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la salsa

Post n°14 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

La Salsa

Definizione e cenni storici

 

Aggiornato il  22/10/2007

 

 

Definizione

Formulare una definizione della Salsa comporta non poche difficoltà, dal momento che essa non è riconducibile, né come forma musicale autonoma né come tecnica specifica di ballo, al progetto originale di un singolo musicista o coreografo (come avvenne invece, per esempio, per il Mambo, il Cha cha cha, il ritmo Pilòn, ecc.).

Il compito inoltre non è certo facilitato dal fatto che la Salsa è un movimento contemporaneo, in piena evoluzione, riguardo al quale non si sono ancora neppure sopite tutte le polemiche (vedi il dibattito: Salsa/Timba/Son/Casino) da parte degli addetti ai lavori, e dal fatto che sotto l’etichetta “Salsa” (un po’ come avviene per altri generi come: Pop, Rock, Jazz, ecc.) vengono comunemente classificate composizioni ed esecuzioni musicali estremamente differenziate (cosa vera anche per le tecniche salsere di ballo).

E' ormai opinione pressoché consolidata che la salsa sia nata come movimento musicale trans-nazionale a cui non ha corrisposto lo sviluppo di uno specifico stile di ballo. I contributi che si sono mescolati fino a originare una nuova forma musicale, la salsa appunto, sono di varia provenienza: da Cuba arriva il Son (con i ritmi ad esso imparentati come Son montuno, guaracha, Changúi, Guajira, ecc.), che a partire dagli anni '30 si era diffuso con grande successo in tutta l'area caraibica di influenza spagnola; ma anche il Mambo e il Cha-cha-cha, così popolari negli USA. e a New York in particolare, a partire dagli anni '50, sono originari di Cuba, anche rivisitati in chiave yankee dalle grandi orchestre dell'epoca (da Perez Prado in avanti).

Da Puertorico arrivano Bomba, Plena e Aguinando, anche se la loro influenza non è così diretta e forse è più corretto dire che in origine il contributo dei musicisti portoricani è stato più importante per la nascita della Salsa che non l'eredità della musica popolare portoricana. Da Santo Domingo arriva il Merengue tradizionale, dalla Colombia la Cumbia, ma non bisogna sottovalutare il contributo americano ("They jazzed up the Son and called it Salsa", N. Orguìa), già evidente nel Bogaloo degli anni '60, fatto essenzialmente di influenze jazzistiche (grandi orcheste della swing), del Boogie e del Rock'n'roll.

Per ritornare al tema della definizione di Salsa, sul piano strettamente musicale l’unico oggettivo ed incontrovertibile fattore comune ad ogni brano che venga di norma classificato come “Salsa” è la frase ritmica disposta su due battute in 4/4 (o l’equivalente in 2/4) imperniata sul giro di clave cubana (di Son o di Rumba, dos/tres o tres/dos).

Questa è la condizione necessaria ma non sufficiente perché si possa parlare di Salsa: infatti la stessa scansione ritmica in 8 tempi è tipica del Son e dei ritmi ad esso strettamente collegati, il che evidenzia chiaramente l’origine per così dire genetica della Salsa.

Così le differenze fra Son e Salsa vanno ricercate in elementi meno oggettivamente classificabili e identificabili (orchestrazione, arrangiamenti, timbrica), tant’é vero che in casi limite i confini possono diventare sfumati e sfociare nel campo dell’opinabile

Non per nulla alcuni musicisti della vecchia guardia non hanno mai accettato l'etichetta Salsa per la loro musica, definendola di volta in volta Guaracha (Celia Cruz), Son (Oscar D'Leon), Mambo (Tito Puente) anche quando alle nostre orecchie essa suonava in tutto e per tutto come salsa contemporanea.

Altro discorso, altrettante se non più complesso e controverso, è necessario fare per la Salsa come ballo; rimanendo all'essenziale, il fatto è che la musica Salsa non ha prodotto al contempo una tecnica di ballo specifica, così che ballerini di diversa estrazione hanno adattato a questa nuova forma musicale differenti stili di esecuzione: i portoricani residenti a New York hanno usato il Mambo newyorchese, ma i cubani, quando la Salsa è approdata sull'Isla grande, hanno trovato naturale ballarla con le figure del Casino. Altra storia ancora per paesi come Venezuela e Colombia, dove la Salsa è stata eseguita in modo più semplice e meno virtuosistico.

A tale proposito è allora necessario evidenziare il fattore comune che, al di là di ogni differenza stilistica, di impostazione, di gestualità, di scelta ritmica, identifichi il ballo chiamato “Salsa”: esso si ritrova nel marcare alternativamente con i piedi solo tre tempi per ogni battuta pur essendo la musica un ritmo quaternario (la variante dello step che sostituisce la pausa, presente in certe interpretazioni di Salsa cubana, venezuelana e colombiana, è in effetti una ribattuta ritmica che non costituisce un passo a sé stante); anche alcuni movimenti corporei di base che accompagnano i passi sono comuni a tutti gli stili (bacino che si solleva in opposizione alla gamba che balla, spalla che si solleva insieme alla gamba che balla, ecc.).

Interessante è rintracciare l'origine del passo base un-dos-tres comune in ogni interpretazione stilistica della Salsa, origine che va fatta risalire alla Contradanza, punto di partenza per l'evoluzione del ballo di coppia sia a Cuba che a Puertorico, in seguito evolutasi in Danza, DanzÓn, danzonete, ecc. .

