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Città morta

Post n°171 pubblicato il 20 Febbraio 2010 da maiden.casoria
 

Negli ultimi giorni ho provato ad interpretare le notizie riguardanti Napoli con quell’atteggiamento di ‘estraniamento’ in grado di concedere una maggiore obiettività di giudizio anche a chi, come me, è nata e cresciuta in questa città singolare, che ha abituato le nostre orecchie ai resoconti più strambi. Siamo soliti ascoltare le follie della cronaca nostrana con un atteggiamento di scherno perché siamo napoletani e quindi siamo abituati a tutto e nulla ci sorprende più. Ma se rileggiamo gli avvenimenti di cronaca considerando come termine di paragone uno ‘standard di normalità’, ricaviamo subito una sensazione sconfortante. Le pagine dei giornali ci rimandano l’immagine di un luogo assurdo dove la deriva della legalità non è evento eccezionale, ma regola di vita. Qualche giorno fa abbiamo saputo dell’esercito dei falsi ciechi che ha speculato sull’infelicità degli invalidi veri per assicurarsi una piccola entrata, senza farsi scrupoli. Abbiamo letto poi dello scempio compiuto nelle torri aragonesi di Porta Nolana, un monumento storico in pieno centro, profanato con scale e tramezzi all’interno per realizzare quella che pare dovesse essere una casa d’appuntamenti. Nella notte del carnevale, i vigili partenopei sono stati più indaffarati del solito per sventare gli scherzi giocati alla sicurezza dei giovani festaioli: alcuni locali del centro, in occasione del veglione in maschera, hanno consentito l’ingresso ad un numero di persone doppio, a volte triplo, di quello massimo consentito. Abbiamo letto poi della sicurezza fai-da-te dei commercianti di Materdei, che hanno organizzato turni di sorveglianza in strada per segnalare l’eventuale presenza dei soliti delinquenti che da mesi saccheggiano i loro incassi. Si dirà che cose del genere accadono in tutte le grandi città, si dirà che Napoli non è diversa dalle altre. E’ vero, episodi di delinquenza possono accadere ovunque, ma qui c’è qualcosa di diverso, c’è qualcosa che distingue la nostra città dalle altre: l’inventiva di cui sono dotati i truffatori e la strafottenza con cui realizzano le attività illegali. Il caso di Porta Nolana è emblematico: è assurdo che qualcuno abbia anche solo pensato di poter realizzare un appartamento in una torre storica credendo di farla franca; eppure, la scoperta degli abusi da parte degli agenti è avvenuta in maniera del tutto casuale e avrebbe potuto non avvenire mai. I malviventi agiscono quasi indisturbati perché sanno che le autorità, per mancanza di uomini, mezzi o impegno, non realizzano i controlli necessari e tutto versa in uno stato di palese abbandono. Napoli mi pare certe volte una città morta. E’ come la “città irreale” ne “La terra desolata” di T.S. Eliot. Solo ora mi viene in mente che vari scrittori hanno esplicitamente associato Napoli all’idea di decadenza. Per Matilde Serao (Leggende napoletane) Napoli è “ninfa ridente, rosea, azzurra, bionda di sole”, ma è allo stesso tempo “morente”. Per Erri De Luca (Napòlide), è una città ricca di emozioni, complessa, “barocca” ma anche “vischiosa”, che da secoli si trascina, incapace di reagire, tra la “pacienza” e “l’accussì”.

Vivien Buonocore

 
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Antonio il 16/03/10 alle 19:13 via WEB
Che fine avete fatto? in edicola non ci siete piu?
 
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