PAROLE E MUSICA

IL MAGGIOR ESPONENTE DELLA POESIA MESSICANA OCTAVIO PAZ


OCTAVIO PAZPoeta e saggista messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua prima raccolta poetica è Luna silvestre (1933): ad essa hanno fatto seguito molte pubblicazioni, tra cui: Non passeranno (1936, sulla guerra civile spagnola), Radici delluomo (1937), Pietra di sole (1957), Salamandra (1962), Versante Est (1969), fino alla raccolta quasi completa dei suoi versi Poesie, 1979.L'attività poetica nasce dalla disperazione di fronte all'impotenza della parola e termina nel riconoscimento dell'onnipotenza del silenzio".Questo breve estratto da un brano di critica poetica di Octavio Paz, esemplifica lo stile e la poetica dellautore, che attraverso la circolarità del verso, crea spirali continue di parole che danno un ritmo fluido e ipnotico alla poesia. Da Passato in trasparenza: Sono nel luogo in cui ero:/ incalzo il mormorio,/ passi dentro di me, uditi con gli occhi,/ il mormorio è mentale, io sono i miei passi,/odo le voci che penso,/le voci che mi pensano al pensarle./ Ombra sono dalle mie parole disegnato./ L'autore ispanoamericano ha la capacità di creare giochi linguistici, mescolare culture fino a fonderle nell'unicità del progetto artistico, descrivere l'uomo in quello che per lui è il suo aspetto più nobile e essenziale: quello istintivo dell'animale. L'individuo è con il suo corpo un elemento della natura insieme all'aria che respira, alla terra che coltiva, al fuoco che lo anima e, soprattutto, all'acqua che lo ha generato. Liquide sono infatti le descrizioni della fisicità sempre esaltata nella sua purezza, sempre molteplice, sempre in trasformazione perchè governata dalle funzioni vitali che la natura impone a se stessa. Tra le sue opere più note Pietra di sole, (1957, Piedra de sol), nome dato a Venere, un simbolo del sole e dellacqua nella tradizione azteca, dea dellamore nella mitologia occidentale. Le poesie qui sono ordinate secondo il modello del calendario azteco. Eliot Weinberger scrisse che, per Paz, la rivoluzione della parola è la rivoluzione del mondo, e che sia la parola che il mondo non possono esistere senza la rivoluzione del corpo: la vita come opera darte, un ritorno alla mitica e perduta unità dello spirito e del corpo, delluomo e della natura, dellio e dellaltro . Quella di Paz è una poesia scritta all'interno del moto perpetuo di un tempo eternamente presente, e fisico. Come saggista Octavio Paz è noto per il volume El laberinto de la soledad (Il labirinto della solitudine, 1950) fascinosa interpretazione del mondo messicano dalla conquista a oggi, oltre a Congiunzioni e disgiunzioni (1969) dove Paz analizza le differenze tra cultura occidentale e orientale, e per una serie di altri libri sullarte, la cultura e la letteratura messicane.
Pietra di sole (frammenti) Octavio Pazun salice di cristallo, un pioppo d'acqua, un alto getto che il vento inarca, un albero ben piantato ma danzante, un camminar di fiume che si curva, avanza, retrocede, fa un giro e sempre arriva: un camminar tranquillo di stella o primavera senza fretta, acqua che con le palpebre chiuse emette tutta notte profezie, unanime presenza in ondata, onda su onda fino a coprir tutto, verde sovranità senza tramonto come l'abbacinante effetto delle ali quando s'aprono nel mezzo del cielo, (...) vado per il tuo corpo come per il mondo, il tuo ventre è una spiaggia soleggiata, i tuoi seni due chiese dove il sangue celebra i suoi misteri paralleli, i miei sguardi ti coprono come edera, sei una città che il mare assedia, una muraglia che la luce divide in due metà color di pesca, un luogo di sale, roccia e uccelli sotto la legge del meriggio assorto, vestita del colore dei miei desideri vai nuda come il mio pensiero, vado pei tuoi occhi come per l'acqua, le tigri bevono sogno nei tuoi occhi, il colibrí si brucia in quelle fiamme, vado per la tua fronte come per la luna, come la nube per il tuo pensiero, vado per il tuo ventre come pei tuoi sogni, la tua gonna di mais ondeggia e canta, la tua gonna di cristallo, la tua gonna d'acqua, le tue labbra, i capelli, i tuoi sguardi, tutta la notte piovi, tutto il giorno apri il mio petto con le tue dita d'acqua, chiudi i miei occhi con la tua bocca d'acqua, sulle mie ossa piovi, nel mio petto affonda radici d'acqua un albero liquido, vado per la tua strada come per un fuime, vado per il tuo corpo come per un bosco, come per un sentiero nel monte che in un brusco abisso finisce, vado pei tuoi pensieri assottigliati e all'uscita dalla tua bianca fronte la mia ombra abbattuta si strazia, raccolgo i miei frammenti uno a uno e proseguo senza corpo, cerco tentoni, (...) —la vita, quando fu davvero nostra? quando siamo davvero ciò che siamo? ben guardato non siamo, mai siamo da soli se non vertigine e vuoto, smorfie nello specchio, orrore e vomito, mai la vita è nostra, è degli altri, la vita non è di nessuno, tutti siamo la vita —pane di sole per gli altri, tutti gli altri che siam noi—, son altro quando sono, i miei atti son piú miei se sono anche di tutti perché io possa essere devo esser altro, uscire da me, cercarmi tra gli altri, gli altri che non sono s'io non esisto, gli altri che mi dan piena esistenza, non sono, non v'è io, siam sempre noi, la vita è un'altra, sempre là, piú lungi, fuori di te, di me, sempre orizzonte, vita che ci svive e ci fa estranei che ci inventa un volto e lo sciupa, fame d'essere, oh morte, pane di tutti