Soleto

La pietra di Soleto


" Il Signore, per dar forma all'anima salentina, scelse la pietra. Dalla roccia veniamo e vi torniamo " (Luigi Corvaglia, da FinibusTerrae)La storia di Soleto nasce con la sua pietra. Secondo alcuni studiosi il toponimo del villaggio proviene da basoleto, in greco syllithos, che indica un luogo dove affiora la roccia, ossia luogo pavimentato, terrazzato, lastricato. Infatti il sottosuolo di Soleto è caratterizzato da una pietra molto caratteristica, compatta, dura, resistente ed ideale per il basolato. Quasi tutti i centri storici salentini sono stati pavimentati con la pietra soletana, la quale coniuga gli elementi di piacevolezza e bellezza.
Anche le grandi macine dei secolari frantoi erano realizzate con questo materiale lapideo, moltissimi trulli locali ubicati nelle campagne ed i muretti delle "chiusure". E’ nota come "pietra viva", viene estratta dalle cave a cielo aperto ed oggi è anche usata anche per la realizzazione di muri a secco, recinzione di ville e giardini e rivestimenti di prospetti od elementi architettonici più significativi come zoccolature e balaustre. E’ un calcare grigio ed omogeneo, scientificamente denominato "dolomia di Galatina", sebbene sia concentrato soprattutto nelle cave soletane.
La sua lavorazione prevede l’utilizzo di antichi strumenti come la "busciarda" (piccoli martelli) e la "maiòcca" (martellone in legno di fico utilizzato per assettare il basolo). Soleto fin dall’antichità ha incentrato la sua attività economica-artigianale proprio intorno a questa straordinaria risorsa geologica. "Cavamonti", scalpellini e selciatori soletani hanno per secoli interi lavorato magistralmente la loro grigia pietra realizzando opere in tutta Terra d’Otranto.
Non è un caso che Santo Stefano, titolare della chiesetta trecentesca del centro storico di Soleto, sia dedicata proprio al primo martire cristiano, protettore dei muratori, scalpellini, selciatori e tagliapietre, in quanto la pietra è uno dei suoi simboli, essendo stato lapidato. " Pietra siamo, pietra viva che resiste all'acciaio, ma, quando I' hai segnata, conserva eterna l'impronta della tua passione. Se la percuoti, sprizza scintille, si scheggia, taglia; arsa, si la calce candida, impasta, lega. E' cote che ti logora, e t'affina. Limitare sacro della tua casa, macina il tuo pane quotidiano ... E' tavola d'altare. Il rovaio la fende, perché sua matrice è il sole! " (Luigi Corvaglia, da FinibusTerrae)