 

Cenni storici sull’origine della Salsa

Il termine “Salsa” ha sempre fatto parte del lessico musicale cubano, per indicare, con un’azzeccata immagine di derivazione gastronomica, che una certa musica aveva Sabor, era saporita, emanava gusto intenso, piccante e/o era il prodotto di una mezcla di vari ingredienti.

Sul piano discografico il primo riferimento a questo termine risale al Son di Ignacio Piňeiro “Echale salsita” (1929).

Negli anni ’50 e ’60 l’uso della parola Salsa con riferimenti musicali si intensificò (Israel Cachao Lopez, “Mas salsa que pescao”, 1954; Joe Cuba, “Salsa y Bembé”, 1962; Charlie Palmieri, “Salsa na mà”, 1963; Carlos Federico y su combo, “Llego la salsa”, 1966; ecc.).

Nel 1966, intanto, in Venezuela il Dj Danilo Escalona presentava un programma radiofonico di successo dal titolo “Con sabor, salsa y bembé”, e l’accostamento del termine “Salsa” alla musica latina in generale iniziò a diventare popolare.

I paesaggi dove si svolgono queste vicende non sono però quello cubani: a seguito della rivoluzione del 1959 e al successivo embargo imposto dagli Stati Uniti, Cuba rimase tagliata fuori dal panorama discografico-musicale internazionale anche se, ovviamente, molti protagonisti di quel periodo sono cubani, già stabilitisi all’estero in precedenza o emigrati dopo la rivoluzione.

E’ bene ricordare che in quegli anni negli Stati Uniti la commercializzazione di materiale musicale di produzione cubana era severamente proibita, mentre sull’altro fronte le difficoltà di introdurre a Cuba prodotti discografici stranieri e mantenere i contatti con i musicisti sul continente americano erano enormi.

Invece la località dove il concetto di “Salsa” iniziò a prendere corpo è New York, e probabilmente il giornalista-editore Izzy Zanabria, sulla rivista Latin New York, fu il primo ad usare coscientemente tale termine per riferirsi alla nuova sonorità che andava evolvendosi e prendendo forma.

In realtà si trattava di un movimento musicale estremamente eterogeneo, che si sviluppava a partire da contributi musicale cubani (Son, Son montuno, Guaguancò, Guaracha, ecc.), portoricani (Bomba, Plena, Aguinaldo), colombiani (Cumbia), dominicani (Merengue), americani (Mambo newyorchese, Latin jazz, generi a loro volta originati da precedenti contaminazioni fra ritmi tradizionali cubani e Swing e Be-bop yankee), animato da personaggi di origine ed estrazione assai variegate (alcuni nomi alla rinfusa: Eddie e Charlie Palmieri, Ray Barreto, Larry Harlow, Hèctor Lavoe, Celia Cruz, Tito Puente, Willie Colon, Cheo Feliciano, Johnny Pacheco, l’impresario Jerry Masucci, ecc.).

Ma si trattava soprattutto di un movimento con forti connotazioni di rivalsa socio-culturale: ”Salsa” era un’espressione di orgogliosa rivendicazione della propria identità da parte dei latini dei barrios della Grande Mela e delle grandi aree urbane americane, in fiera contrapposizione al Rock’n’roll, al Rhythm and blues, al Country and western, al Soul; “Salsa” significava sentirsi parte di una grande comunità che, forte delle proprie radici, voleva costruire una nuova dimensione di visibilità all’interno della società americana, in cui i latini dovevano affrontare diffidenza, marginalizzazione, pregiudizi, disadattamento, ghettizzazione.

Un’ulteriore sfaccettatura della questione è l’aspetto commerciale: un termine come “Salsa”, che poteva a pieno titolo rappresentare le varie forme artistiche del panorama latino con una parola universale e significativa, fu immediatamente accolto e sfruttato come etichetta di mercato dall’industria discografica, radiofonica ed editoriale americana: in fondo il pubblico di origine latina era un obiettivo ben appetibile ed in costante crescita.

Per concludere si può simbolicamente citare, a puro titolo di riferimento, una data ed un evento che rappresentano in qualche modo un punto di arrivo e di partenza di un’avventura chiamata “Salsa”: lo storico concerto della “Fania all stars” tenuto il 26 agosto 1971 al Cheetah New York immortalato nel film-documentario “Nuestra cosa latina”.

 

 

 

Fonti bibliografiche:

Testi:

-         E. Conte:   Salseando y Bailando  -  Gremese

-         E. Conte:   Salsa, il tropico dell’anima  -  Gremese

-         Besito de coco:   Corazòn  -  Minimum fax

-         B. Benelli:   Avanzi di balera  -  Il mulino

-         R. Guerra:   La musica salsa  -  Musical Service

-         A. Garzia:   C come Cuba  -  Ellen Multimedia

 

 
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la bachata

Post n°13 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

 

La Bachata è una danza popolare originaria della Repubblica Dominicana da dove si è diffusa in varie comunità centroamericane quali Messico ed Ecuador, alcune aree statunitensi compresa New York ed anche in Europa.

Non si fanno strani giri, ma si balla strettamente abbracciati facendo tre passi in una direzione seguiti da un movimento laterale delle anche, poi si ripete nella direzione opposta.

