myfeeling

Nyotaimori


NyotaimoriFiandra bianca che si allarga ampia sulla tavola nella stanza silenziosa, accoglierà il mio corpo nudo offerto al tuo appetito.Sarò il tuo piatto. La tua scodella. Il tuo vassoio. Il tuo bicchiere. Tu sarai per me il coltello?Sulla mia fronte, troverai un sottile disco di mela su cui l’aringa sprigiona il suo sentore affumicato. E io sentirò come si fondono contro il tuo palato croccantezza e morbidezza, per cominciare.Tra le mie labbra fiorirà una rosa intagliata nel pachino, rosso come il sangue, succoso come la mia fragolina ormai gocciolante, per pistillo il fiore del cappero: la prenderai con i denti e la mangerai nella mia bocca.Intorno alla mia gola palpitante sgranerai la collana di olive verdi, grandi e polpose, che ho messo per te.Nell’incavo dei seni una quiche mignon, ancora tiepida, ti lascerà interdetta, per la voglia che hai di leccare le fragole sui miei capezzoli, aromatizzate di aceto balsamico.Lungo lo sterno, una fila di fiocchetti di ricotta al miele, ti indicheranno la via, come le briciole di pollicino. Seguirai con la lingua la strada, lo so.Precipiterai nel mio ombelico, piccolo lago di pinot nero.Nel palmo delle mani, lungo le braccia distese lungo i fianchi, petali di parmigiano, chicchi d’uva, gherigli di noce ti metteranno sete.Prima del pube, una mezzaluna di zucca arrostita ti ricorderà l’autunno avvolgente e fragrante del mio corpo. Ne sentirai l’acuta scivolosità, il profumo dell’olio di oliva, l’acredine dell’aceto, il pizzicorio dell’aglio, la forza del peperoncino.Lungo i fianchi, due frecce intermittenti delle tue senapi, ti preannunceranno la piccantezza del nostro gioco.Lì, nella ypsilon che gli inguini formano col pube rosato, una conchiglia di lattuga in cui ho nascosto polpa di granchio e kumquat, ti soffermerai pregustando l’attesa.L’attesa di aprirmi finalmente le cosce e di scoprire la croccante carota intrisa del mio miele e più giù il ravanello che mi pizzica il buchino, a punirmi per quanto è goloso.Mi mangerai, ti nutrirai di me, della cena che ti ho servito nel mio corpo.Ti abbevererai dalla mia foce per toglierti la sete. Mi morderai le piccole labbra. Mi succhierai il vertice di carne al quale mi riduco tutta in tua presenza. Mi leccherai e confonderai al palato ogni sapore.E se ti resterà ancora voglia, lascia la mia lingua soddisfarti e inebriarti, nella sua scia lascerà solamente voluttà.scoperta nel WEB da aiina 2012grafica © aiina 2012