un giorno per caso

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Scusami. Ti chiedo scusa per averti lasciato nel silenzio, in quel limbo amaro della non consapevolezza, nel buio triste delle supposizioni, nel timore di aver fatto qualcosa di sbagliato che possa avermi ferita. Perdona la superficialità con cui a volte sono passata lasciandoti un'impronta... e la mia fuga repentina, prima che cambiassi idea e mi venisse voglia di metterti a parte della mia vita, senza rispettare la tua che ha il diritto di scorrere serena. A volte è molto più semplice tacere, chissà perché non ce ne accorgiamo anche quando siamo noi a ritrovarci all'oscuro? In quell'occasione la sofferenza si fa greve e urge forte contro il petto, l'ansia si impossessa di ogni piccolo battito e le labbra non riescono a fare a meno di chiedere, quando non feriscono in preda all'istinto. Forse è nell'ordine delle cose che si capisca l'importanza del proprio comportamento solo quando a farne le spese siamo noi stessi, in un circolo chiuso di egoismo e di compartecipazione che crediamo di avere diritto di pretendere. Fatto sta che adesso ho bisogno di farti sapere che spesso ho pensato al benessere che mi procurava lo starti vicina, quando ti affidavo gli eventi della mia quotidianità nel modo che il momento mi suggeriva... ed al senso di pace che ogni fine mi lasciava dentro. Come in un incomprensibile paradosso, visto che la fine ha di per sé, intrinseco, un che di incomparabile con il sollievo che a me perveniva. Ho potuto starti distante, forse perché avevo paura di scoprire che guardarmi dentro è più temibile del far caso all'esteriorità o magari perché ero stanca di 'vedere' con i miei stessi occhi quello che già vedevo con tutto il mio essere, ogni giorno. Oggi sono qui, come quando si bussa alla porta di un amico che forse ha cambiato domicilio, con la paura recondita di non trovare nessuno o di non avere risposta, senza tuttavia tornare sui propri passi.Sei come casa, quando ti accoglie... stanca, arrabbiata, o semplicemente bramosa di normalità.Volevo dirti solo questo. Grazie.