Nella Bachata si avverte nettamente ogni battuta musicale. Bachata e Merengue fanno la parte del leone a Santo Domingo, veloce ed allegro il Merengue, più lenta e romantica la Bachata.

 

 

 

 

 
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il merengue

Post n°12 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

 

 

Il Merengue nasce nella Repubblica Domenicana nel XVI secolo, per merito degli schiavi importati dall’Africa per coltivare lo zucchero. A Santo Domingo il Merengue è ovunque, scandisce il ritmo del giorno e della notte, coinvolgendo tutti; dominicani e turisti, giovani e anziani, donne e uomini. Il Merengue è per natura un ballo che esprime sensualità, passione, erotismo. Viene ballato in coppia, allacciati, come in uso nel Nordamerica e in Europa, oppure uno di fronte all’altro, come nella migliore tradizione dominicana. E’ un ballo nato come arma di seduzione, utilizzato dal cavaliere per corteggiare la dama. Il Merengue, come la maggior parte delle danze popolari sudamericane, si basa sull’improvvisazione. I ballerini apprendono i passi e le figure di base e li personalizzano poi secondo il proprio gusto e temperamento creando sempre nuove varianti.

 

 
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el son

Post n°11 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

El Son

La nascita del "Son" si ubica nella regióne orientale dell' isola di Cuba, principalmente in Santiago e sulla catena montuosa della Sierra Maestra. Inoltre, si menziona la provincia di Guantánamo e si associa, per le feste Changui che lì si celebravano. Questo genere musicale sorge alla fine del secolo XIX come parte della formazione della propia nazionalità cubana.

Il Son cominciò a diventare popolare nei carnevali di Santiago nel 1892 per un interprete chiamato Nené Manfugás, questo suonava uno strumento rustico di tre corde doppie e una scatola di legno chiamato "Tres", il quale si trasformerebbe nel simbolo di "El Son" fino al giorno d'oggi. Agli inizi la sua struttura musicale si basava sulla ripetizione costante di un ritornello di quattro battute o meno, cantato da un coro conosciuto come il Montuno. In questa l'improvvisazione che realizza un cantante solista, in generale contrastante col ritornello. Stanziandosi nei centri urbani acquisisce un elemento strutturale della musica europea, l'inclusione di una sezione chiusa che si ubicò all'inizio del canto e fu seguita dal ritornello o Montuno. Nella prima parte di quel Son si centralizzò il tema, questo incorniciò l'improvvisazione o Montuno a ripetizioni del tema con alcuni varianti sullo stesso.

Gli strumenti originali di "El Son" furono: il tres e la chitarra, come una manifestazione concreta della cultura ispana il bongo' apportò la concezione dell'interpretazione politímbrica che si stacca dalle sue multiple forme di esecuzione, le maracas e la clave normalmente usate dal cantante ("Senza Clave non c'è Son"), e, finalmente, la marímbula e la guira che furono sostituite dal contrabbasso nelle periferie urbane.

Nel Son si dà un sincronismo musicale tra gli strumenti da percussione africani e gli strumenti di corda premuta spagnoli; nell'aspetto vocale: tra la decima spagnola ed il canto alternato tra coro e solista, (antifonale), di origine africana.

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Nell'anno 1909 El Son si diffonde per tutto il territorio cubano grazie, in parte, alla risoluzione che creava l'esercito permanente e disponeva che ogni soldato reclutato si spostava in un'altra provincia, col proposito di spostarlo di la sua residenza.

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La tesi espressa sopra è stata sostenuta da molti studiosi della musica cubana, ma ci sembra più ragionevole quello che manifesta il chitarrista ed investigatore musicale Radamés Giro nel suo lavoro, "Los Motivos Del son".

"Per semplicita', non è possibile accettare questa affermazione:"Come è possibile che un'istituzione armata la cui funzione principale non era la musica, potesse riuscire ad introdurre El Son a L'Avana?..."; non può negarsi l'apporto dell' Esercito Permanente nell'espansione di "El Son", ma questo non deve portarci all'affermazione che lo portò a L'Avana. Più ragionevole e dire che il son arrivò alla capitale attraverso le persone che emigravano dal loro posto di origine verso altre regioni, includendo la capitale."

I Quartetti di Son che provengono dalle zone rurali dominano l'ambiente musicale della città e, nella decade del 20, si trasformano in Sestetti. Per esempio, Il Sexteto Habanero nato nel 1920 ebbe il suo precedente nel Cuarteto Oriental. Nel 1927 con l'integrazione di una tromba si trasformò in Sette, benché mantenesse il nome di Sexteto Habanero così diede origine e definì questo formato strumentale sonero, caratteristico dei mezzi urbani e di gran influenza nel resto dei Caraibi dalla decade del 30.

Tra i septetos dobbiamo sottolineare il septeto Nazionale di Ignacio Piñeiro che col suo potere creativo ha lavorato per il Son Oriental impartendogli un trattamento e uno sviluppo più ampio del concetto musicale e con una tematica letteraria più profonda e varia". (H. Orovio) Senza dubbio lo stile del trombettista del septeto Lázaro Herrera e l'indipendencia brindada, per Piñeiro, al cantante come solista permise che il septeto Nazional fosse il riferimento obbligato per questo tipo di formazione tanto in Cuba come nei Caraibi. Inoltre, fu il gruppo, che popolarizzò il tema di Piñeiro "Echale salsita", riferimento primario della parola Salsa nella musica dei Caraibi, secondo molti autori. Ma ci sembra avventata questa asseverazione perché il suo uso nel brano ha una prospettiva gastronomica,(getta salsa alla salsiccia), e non il senso che oggi diamo alla parola Salsa, come denominazione di un movimento musicale caraibico e mondiale.

