datti voce....

Post N° 85


Ci sono notti in cui i pensieri fanno un rumore tale da non lasciarmi dormire. Ho superato il periodo dell' insonnia e delle nottate passate a trovare ogni espediente che potesse far andare le lancette dell'orologio più veloce o che mi sigillasse gli occhi in modo definitivo per permettere alla mia testa di trovare il silenzio e per smettere di tormentarmi. Ora vivo solo sporadiche serate in cui il terrore del sonno che non arriva mi invade e ritrovo quel fastidioso ronzio in testa che poi inspiegabilmente cessa senza che io abbia fatto nulla. In queste notti non so' perchè ma pensare mi dà quasi fastidio. Perchè alla mente mi tornano episodi che di giorno ritengo sepolti e tutto diventa più drammatico, più triste o più importante di quanto appaia nelle gionate di sole. E provo a scacciare i pensieri come si fà con le zanzare nelle afose nottate d'estate, ma loro rimangono lì a tormentarmi, uno dopo l'altro, sempre più precisi e nitidi, finchè non depongo le armi e sbarro gli occhi abbandonando del tutto l'idea di far finta di poter rimanere lì stesa ad ignorarli. Certi pensieri alla notte sei obbligato ad ascoltarli. Più li ignori più ti tormentano. E a volte capita di trovarsi in lacrime, e ti chiedi cosa stia accadendo, ti chiedi perchè tu non possa semplicemente fare finta di nulla, convincerti che stai bene; perchè tu non possa lasciarti andare tra le braccia della dea del sonno e che lei ti culli fino a farti sprofondare all'interno della tua immaginazione in modo di vivere emozioni così belle che nessuna realtà poterbbe donarti. In quelle notti il desiderio più grande diventa sognare, perchè è un modo di pensare indolore. In quelle notti riesco a mettere in discussione anche le certezze più certe della mia vita. E alla mattina mi devo augurare di aver dimenticato tutto (cosa che capita di rado), perchè altrimenti il mio umore è decisamente pessimo e prendo iniziativa facendo cose di cui di norma poi mi pento di aver fatto. La cosa positiva però è che di notte è difficile che prenda su il telefono per fare quelle telefonate che si fanno quando la situazione alcolimica ha raggiunto un livello superiore di parecchio al consigliabile, in cui le parole ti scappano di bocca come pilotate da un demone cattivo che si è impadronito della tua lingua e che ti fà dire cose che non avresti mai detto nemmeno a te stessa allo specchio ad alta voce, all' unica persona a cui proprio non dovevi dirle. Di notte la gente normale dorme e questo pensiero, che ti fà sentire l' unica persona al mondo che trova difficoltosa la cosa più normale che l' organismo umano possa fare, ti salva anche da ipotetiche figure che poi hanno sempre risvolti negativissimi. Penso che forse sarebbe meglio se al mio fianco avessi qualcuno a cui raccontare quello che la testa mi suggerisce, senza paura di non essere compresa, senza paura che non ne capisca davvero il senso, senza paura che il giono dopo potrei pentirmene, senza paura di aprire la mia anima a qualcuno, perchè non si fà, perchè non ha senso che lo faccia, perchè poi ti penti, perchè tanto non ci riesci, perchè sono cose tue, e poi tanto passano. Oppure non parlare affatto, standome tra le sue braccia, mentre mi racconta una favola inventata per me e mentre mi fà capire che alla fine non è poi così brutto stare svegli alla notte. Ma di solito le notti di agonia sono quelle in cui ti senti sola al mondo. In cui vorresti bastarti, ma in cui il tuo libro preferito, il computer o la sigaretta perdono ogni potere. E rimani lì, aspettando che il giono arrivi e che ti sorprenda con gli occhi chiusi e addormentati, e non sapresti dire da quando e come sia potuto accadere, così all' improvviso.  Speriamo che questa notte non sia una di quelle notti.