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La quiete dopo la tempesta

Post n°206 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da maiden.casoria
 

Dopo quello con l'Utrecht, il Napoli europeo colleziona un altro 0-0 interno che ne complica un po' il cammino in Europa League: dopo questo con il Liverpool adesso i pareggi sono tre, in altrettante gare, un bottino un po’ misero per gli uomini di Mazzarri. Primi segnali incoraggianti, invece, per il Liverpool che dopo l'acquisizione da parte della New England Sport Ventures cercava un punto al San Paolo e lo ha conquistato con personalità e tenacia.

Il Napoli si mette il vestito della festa, per celebrare al meglio la suggestiva sfida contro una delle squadre più blasonate d’Europa e Mazzarri manda in campo la sua squadra migliore, schierando tutti i suoi titolari; dall’altra parte, il traballante Hodgson dà fiducia ai suoi giovani, permettendosi il lusso di rinunciare a Gerrard e Torres, rimasti in Inghilterra, e lasciando in panchina pure Fabio Aurelio, Joe Cole e Maxi Rodriguez, senza contare l’infortunato Kuyt.

Partita con un inizio molto tattico, con squadre compatte e molto poco propense a sbilanciarsi. Le punte azzurre non trovano spazi nella tenaglia delle linee dei Reds e i rifornimenti sono carenti. Sul versante del Liverpool si denota una buona organizzazione, ma senza i guizzi dei fuoriclasse davanti la manovra è sterile. Apprezzabile la fisarmonica degli uomini di Hodgson: un 4-4-2 in difesa che diventa 4-2-3-1 in attacco con il giovane Shelvey, solo 18 anni, che mostra qualità, muscoli e carattere. Il Napoli, nonostante la spinta dei 65000, fatica a produrre gioco e pare quasi in soggezione davanti al blasone dell’avversario: le imprecisioni e le palle perse nell’arco di tutti i novanta minuti non si contano nemmeno con venti pallottolieri. Con un tiro da centrocampo provato da Cavani ed una cavalcata solitaria di Lavezzi che produce l’ammonizione di Skrtel passa la prima mezz’ora senza alcun emozione. Il Liverpool controlla con maestria e dà la sensazione che se volesse affondare maggiormente, potrebbe creare alla retroguardia azzurra grattacapi ben maggiori dei traversoni su cui interviene De Sanctis con smanacciate inguardabili. Per sbloccare la situazione e rompere la monotonia serve una giocata da fuoriclasse: la trova Cavani al 45’, che brucia la difesa dei Reds sullo scatto e serve nell’area piccola ad Hamsik la palla dell’1-0 che è respinta sulla linea da Konchesky. Resterà l’unica occasione del primo tempo.

La ripresa, dopo che Roy Hodgson ha fatto entrare pian piano i suoi uomini migliori, regala qualche emozione in più. Al 10' Reina blocca un tiro centrale di Cavani e al 15' la bella fiondata di testa dell'uruguaiano sfiora il palo. Ma nel momento migliore del Napoli è il Liverpool a costruire la palla goal più nitida di tutta la partita. De Sanctis para con il piede un piattone piazzato di Babel che, dopo un errore della difesa azzurra, si era ritrovato a tu per tu con il portiere. Al 35', Ngog dopo aver mandato a vuoto Cannavaro ha il tempo di girarsi in area e concludere, ma la schiena di Aronica, il migliore dei sui insieme a De Sanctis, evita un gol certo. Nel finale il fiato si fa corto per tutti, la lucidità viene meno, il Napoli ci prova ma arranca e il Liverpool non trema più.

Alla fine lo 0-0 resta lo specchio più fedele di quanto si è visto in campo ed a fine partita i fischi di tutto lo stadio sono più che giustificati per il poco spettacolo offerto da ambo le squadre.

In definitiva possiamo definire questa partita come la quiete dopo la tempesta visto i ritmi sonnacchiosi del match dopo le tensioni dei giorni passati causate dalle aggressioni subite dai supporters inglesi per mano di quelli partenopei, episodi questi che non vorremmo mai raccontare e che ci dovrebbero far riflettere su quanto sia “malato” il calcio moderno.

Fabio Maria Pelella

 
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