El Son era uno dei balli delle classi povere - "dei quartieri" - che fu respinto duramente dalla classe ricca - "dei club" -, perfino fu proibito dall governo che lo considerava immorale. Dopo, entrando nei saloni da ballo dell'Avana e di altre città importanti, godendo di una grande diffusione discografica e grazie al lavoro musicale di gruppi come quelle sopra menzionate, El Son passò della strada alla coscienza del paese cubano e di lì al mondo. Dopo gli anni 20 El Son si trasformò nel genere nazionale di Cuba, superando al Danzón, che lo fu alla fine del secolo scorso e principi di questo.

La decade del 30 rappresenta il periodo di internazionalizzazione di" El Son" grazie, principalmente, alle presentazioni dell'orchestra di Don Azpiazu col suo cantante Antonio Machín negli Stati Uniti (1930), ed Europa (1931). L'orchestra di Azpiazu convertì El Son Pregon di Moisés Simón "Il Manicero" in un successo mondiale. Da parte sua il septeto Nazionale di Piñeiro si presentò nella Fiera Mondiale di Chicago nel 1933 e riuscì un trionfo travolgente.

Nel 1940 sorgono "los Conjuntos" , quando il tresista Arsenio Rodríguez decide di ampliare il formato del septeto e aggiunge due trombe, la tumbadora ed il piano. Con l'inclusione della tumbadora si superava la proibizione dell'uso della stesso nelle orchestre cubane, stabilita dal Presidente Machado nella decade del 30; in poco tempo Arcaño l'incorporò, per la prima volta,anche in gruppi di Charanga. La chitarra si smise di utilizzare ne "los Conjuntos" ed il tres rimase come lo strumento emblema dei gruppi musicali. Nel gruppo di Arsenio il tres si eseguiva con uno stile distinto dagli altri gruppi musicali di Son, il piano elaborava "Tumbaos" di gran vitalità e la tromba sviluppava improvvisazioni cubane partendo dallo swing americano. Con questa prospettiva musicale el Conjunto di Arsenio e gli altri raggruppamenti che seguirono il suo modello crearono una nuova sonorità per Il Son.

Altri gruppi che nella decade del 40 si differenziarono nell'interpretazione del Son per la sua qualità furono: "La Sonora Matancera" come gruppo accompagnante di grandi figure del canto caraibico e "El Conjunto Casino" per la sua squisita sonorità ed ineguagliabile sapore interpretativo.

Nella decade del 50 Benny Morè, il genio della musica cubana, creó una scuola a parte nell'interpretazione di El Son, egli in se stesso accompagnato per la sua banda gigante, La Tribù, come egli li chiamava, era un stile senza competenza, un fuoriserie nella musica popolare del caribe.

Inoltre, il Son è stato interpretato da altri tipi di gruppi musicali come: Trios, Charangas, Big Bands y Grupos Experimentales. Questo genere ha una gran quantità di varianti tra le quali possiamo menzionare: "IL Changüí", "El Son Montuno", "El Son Habanero", "El Sucu Sucu" e "IL Son Pregon", tra altri.

Alla fine degli anni 60 e inizio 70 il bassista cubano Juan Formell ed il suo gruppo "Los Van Van" creano El Songo mescolando il Son con la musica elettronica americana del Beat. Formell incorporò nella Charanga i trap drums, il basso elettrico, amplificò i violini insieme ai quali si creo' un'enfasi ritmica, i cantanti interpretano a tre voci e finalmente introdusse i tromboni nelle Charangas cubanas.

"El Son è, senza dubbio, il genere musicale cubano che più ha influenzato nella Salsa; tanto nel formato strumentale, come nella struttura musicale di questa".


 

 

 

 
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strumenti musicali

Post n°10 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

La Campana o campanaccio

 


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Si tratta di uno strumento a percussione di metallo a forma di campana, ma dalla forma schiacciata su due lati.

Serve a produrre alcuni arrangiamenti e viene suonata con una bacchetta sprovvista di testa che può essere usata sull’esterno della campana o anche al suo interno. Il differente punto nel quale la bacchetta cozza con la campana produce un diverso suono che fa si che questo strumento apparentemente banale abbia in realtà una varietà ampissima di timbriche.

Vi sono campane di varia dimensione e possono essere tenute in mano, possono essere poste su un supporto spesso in abbinamento alle Timballes, oppure possono essere saldate su un supporto metallico (Mambo Bell, Cha-cha Bell, Agogo Bell).

 

 

 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

La Campana o campanaccio

 


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Si tratta di uno strumento a percussione di metallo a forma di campana, ma dalla forma schiacciata su due lati.

Serve a produrre alcuni arrangiamenti e viene suonata con una bacchetta sprovvista di testa che può essere usata sull’esterno della campana o anche al suo interno. Il differente punto nel quale la bacchetta cozza con la campana produce un diverso suono che fa si che questo strumento apparentemente banale abbia in realtà una varietà ampissima di timbriche.

Vi sono campane di varia dimensione e possono essere tenute in mano, possono essere poste su un supporto spesso in abbinamento alle Timballes, oppure possono essere saldate su un supporto metallico (Mambo Bell, Cha-cha Bell, Agogo Bell).

