Soleto

La siesta spagnola


Passeggiare nelle prime ore del pomeriggio è come sentirsi una gatta randagia che salta le pietre ed i muretti di un villaggio addormentato. Soleto, come tutti i borghi salentini, dall'ora del pranzo fino alle sedici, sembra essere punta da un fuso mitologico che fa dormire i suoi vicoli ed i suoi abitanti. I paesini ed anche la barocca Lecce si spengono come fossero le ore piccole della notte. In questo momento del giorno a vivere è la siesta, ereditata dalle civiltà del bacino mediterraneo ed anche dagli spagnoli aragonesi che giunsero tra la fine del XV e l'inizio del XVI sec. per liberarci dai sanguinari turchi. E' un rito appagante di vagabondo benessere,  e permette al nucleo familiare di stare in casa per ritrovarsi intorno alla tavola rotonda del banchetto, di dialogare e riposare insieme. Le persiane delle dimore storiche e contemporanee sono serrate, le auto non circolano, le strade sono accompagnate dal canto dei passerotti, le narici si inebriano del profumo dei fiori di stagione, i raggi del sole piroettano sugli stemmi traforati ed i basoli di pietra viva del centro storico, chi cammina per strada sente il tic tac delle proprie scarpe. Vicino ai piccoli bar si incontra qualche giovane od anziano che gusta il fondo del caffè. I suoi gioielli architettonici in pietra leccese sorridono di grazia e pace. Un flauto magico dal suono silenzioso richiama lo sguardo sui dettagli epigrafati, scolpiti, ricamanti ed affrescati della guglia gotica, dei palazzi gentilizi, delle chiesette fuori le mura, dello scrigno trecentesco di S. Stefano, delle scale lapidee nelle corti.