dipendere da conflitti legati a svariati motivi. Ci sono casi di controversia per l'autodeterminazione nazionale di un popolo (come nel caso delle Chiese ortodosse estone, ucraina, bielorussa, montenegrina e macedone, per ora, e che quindi non sono in comunione con le principali Chiese ortodosse), nel caso in cui il relativo Patriarcato, per suoi motivi, non voglia concederla.Storia delle Chiese ortodosseL'inizio ufficiale della Chiesa "ortodossa" viene fatto risalire all'anno 1054, dopo cioè quello che le fonti storiche definiscono tradizionalmente come il grande scisma, in seguito al quale quella che fu l'unica Chiesa cattolica e romana, cioè la chiesa di stato dell'Impero romano, ormai definitivamente diviso, vide la sua parte orientale e quella occidentale dividere le strade altrettanto definitivamente. Questo però dopo secoli di controversie con varie rotture, a cominciare da quella per il titolo "ecumenico".D'altra parte se la Chiesa occidentale ha sempre parlato di "scisma d'Oriente", quelle orientali han sempre parlato di "scisma dei Latini" per indicare l'ultima rottura della comunione del 1054. E ritengono la Chiesa occidentale, cioè latina o cattolica romana, non solo scismatica rispetto a quella orientale od ortodossa, ma anche eretica per l'aggiunta del "Filioque" al Credo. Per tutti la storia della Chiesa Cristiana ha inizio con Cristo e la sua predicazione, senza alcuna soluzione di continuità. Ma per la Chiesa "ortodossa" solo in essa ora sussiste la Chiesa fondata da Gesù di Nazareth.Per la precisione, il termine "ortodossia" era nato secoli prima, ma in opposizione alle Chiese "eretiche" ariane o monofisite. Questa definizione compariva nelle fonti degli imperatori romani, che la utilizzavano per designare il principale attributo della Chiesa di Stato. L'aggettivo "ortodosso" veniva utilizzato, soprattutto in Oriente, per designare alcune dottrine o interpretazioni teologiche ritenute esatte, rispetto ad altre, considerate non corrette, finendo per intendere la dottrina ufficiale della Chiesa di stato dell'Impero romano, di cui poi la Chiesa ortodossa, compresa allora quella occidentale, ritenne d'essere la continuatrice.Quello che è certo è che nel VII secolo, durante la controversia monotelita, Massimo il Confessore conosce sia il termine di "Chiesa ortodossa", sia quello di "Chiesa cattolica" e li ritiene una stessa e identica realtà. Già a suo tempo esistevano polemiche tra Occidente e Oriente, ma Massimo riesce a dare una interpretazione completamente tradizionale anche alla controversa dottrina del Filioque che allora cominciava a farsi notare.Momento cruciale, che separò le Chiese d'Oriente e d'Occidente, fu da una parte la contestazione del patriarca "ecumenico" Michele Cerulario nei confronti di quelle che si ritenevano innovazioni o eresie della Chiesa latina, relative a questioni come la processione dello Spirito Santo (con relativa introduzione del Filioque nel Credo da parte delle Chiese occidentali), il celibato ecclesiastico obbligatorio (promosso dall'allora papa Leone IX), l'uso del pane azimo per l'eucaristia. Dall'altra parte le controversie di carattere sì liturgico/dogmatico ma più propriamente giuridico e politico (cfr., tra l'altro, Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse, vol. X, voce Michele Cerulario), e cioè il ripristino della giurisdizione patriarcale da parte del papa di Roma sui possedimenti bizantini nel sud dell'Italia e dei Balcani (passati a Costantinopoli dall'imperatore Leone III), oltre al supposto tentativo papale a esercitare un vero e proprio primato di giurisdizione sui Patriarcati orientali.Per queste ragioni, se già dal 1024, dopo il fallimento delle trattative tra il patriarca Eustazio e papa Giovanni XIX, a Santa Sofia non veniva più commemorato il Papa di Roma nella liturgia, papa Leone IX rispose duramente alle contestazioni, tramite i suoi ambasciatori nella capitale, con la scomunica, appoggiata peraltro dall'imperatore bizantino Costantino IX. A cui il patriarca Michele rispose con un proprio anatema contro Roma: i due atti determinarono la definitiva separazione reciproca.Le controversie teologiche si agitavano da secoli ma potevano essere in qualche modo ridimensionate se lette in una prospettiva tradizionale come fece Massimo il Confessore, esperto conoscitore sia del mondo bizantino, sia di quello romano. Purtroppo tali differenze cominciarono a essere una reale pietra d'inciampo solo nel momento in cui divennero un pretesto religioso che copriva fini politici da parte dei Franchi e di Carlo Magno. Impugnando la questione del Filioque, egli voleva sottolineare la perfetta legittimità dei territori da lui conquistati e anche l'illegittimità dell'allora imperatore costantinopolitano in quanto donna (secondo la legge salica occidentale) ed eretica. Senza contare le lotte iconoclaste che più che i rapporti tra i due Patriarcati avevano minato quelli tra Papato e Impero orientale, indirizzando Roma verso i Longobardi e poi i Franchi.La quarta crociata, in seguito, grazie alla deviazione su Costantinopoli e alla reazione aggressiva di Venezia per il mancato pagamento, finì per determinare la separazione anche a livello popolare dal momento che tutto il popolo costantinopolitano vide i soprusi e la crudeltà di quelli che avrebbero dovuto essere loro "fratelli di fede cristiana" (Cfr. Francis Dvornik, Byzantium and the roman primacy). Anche tralasciando il fatto che Venezia faceva teoricamente anche parte dell'Impero bizantino[senza fonte], questi eventi crearono un vero e proprio estraniamento e stabilirono una diffidenza continuata nei secoli.Quelle chiese alle quali si applica in questo articolo il termine "Chiesa ortodossa", e che dopo il Concilio di Calcedonia (451) avevano già sofferto la scissione con le Chiese ortodosse orientali, hanno così cominciato a riservare a sé il termine "ortodossia", pur senza rinunciare anche alla nozione di "cattolicità" prevista dal Credo niceno-costantinopolitano. Ciò deriva dal fatto che le Chiese di tradizione bizantina ritengono che solo nell'Ortodossia, e cioè in sé stesse, debba sussistere la "Chiesa universale" fondata da Cristo. Di cui affermano di incarnare la continuità e a cui appartengono tutti i veri battezzati. Per tali ragioni gli ortodossi, come di contro i cattolici, si percepiscono come i custodi dell'originale cristianità apostolica.Rispetto alla Chiesa cattolica o Chiesa cattolica romana,[12] la Chiesa bizantina non riconosce, oltre al primato papale di giurisdizione, la dottrina concernente il purgatorio e la processione dello Spirito Santo dal Figlio, divenute ufficiali in Occidente dopo la separazione del 1054. La Chiesa bizantina, inoltre, differisce dalla Chiesa latina in quanto non ammette la grazia creata ma, piuttosto, crede che l'uomo sia reso partecipe delle energie divine increate. Le "differenze" arrivano fino all'uso o meno delle sedie in chiesa.A livello pratico, la Chiesa bizantina pratica in massima parte il rito bizantino, che prevede il battesimo per immersione, offre l'eucarestia ai fedeli con pane lievitato e vino in un cucchiaio e domanda il celibato solo ai monaci e ai vescovi, e non ai presbiteri e ai diaconi non monaci. Questo rito, tuttavia, non è il solo praticato nell'ambito dell'ortodossia, né d'altra parte è praticato solo da essa, essendovi anche alcune comunità cattoliche orientali che lo praticano.