 

 

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il guiro

Post n°8 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

 

 

Nei modelli costruiti secondo la tradizione più genuina il Guìro è costituito da una zucca vuota essiccata, di forma oblunga (i più comuni modelli di produzione industriale sono di legno leggero), possono essere presenti dei fori che ne facilitano l'impugnatura.

La superficie dello strumento è segnata da una serie di tacche molto ravvicinate dalle quali si ottiene il tipico suono mediante lo sfregamento effettuato con un'apposita bacchetta.

Questa può essere di legno, di metallo sottile o di altri materiali che risultino adatti allo scopo; a volte al suo posto si usa una specie di pettine dai denti di metallo che produce un volume più elevato del normale.

Uno strumento che somiglia al Guìro e che prevede la stessa tecnica di esecuzione, ma è in metallo, è chiamato Reco-Reco.

 

 

 

 
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i bongos

Post n°7 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

 

Si tratta di uno strumento composto da due piccoli tamburi uniti fra di loro, uno più piccolo ed uno più grande, svasati verso l'alto, ma comunque sempre di dimensioni abbastanza contenute, tali da garantire un suono decisamente acuto.

Sotto sono aperti mentre nella parte superiore sono sormontati da una pelle di vacca.

Sono di norma suonati da seduto tenendoli stretti fra le ginocchia (il più piccolo a sinistra), ma possono anche essere montati su di un treppiede.

 

 
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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

Les Timbales

 


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Coppia di tamburi molto utilizzati nella musica afro-cubana; sono aperti nella parte sottostante e sormontati da una pelle sintetica.

I fusti dei tamburi sono di metallo e la loro funzione è di grande importanza, sia perché contribuiscono a determinare il caratteristico suono dello strumento sia perché percuotendoli sul fianco con le bacchette è possibile eseguire la Paila e la Càscara, tecniche fondamentali per l'uso dei Timbales nella musica latino-americana.

Le bacchette usate per suonare questo strumento hanno la caratteristica di essere generalmente più sottili di quelle per la batteria e di essere sprovviste di testa. Qualcuno è solito utilizzare le bacchette per la batteria impugnate al contrario.

Di norma i Timbales, che vengono posizionati su un treppiede, sono corredati da campanacci e/o da wood block un blocco di legno a forma di mattone, anche se più piccolo, di norma fissato ad un supporto, la cui intonazione viene ottenuta mediante fessure aperte o sul lato più lungo e più stretto oppure su entrambi i lati corti.

 

 

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le congas

Post n°5 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

Come per la maggior parte degli strumenti a percussione, anche la provenienza delle Congas è dubbia e controversa.

Vi è chi afferma che probabilmente questo strumento derivi dall’uso delle botti utilizzate per trasportare il rum.

Altri dicono che provengano direttamente dall’Africa e che infatti il loro nome derivi da Congo.

La loro comparsa ufficiale pare risalga alla seconda metà dell'Ottocento a L'Avana, nel periodo della fine della schiavitù.

Si trattava di un tamburo utilizzato in alternativa ai tamburi originari africani il cui uso a Cuba era stato sempre ufficialmente vietato, perché nei culti afro il suono di quei tamburi serviva ad evocare la presenza di divinità africane, condannate come pagane dai dominatori spagnoli di religione cattolica.

 

Nella dotazione maggiormente utilizzata sono costituite da un set di tre tamburi di diverso diametro:

  • Tumbadora o Salidòr: che da sola mantiene il ritmo base. Ha un grosso diametro, è il tamburo più grande;
  • Media Segunda o Tres Golpe: che tiene il contrappunto ritmico. Ha medie dimensioni, ha diametro inferiore al Tumbadora;
  • Quinto: è usato per improvvisare e in genere fa da guida ai ballerini. E’ il più piccolo di diametro.

 

La loro forma ricorda quella di un barile; il fusto può essere di legno o, come nei modelli più leggeri, di vetroresina.

Sotto sono aperte mentre nella parte superiore sono sormontate da una pelle di vacca.

Possono essere suonate poggiate per terra o montate su un treppiede

 

Quando si sentono suonare le congas per la prima volta si rimane stupiti dalla molteplicità di suoni che si possono ottenere con diverse combinazioni delle mani sulle pelli ( cosa tutt’altro che semplice, almeno all’inizio). Le mani sono lo strumento, che sta a diretto contatto con la pelle delle congas, e sta al percussionista cambiare il suono con il loro ausilio.

Sono diversi i colpi della mano che possono dare diversi suoni, eccone alcuni:

  • Open tone: è un suono che si ottiene colpendo la pelle con tutte le dita escluso il pollice. Il palmo della mano tocca il bordo e le dita non si trattengono sulla pelle per far si che il suono sia aperto ( da questo: open tone ). Se le dita fermano la pelle il suono risulta stoppato.
  • Slap: forse il colpo più difficile da produrre, perché per far uscire un bel suono bisogna eseguire bene il colpo.

 

   Torna all'inizio

 

 
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

La clave cubana

 


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Il Tempo

Cominciamo col dire che la clave è uno strumento musicale di percussione che ha un suono dolce ma deciso, assimilabile ad un "TOC".

Questo strumento è entrato tra quelli di percussione della musica latina già alla nascita del 'Son'. ed è presente nella rumba, nel mambo, nel cha cha cha e nella salsa.

