un giorno per caso

7 novembre 2019


 Forse avrebbe potuto compensarsi con quella personalissima poesia che da sempre l’aveva aiutata a superare ed a corroborarsi, scongiurando, almeno con il pensiero, l’inevitabile che comunque avrebbe dovuto sondare in tutta la sua profondità. Anche contro la sua innata risolutezza, anche contro la sua volontà.  Se lo chiedeva ogni giorno, senza sapersi dare una risposta. Nonostante tutto era felice di aver previsto ciò che le era stato concesso di intuire, sebbene i momenti di inevitabile ansia avessero a tratti prostrato quel coraggio che a fatica era riuscita a radunare dentro di sé. Quello che la sua mente, se pur percettiva  e vivace, non era riuscita a colmare era il vuoto che avrebbe seguito gli eventi. Quel senso di perdita che ti fa sfinire davanti al fatale, all’ineluttabile, che raccoglie il tuo corpo come in un guscio, nell’intento di aiutarti a ritrarre quel che di fragile ed avverso ti sta attraversando come una sferzata, quando tutto sembra troppo difficile da affrontare ed oltrepassare. Così era andata avanti lasciando che tutto accadesse, come si fa quando non esistono alternative. Ed erano arrivati giorni di solitudine e di incompletezza, giorni di pianto e di disperazione, giorni che sembravano lenti inespressive attraverso le quali a malapena si intravedeva la possibilità di riaffiorare da quella terra che l’aveva stremata, attirandola a sé e stringendola al suolo come in una morsa infinita.  In quei giorni fai tuoi, a spese della tua pelle,  i convincimenti che ti hanno trasfuso fin da quando eri piccola: “Il tempo ti guarirà…” . Poi ti accorgi che davvero i progressi arrivano, a passi quasi impercettibili e ti regalano piccole conquiste che ti aiutano a riemergere, ora dopo ora, giorno dopo giorno, mese dopo mese, e capisci che realmente esiste un balsamo più efficace di tutti che è la Speranza. Tempo, Speranza, Credo. E il dolore ti affranca sconfitto, mentre riprendi in mano la tua vita.