Soleto

Matteo Tafuri di Soleto (Soleto, 1492 – Soleto, 1584)


 
Matteo Tafuri fu mago ed ancor di più. Mago non dell’incantesimo, come narra la leggenda, del demoniaco, delle formule superstiziose speculative e del malefico. Tafuri amò e s’interessò della magia naturale, fondata sullo studio dei fenomeni della natura e dei suoi elementi, dell’anima che muove ogni cosa, delle "cose visibili ed invisibili", dei Miracoli che ruotano intorno e dentro la vita. Osservò le meraviglie del Creato, con meditazione, studio e filosofia. Indagò sull’Uomo e sul non caso causale del suo essere e ne studiò l’unicità e la personalità individuale che risiede anche nel dna astrale, con l’analisi e l’interpretazione della mappa delle stelle e delle costellazioni al momento di ogni nascita, e nella fisiognomica, tramite l’osservazione delle caratteristiche e dei tratti fisici. Gli astri sotto i quali si nasce ed i lineamenti esteriori sono stati sempre specchio dell’interiorità, predisposizioni, stati d’animo e caratteristiche dell’anima. Ancora oggi la psicologia, la psicoterapia e l’antropologia si avvale anche di questi strumenti di analisi e conoscenza per indagare e ricercare nell’interiorità umana. Il trattato "De Phisonomia" di Matteo Tafuri, come numerosissimi altri suoi testi, è andato smarrito. Il napoletano GianBattista Della Porta studioso ed autore dei medesimi temi, studi ed interessi del Tafuri, nn esita a riconoscerlo come: "... è eccelso fra i contemporanei solamente il Tafuri con la sua portentosa capacità di divinare, in base all'esame dell'aspetto somatico, tutti gli avvenimenti dell'esistenza umana, non escluso il momento della morte".
Matteo Tafuri, nacque a Soleto nel 1452 e deve essere ritenuto un personaggio degno di nota almeno per l’intera Italia Meridionale del Rinascimento. Il "Socrate di Soleto" fu una personalità eclettica ed un affascinante intellettuale dei suoi tempi, amante della conoscenza e studioso e di molteplici campi del sapere: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina e scienza in senso lato. Portò il suo contributo intellettuale, umano e culturale in Germania, Spagna, Francia (si laureò alla Sorbona), Asia Minore, Africa settentrionale, ecc…, dopo essersi formato nella vicina Zollino da Sergio Stiso ed a Napoli, dove giunse all’età di 20 anni. Dopo aver viaggiato tanto e sostato nei centri culturali più vivi del tempo, ossia Padova, Parigi e Salamanca, ritornò a Soleto. A causa dell’ignoranza, dell’invidia, del luogo comune, della superficialità e della malignità finì sotto l’Inquisizione con l’accusa di stregoneria. Interrogato più volte per le sue capacità ed arti divinatorie, fu sempre rilasciato come innocente.
Soleto fu fin dall’antichità luogo della magia, non solo quella naturale e scientifica a cui si avvicinò Tafuri, ma soprattutto legata alla superstizione, al malocchio ed ai riti delle "macare", al concetto di fortuna (in un’epigrafe incisa ubicata sulla finestra di una corte si legge: "FORTUNA QUOD VULT"), ai codici magico-religiosi (nelle iscrizioni greche affrescate nella Chiesa di S. Stefano vi è il quello magico per la benedizione delle acque del Nilo), all’esistenza del malefico (esistono tantissime maschere apotropaiche per allontanare le negatività) ed alla presenza del diavolo (nel giudizio universale della Chiesa di S. Stefano vi è l’altorilievo del demonio).
Tafuri insegnò nel suo paese natio dove aveva un cenacolo di allievi filosofi del platonismo esoterico, e qui morì nel 1584. L’artista galatinese Lavinio Zoppo lo ritrasse nel 1580 con il copricapo rosso, emblema dell’Università di Sorbona, all’interno del dipinto della Madonna del Rosario in cui sono presenti i personaggi e le personalità più importanti dell’epoca. Matteo Tafuri sull’architrave della sua casa, come consuetudine dei dotti del paese, fece incidere il suo motto: "HUMILE SO ET HUMILTA’ ME BASTA. DRAGON DIVENTER0’ SE ALCUN ME TASTA" per esprimere la sua mite natura caratteriale, mortificata dalle ingiurie e maldicenze solo per le quali poteva trasformarsi, come alchimia e magia, in un dragone. Più che per i suoi meriti professionali, intellettuali e culturali, Matteo Tafuri viene ricordato per essere, secondo la leggenda, il creatore della Guglia di Soleto, la quale venne edificata in una notte per magia, aiutato da demoni e streghe.