 

Per capire come “sentire” la Clave e necessario avere un minimo di informazioni musicali.

La musica latina come Rumba, Salsa, Mambo e Cha cha cha sono suonate in quattro quarti (4/4). Ciò significa che, salvo cambiamenti o abbellimenti musicali, ogni quattro tempi la ritmica viene ripetuta.

Questi ritmi, inoltre, vengono definiti “sincopati”, perché pongono accento ritmico anche sui tempi deboli (in levare) oltre che sui tempi forti (in battere).

 

Se 1,2,3 e 4 sono i tempi forti (Battute) dove sono i tempi deboli?

E' semplice! Proviamo a dividere le nostre quattro battute in due e ne otterremo otto: 1 - 1 + ½ - 2 - 2 + ½ - 3 - 3 + ½ - 4 - 4 + ½.

Per comodità possiamo chiamare questi tempi, "tempo di salsa" e enumerarli dall'1 all'8: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8.

I tempi forti, in battuta o in battere che dir si voglia sono 1,3,5,7, mentre i tempi deboli o sincopati o in levare: 2,4,6,8.

 



La clave di Salsa

Il tempo della Clave è formato da 5 colpi di Clave (o battute, ma useremo il termine “colpi” per evitare confusioni) e si ripete ogni 4 Battute della musica (8 tempi di salsa – vedi sopra).

La particolarità del tempo di Clave è che il tempo che divide i vari colpi non è sempre uguale.

I 5 colpi sono suddivisi in 3 e 2.

Il tempo che trascorre tra il Primo e il Secondo colpo di clave della terzina è equivalente al tempo che trascorre tra il Secondo e il Terzo ed è uguale a 1 tempo e ½, di Salsa.

Si hanno poi 1 tempo di musica di pausa (corrispondente al quinto tempo) e 2 Battute di clave sul 6 e sul 7.

Sull’8 si ha nuovamente una pausa per poi ricominciare da capo.

 


Quella mostrata in figura è il tempo di clave detto "Tres-Dos" (3/2); che significa?

E' una convenzione tra i musicisti e/o ballerini per indicare che la terzina dei colpi di clave partono dal tempo 1 di musica e di salsa, mentre nella Clave 2/3 partono al 3 del tempo della musica (che corrisponde al 5 del tempo di salsa).

 

 

Vi sono brani musicali che hanno un tempo di clave 3/2 ed altri che hanno il 2/3.

 

 

 

La clave di Rumba

Esiste ancora un'altro tempo di Clave chiamato spesso Clave Negra, che è il tempo di Clave della Rumba che viene utilizzata appunto nei brani di Rumba e spesso nelle salse di ritmica cubana.

Differisce dalla clave 3/2 perché il terzo colpo invece di essere posizionato sul 4° tempo di salsa, è posizionata sul 4 ½, ossia a metà tra il 4 ed il 5 del tempo di salsa.

La clave di Rumba viene spesso evidenziata dai cantanti e/o ballerini cantandola così: 'Pa...Pa....Pauumm...Pa..Pa'.

 

 

Come si suona la clave?

La clave è formata da due “pali” ossia due legni che devono essere battuti in modo tale da ottenere il suono tipico di questo strumento apparentemente banale, ma in realtà molto complesso.

Un “palo” (la femmina) viene tenuto con le dita a livello del palmo della mano sinistra, l’altro (il maschio) è libero di muoversi tra le dita della mano destra.  Il “maschio”  percuote la “femmina”.

Il segreto dell'abilità del clavero, o tocador de claves, consiste nel formare con le dita ed il palmo della mano sinistra una scatola di risonanza e di mantenere molto sciolto il palo nella mano destra, in modo che questo picchi liberamente, producendo così una gran sonorità acuta e pulita.

Agendo con maggiore o minore pressione delle dita sul palo nella mano sinistra si può variare il suono della Clave rendendolo più o meno acuto.

Si conoscono due tipi di clave: la clave cubana e la clave africana. La prima è formata da due pali molto simili e pieni, la seconda ha invece un palo più grosso dell'altro (quello che si terrà nella mano sinistra), con una scavatura ed apertura che si utilizza come scatola di risonanza.

 

 

 

 

 

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le percussioni nella musica latino americana

Post n°3 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

Quelli che seguono sono alcuni degli strumenti a percussione utilizzati nella musica latino-americana e caraibica.

 

Quello descritto è un set di base dei principali strumenti così come suonati da un unico percussionista, anche se nella Salsa ed in tutta la musica caraibica è tipico vedere questi stessi strumenti suonati da più musicisti contemporaneamente.

 

 

 

 

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QUINTO   (conga dall'intonazione più alta, da preferire negli assolo)
MEDIA SEGUNDO   (conga dall'intonazione media)
TUMBADORA o SALIDÒR   (conga dall'intonazione relativamente più bassa)
BONGOS su treppiede
TIMBALES
CAMPANE
WOOD BLOCK
PIATTO
POSTAZIONE PER GLI ACCESSORI  
(CLAVE, GUIRO, ecc.)

 

 

 

 
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 
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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 30 Settembre 2007 da mamboyoyo

 

La Salsa

Definizione e cenni storici

 

 

Aggiornato il  30/09/2007

 

 

Definizione

Formulare una definizione della Salsa comporta non poche difficoltà, dal momento che essa non è riconducibile, né come forma musicale autonoma né come tecnica specifica di ballo, al progetto originale di un singolo musicista o coreografo (come avvenne invece, per esempio, per il Mambo, il Cha cha cha, il ritmo Pilòn, ecc.).

