Io la musica e J.H

VDGG


Still Life (live 1977)I toni sinistri di quell'album sfociarono nel H To He Who Am The Only One (Charisma, 1970 - Virgin, 2005), il manifesto romantico dei VDGG. I brani sono soltanto cinque e ben tre superano i dieci minuti. I testi e le melodie di Hammill sono accompagnati da armonie intricate, laboriose, fatte di sobbalzi ritmici e di disturbi di sottofondo che ne aumentano la drammaticita'. Un jazz-rock, figlio bastardo di Miles Davis, assume tinte maschie e terribili. Il riff truce ed ossessivo di Killer (un tour de force dei fiati) immerge nell'atmosfera macabra di un poema sul Male, prima di essere spazzato via dalle frasi epiche dell'organo. Struggente delirio di solitudine e` invece House With No Door, ballata lirica ed elegiaca per pianoforte. L'epica visione di The Emperor In His War Room (nove minuti) e` un altro incubo omicida, che il canto gelido di Hammill, oscillando fra diversi registri riesce a rendere in tutta la sua agghiacciante nevrosi. La tecnica assomiglia a quella dei Genesis, ma con due importanti varianti: il suono non e` al servizio di fiabe medievali, ma di atroci drammi interiori; l'arrangiamento non indulge in barocchismi, ma e` essenziale e finanche sgradevole. Lost (undici minuti) si spalanca in abissi di paura e desolazione: l'organo tesse litanie liturgiche mentre il sax strania con frasi struggenti, una scossa elettrica scatena un pandemonio da fiera, la batteria tiene una cadenza funerea sulle note indiane del sax, e nel crescendo finale si perde la disperata agonia di Hammill. I VDGG mettono a punto una forma di musica narrativa che non racconta una trama, ma approfondisce un soliloquio. La quintessenza di questa prassi e` Pioneers (dodici minuti) che, lungi dal celebrare una saga spaziale, descrive invece il tormento di un pioniere dello spazio perdutosi fra le galassie (momenti di apoteosi e invocazioni di aiuto) e la musica lo accompagna nei vortici della sua angoscia. Lo stile vocale di Hammill, mutuato da Tim Buckley, con in piu` una teatralita' wagneriana, conferisce sovratoni di pathos ed epos.Continuando la progressione verso un sound sempre piu` complesso e spaventoso, il gruppo giunge al capolavoro con Pawn Hearts (Charisma, 1971 - Virgin, 2005), dominato da tre lunghe suite. Quella dei VDG e` una musica cupa, capace di riflettere sui grandi temi dell'universo e della morte. Lemmings e` una danza psicotica bombardata da dissonanze organistiche e da riff testardi di sax, in cui il suicidio di massa dei roditori viene assunto a metafora della nevrosi moderna. Man-Erg e` un accorato inno all'uomo dell'evo tecnocratico, una sorta di Pioneers per l'uomo che e` rimasto, non meno solo e angosciato, sulla Terra: il canto di Hammill e` dilaniato da struggenti litanie organistiche, come una messa in nomine, finche' esplode dentro un improvviso rovescio di sincopi martellanti del sax, ma capace ancora di recuperare una dimensione epica. A Plague Of The Lighthouse Keeper e` il loro kammerspiel piu` tragico: le prime strofe della melodia (ripetute da un coro di bambini) si disintegrano presto in un magma strumentale rarefatto, in cui il sax imita le sirene dei vaporetti; glaciali note d'organo riportano al tema iniziale, un soliloquio teso e vibrante, che recitata concitato come in un lied espressionista; su accordi celestiali d'organo il canto si apre a un melodismo piu` umano, ma, dilaniato da un nuovo scatto epilettico, che lo frammenta e distorce, si spegne in un ultimo atroce spasimo contro l'incalzare di un maestoso inno corale. E` l'apoteosi della solitudine di Hammill e della stessa condizione umana.Sempre piu` lontano dalla suite psichedelica e dalla ballata folk, il romanticismo dei VDG sembra ora influenzato semmai dallo svolgimento dei temi nel sinfonismo classico. Le atmosfere fredde, buie e deserte dei loro brani, non hanno eguali negli annali del progressive-rock di quegli anni. The Habit Of A Broken Heart                        My Room         n2