Il mondo di Maffomo

Geremia e il cormorano


La piccola barca si allontanò lentamente lasciandosi dietro la scia dei remi che l’uomo, con movimenti continui e decisi immergeva nel mare calmo e piatto della sera. Il sole era ormai tramontato e la crescente umidità consigliò al marinaio di indossare il vecchio cencio che portava sempre con sé quando andava a pescare; lo afferrò sbadatamente, si coprì le spalle intrise di sale per i tanti giorni passati in mare e riprese pigramente a remare. Dopo alcuni minuti d’assoluto silenzio, uno stormo di cormorani solcò il cielo ormai stellato interrompendo quello stato di calma apparente: gli uccelli si avvicinarono curiosi all’imbarcazione per poi planare sull’acqua come tanti perfetti idrovolanti. Geremia, questo era il nome del pescatore, non sembrò particolarmente disturbato da quella presenza e proseguì fino a quando, girato lo sguardo verso terra, non giudicò sufficiente la distanza dalla costa. Tirò i remi a bordo per accendere la lampara che nell’oscurità della sera esaltava i difetti di una barca che, evidentemente, troppe volte aveva preso il mare; a vederla così malridotta sembrava che Geremia non avesse di che riparare il suo mezzo di lavoro. In realtà otteneva spesso lauti compensi con gli abbondanti quantitativi di prede che riusciva a catturare; ma l’avarizia insita in lui l’obbligava a riporre ogni suo guadagno per eventuali ed improbabili sviluppi futuri.Prima di cominciare la sua battuta di pesca consumò un pasto frugale a base d’aringhe affumicate e gallette al termine del quale si preparò a sbrogliare la lunga matassa di rete che avrebbe calato di lì a poco. Quando tutto fu pronto si mise a prua iniziando a gettare la sua preziosa quanto antica attrezzatura con movimenti rapidi e precisi; man mano che il lavoro procedeva non poteva fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato in grado di guadagnare con un altro buon carico di pesce. Dopo un paio d’ore, con la rete già completamente adagiata sul fondale, decise di ancorarsi poco distante dalle boe di segnalazione rinunciando così a far ritorno a terra sentendosi troppo stanco per ripetere il tragitto due volte in così poco tempo.  Aprì la stiva e si stese sul fondo della barca per cercare di riposare qualche ora nell’attesa dell’alba; si addormentò subito e fu svegliato solamente dai primi raggi del sole che riflettendo sull’acqua sembravano sollevargli le palpebre.  Geremia si alzò pigramente, stiracchiò le sue ossa umide e dopo pochi minuti si mise al lavoro dimenticando torpore e stanchezza; ritornò pian piano nel punto dove aveva lasciato la sua rete e cominciò a salparla stando bene attento a non lasciarsi sfuggire il benché minimo pesce. Dopo pochi minuti capì che anche questa volta il risultato di tanta fatica sarebbe andato oltre le più rosee previsioni e al termine del lavoro la barca fu talmente piena di prede che Geremia ebbe notevoli difficoltà per trovare un posto dove sistemare la rete; non senza fatica riuscì a farsi largo tra i pesci ancora guizzanti e si pose al centro dell’imbarcazione riprendendo a remare per tornare a terra.Non aveva percorso che alcuni metri quando sentì un forte movimento d’ali, si voltò e vide lo stormo di cormorani che ritornava, stavolta più minaccioso verso di lui. Geremia capì subito il pericolo cui era sottoposto il suo pesce e si preparò alla difesa imbracciando un remo; quando i cormorani decisero di avvicinarsi il pescatore mulinò la sua arma di fortuna colpendo a ripetizione i poveri uccelli che caddero uno ad uno. Soddisfatto, li gettò in mare e proseguì con indifferenza il suo cammino Dopo alcuni istanti un’ombra alata si posò su di lui, oscurando completamente la barca tanto era grande. L’uomo si girò su se stesso e, atterrito dalla paura, si trovò davanti un cormorano gigantesco, evidentemente unico superstite e capo dello stormo che aveva attentato al suo pesce. Non ebbe nemmeno il tempo di emettere un grido che l’uccello si avventò su di lui e, afferratolo con le possenti zampe, lo sollevò in aria. Geremia, pallido e madido di sudore, sembrava come paralizzato e in totale balia del cormorano che senza mai fermarsi stava volando sempre più in alto; ormai la barca era invisibile e anche il moto ondoso dell’acqua non era più facilmente distinguibile. Il cormorano arrivò su una gran nuvola bianchissima e lì depose il marinaio che ormai non sperava altro che tutto questo fosse un incubo da cui alla fine si sarebbe svegliato; il volatile si accovacciò con fare regale di fronte a lui e non smise mai di fissarlo negli occhi.Il vecchio, da sempre avvezzo al dominio di tutte le creature di cielo e di mare si trovava per la prima volta in condizioni di sottomissione, in totale disagio e senza alcuna speranza di ribaltare la situazione. Improvvisamente il grande uccello, sollevando le sue ali, balzò sul pescatore che senza neanche rendersene conto fu catapultato nel baratro verso il mare. Emise un grido di paura ma dalla sua gola non uscì che uno stridulo verso; cadendo nel vuoto sempre più rapidamente cercò di infondersi coraggio assumendo una posizione che gli avesse consentito di limitare l’impatto con l’acqua per un improbabile salvataggio. Avvicinandosi il momento fatidico capì che gli stava accadendo qualcosa di strano: si sentiva più leggero e sulla sua pelle stavano crescendo rapidamente penne e piume; il sole proiettò la sua ombra sul mare ormai vicinissimo ed ebbe modo di rendersi conto che la sua fisionomia era cambiata totalmente. Era diventato un cormorano! La caduta verticale si trasformò in un volo elegante e felice liberando Geremia da ogni paura. Vagando per il cielo notò una barca con un pescatore intento nella cattura di grossi pesci che gli fecero venire l’acquolina in bocca; iniziò a volare in circolo avvicinandosi sempre più quando, con gran meraviglia, vide che il pescatore non lo scacciò ma anzi lo invitò a prendere qualche pesce per potersi sfamare. Solo allora capì quanto era stato egoista da uomo e giurò a se stesso che mai più avrebbe commesso simili errori.Mentre stava gustando quel cibo succulento su uno scoglio, Geremia vide passare un altro stormo di cormorani; facendo tesoro della sua esperienza si unì subito a loro dividendo quel che gli era rimasto del pasto e sentendosi felice come mai gli era capitato nella precedente condizione di uomo.
Nessuno degli altri uomini del suo villaggio notò mai la mancanza del vecchio pescatore mentre tutti, ma proprio tutti i cormorani che popolavano quel tratto di mare e di cielo beneficiarono della venuta del nuovo arrivato che aveva portato tra loro gioia e altruismo come mai prima era accaduto. Massimo Maffomo