Il compito inoltre non è certo facilitato dal fatto che la Salsa è un movimento contemporaneo, in piena evoluzione, riguardo al quale non si sono ancora neppure sopite tutte le polemiche (vedi il dibattito: Salsa/Timba/Son/Casino) da parte degli addetti ai lavori, e dal fatto che sotto l’etichetta “Salsa” (un po’ come avviene per altri generi come: Pop, Rock, Jazz, ecc.) vengono comunemente classificate composizioni ed esecuzioni musicali estremamente differenziate (cosa vera anche per le tecniche salsere di ballo).

E' ormai opinione pressoché consolidata che la salsa sia nata come movimento musicale trans-nazionale a cui non ha corrisposto lo sviluppo di uno specifico stile di ballo. I contributi che si sono mescolati fino a originare una nuova forma musicale, la salsa appunto, sono di varia provenienza: da Cuba arriva il Son (con i ritmi ad esso imparentati come Son montuno, guaracha, Changúi, Guajira, ecc.), che a partire dagli anni '30 si era diffuso con grande successo in tutta l'area caraibica di influenza spagnola; ma anche il Mambo e il Cha-cha-cha, così popolari negli USA. e a New York in particolare, a partire dagli anni '50, sono originari di Cuba, anche rivisitati in chiave yankee dalle grandi orchestre dell'epoca (da Perez Prado in avanti).

Da Puertorico arrivano Bomba, Plena e Aguinando, anche se la loro influenza non è così diretta e forse è più corretto dire che in origine il contributo dei musicisti portoricani è stato più importante per la nascita della Salsa che non l'eredità della musica popolare portoricana. Da Santo Domingo arriva il Merengue tradizionale, dalla Colombia la Cumbia, ma non bisogna sottovalutare il contributo americano ("They jazzed up the Son and called it Salsa", N. Orguìa), già evidente nel Bogaloo degli anni '60, fatto essenzialmente di influenze jazzistiche (grandi orcheste della swing), del Boogie e del Rock'n'roll.

Per ritornare al tema della definizione di Salsa, sul piano strettamente musicale l’unico oggettivo ed incontrovertibile fattore comune ad ogni brano che venga di norma classificato come “Salsa” è la frase ritmica disposta su due battute in 4/4 (o l’equivalente in 2/4) imperniata sul giro di clave cubana (di Son o di Rumba, dos/tres o tres/dos).

Questa è la condizione necessaria ma non sufficiente perché si possa parlare di Salsa: infatti la stessa scansione ritmica in 8 tempi è tipica del Son e dei ritmi ad esso strettamente collegati, il che evidenzia chiaramente l’origine per così dire genetica della Salsa.

Così le differenze fra Son e Salsa vanno ricercate in elementi meno oggettivamente classificabili e identificabili (orchestrazione, arrangiamenti, timbrica), tant’é vero che in casi limite i confini possono diventare sfumati e sfociare nel campo dell’opinabile

Non per nulla alcuni musicisti della vecchia guardia non hanno mai accettato l'etichetta Salsa per la loro musica, definendola di volta in volta Guaracha (Celia Cruz), Son (Oscar D'Leon), Mambo (Tito Puente) anche quando alle nostre orecchie essa suonava in tutto e per tutto come salsa contemporanea.

Altro discorso, altrettante se non più complesso e controverso, è necessario fare per la Salsa come ballo; rimanendo all'essenziale, il fatto è che la musica Salsa non ha prodotto al contempo una tecnica di ballo specifica, così che ballerini di diversa estrazione hanno adattato a questa nuova forma musicale differenti stili di esecuzione: i portoricani residenti a New York hanno usato il Mambo newyorchese, ma i cubani, quando la Salsa è approdata sull'Isla grande, hanno trovato naturale ballarla con le figure del Casino. Altra storia ancora per paesi come Venezuela e Colombia, dove la Salsa è stata eseguita in modo più semplice e meno virtuosistico.

A tale proposito è allora necessario evidenziare il fattore comune che, al di là di ogni differenza stilistica, di impostazione, di gestualità, di scelta ritmica, identifichi il ballo chiamato “Salsa”: esso si ritrova nel marcare alternativamente con i piedi solo tre tempi per ogni battuta pur essendo la musica un ritmo quaternario (la variante dello step che sostituisce la pausa, presente in certe interpretazioni di Salsa cubana, venezuelana e colombiana, è in effetti una ribattuta ritmica che non costituisce un passo a sé stante); anche alcuni movimenti corporei di base che accompagnano i passi sono comuni a tutti gli stili (bacino che si solleva in opposizione alla gamba che balla, spalla che si solleva insieme alla gamba che balla, ecc.).

Interessante è rintracciare l'origine del passo base un-dos-tres comune in ogni interpretazione stilistica della Salsa, origine che va fatta risalire alla Contradanza, punto di partenza per l'evoluzione del ballo di coppia sia a Cuba che a Puertorico, in seguito evolutasi in Danza, DanzÓn, danzonete, ecc. .

 

Cenni storici sull’origine della Salsa

Il termine “Salsa” ha sempre fatto parte del lessico musicale cubano, per indicare, con un’azzeccata immagine di derivazione gastronomica, che una certa musica aveva Sabor, era saporita, emanava gusto intenso, piccante e/o era il prodotto di una mezcla di vari ingredienti.

