MAIDEN

NO GRAZIE


Le ultime settimane sono state contrassegnate da scandali che si sono infilati persistenti, in tutta la loro pochezza, nelle nostre vite di tutti i giorni e  nelle case di ogni famiglia che, assai probabilmente, ha molto più cogenti questioni da affrontare che i festini e le ( presunte) nefandezze dei nostri esponenti politici. Non passa momento in cui tutto ciò non ci venga ricordato. Eppure, in tutto questo parlare, mi sembra che ci sia sempre un aspetto della questione che non venga preso debitamente in considerazione e che, invece, meriterebbe un più attento esame: tralasciati i profili di rilevanza penale e le riflessioni politiche sulle eventuali ripercussioni sulle istituzioni che francamente sono molto al di là delle ambizioni di questo piccolo giornale ( e di cui magari i nostri lettori non ne potranno proprio più!) resta ai nostri occhi e al nostro senso critico, se ce ne resta ancora qualche parte,  l’amaro e penoso spettacolo di queste signorine che pare abbiano fatto del mestiere più antico del mondo  una ragione di vita. Salvo poi ritrattare in modo poco convincente, hanno tutte  ostentato con orgoglio  le loro prestazioni e i lauti proventi che ne derivavano.  Dato per scontato che non mi interessa sindacare le scelte di vita di alcuno o di  addentrarsi nel racconto di particolari dei loro siparietti di cattivo gusto, restano però molte domande da porsi e molte osservazioni da fare. Disposte a tutto per soldi e solo per quello, non per salvarsi dalla strada o per fame o per un migliore tenore di vita ( concetto in cui rientrano più componenti , non esclusivamente lo status economico). Come mezzo per raggiungere un obiettivo nella vita ( quale che sia l’obiettivo, perché anche su questo…)  non il cervello, né l’ambizione, né la determinazione, né la fatica o il lavoro o il sacrificio, né il merito o la volontà o una qualche forma di cultura o di preparazione, né talento né doti umane,  niente, solo il loro corpo, la loro disponibilità, la loro compiacenza. Pagate per starnazzare e adulare, felici e contente di farlo. Si dice “ successo facile” perché non ci vuol molto, posson prestarsi tutte… eppure non so come faccia a dirsi facile abdicare alla propria dignità e una pur minima forma di orgoglio o di rispetto, come possa dirsi facile guardarsi allo specchio la mattina, sia pur circondate dalle più costose regalie, per aver scelto, nel pieno delle proprie facoltà, di prestarsi al gioco ed esserselo fatto piacere a tal punto da ordire un piano per ricattare chi fino al giorno prima era il loro più  generoso “ benefattore”  al fine di ottenere sempre di più e senza neanche scrupoli perché il fattaccio sporco diventasse di pubblico dominio. Possibile che  il piatto della bilancia penda sempre dal lato dei soldi che si ottengono in cambio? In questo marasma, a far più brutta figura  forse  non sono neanche quel tipo di uomini, non loro,  che pure ne escono sconfitti, mortificati per esser rimasti né più né meno che allo stadio primitivo, ma  le donne che, paradossalmente, dopo secoli di lotta per affrancarsi dalla schiavitù e dalla negazione dei diritti, quando finalmente avrebbero tutte le possibilità per emanciparsi davvero e farsi valere per il proprio valore, potenzialmente incommensurabile, scientemente, deliberatamente si riconsegnano nelle mani dei peggiori degli uomini e si lasciano vilipendere non perché costrette da quale gioco ma solo per un po’ di shopping in più. A pensare alle donne prima di noi che sono anche morte per le battaglie per i nostri diritti vengon solo le lacrime agli occhi, perché sebra che rispetto a tutto ciò ci sia non solo rassegnazione, ma, quel che è peggio, assuefazione. Il sistema funziona così, prendere o lasciare. Ma le regole del mondo in cui viviamo siamo noi a farle e, se anche adesso fossero queste, potremo essere solo e soltanto noi, a furia dei nostri “NO GRAZIE” alle proposte indecenti provenienti da chicchessia, a cambiarle e riportarle verso standard di civiltà.                                                                          Mariantonietta Milano