Sul piano discografico il primo riferimento a questo termine risale al Son di Ignacio Piňeiro “Echale salsita” (1929).

Negli anni ’50 e ’60 l’uso della parola Salsa con riferimenti musicali si intensificò (Israel Cachao Lopez, “Mas salsa que pescao”, 1954; Joe Cuba, “Salsa y Bembé”, 1962; Charlie Palmieri, “Salsa na mà”, 1963; Carlos Federico y su combo, “Llego la salsa”, 1966; ecc.).

Nel 1966, intanto, in Venezuela il Dj Danilo Escalona presentava un programma radiofonico di successo dal titolo “Con sabor, salsa y bembé”, e l’accostamento del termine “Salsa” alla musica latina in generale iniziò a diventare popolare.

I paesaggi dove si svolgono queste vicende non sono però quello cubani: a seguito della rivoluzione del 1959 e al successivo embargo imposto dagli Stati Uniti, Cuba rimase tagliata fuori dal panorama discografico-musicale internazionale anche se, ovviamente, molti protagonisti di quel periodo sono cubani, già stabilitisi all’estero in precedenza o emigrati dopo la rivoluzione.

E’ bene ricordare che in quegli anni negli Stati Uniti la commercializzazione di materiale musicale di produzione cubana era severamente proibita, mentre sull’altro fronte le difficoltà di introdurre a Cuba prodotti discografici stranieri e mantenere i contatti con i musicisti sul continente americano erano enormi.

Invece la località dove il concetto di “Salsa” iniziò a prendere corpo è New York, e probabilmente il giornalista-editore Izzy Zanabria, sulla rivista Latin New York, fu il primo ad usare coscientemente tale termine per riferirsi alla nuova sonorità che andava evolvendosi e prendendo forma.

In realtà si trattava di un movimento musicale estremamente eterogeneo, che si sviluppava a partire da contributi musicale cubani (Son, Son montuno, Guaguancò, Guaracha, ecc.), portoricani (Bomba, Plena, Aguinaldo), colombiani (Cumbia), dominicani (Merengue), americani (Mambo newyorchese, Latin jazz, generi a loro volta originati da precedenti contaminazioni fra ritmi tradizionali cubani e Swing e Be-bop yankee), animato da personaggi di origine ed estrazione assai variegate (alcuni nomi alla rinfusa: Eddie e Charlie Palmieri, Ray Barreto, Larry Harlow, Hèctor Lavoe, Celia Cruz, Tito Puente, Willie Colon, Cheo Feliciano, Johnny Pacheco, l’impresario Jerry Masucci, ecc.).

Ma si trattava soprattutto di un movimento con forti connotazioni di rivalsa socio-culturale: ”Salsa” era un’espressione di orgogliosa rivendicazione della propria identità da parte dei latini dei barrios della Grande Mela e delle grandi aree urbane americane, in fiera contrapposizione al Rock’n’roll, al Rhythm and blues, al Country and western, al Soul; “Salsa” significava sentirsi parte di una grande comunità che, forte delle proprie radici, voleva costruire una nuova dimensione di visibilità all’interno della società americana, in cui i latini dovevano affrontare diffidenza, marginalizzazione, pregiudizi, disadattamento, ghettizzazione.

Un’ulteriore sfaccettatura della questione è l’aspetto commerciale: un termine come “Salsa”, che poteva a pieno titolo rappresentare le varie forme artistiche del panorama latino con una parola universale e significativa, fu immediatamente accolto e sfruttato come etichetta di mercato dall’industria discografica, radiofonica ed editoriale americana: in fondo il pubblico di origine latina era un obiettivo ben appetibile ed in costante crescita.

Per concludere si può simbolicamente citare, a puro titolo di riferimento, una data ed un evento che rappresentano in qualche modo un punto di arrivo e di partenza di un’avventura chiamata “Salsa”: lo storico concerto della “Fania all stars” tenuto il 26 agosto 1971 al Cheetah New York immortalato nel film-documentario “Nuestra cosa latina”.

 

 

 

Fonti bibliografiche:

Testi:

-         E. Conte:   Salseando y Bailando  -  Gremese

-         E. Conte:   Salsa, il tropico dell’anima  -  Gremese

-         Besito de coco:   Corazòn  -  Minimum fax

-         B. Benelli:   Avanzi di balera  -  Il mulino

-         R. Guerra:   La musica salsa  -  Musical Service

-         A. Garzia:   C come Cuba  -  Ellen Multimedia

-         AA. VV.:   Le danze caraibiche latino-americane  -  C.I.D.S. (edito in proprio)

 

In rete:

-         Archivio IABLA (it.arti.ballo.latinoamericano), in particolare i seguenti post:

§         Tommy salsero:   Cos’è la salsa  -  05/10/2002

§         Morgana la fata:   Il giorno che a NJC nacque la salsa  -  26/10/2001

§         Tommy salsero, Pachanga, Corinna:   dal trend “La salsa è …”  -  dicembre 2002

-         Members.tripod.com:   Historia oficial de la salsa

-         Salsaconexion.com:   Ritmi latini

-         Lajiribilla.cu:   El casino y la Salsa en Cuba

-         Salsanewyork.com:   Who owns Salsa, nationality, ethnicity and clave

-         Ballilatini.it:    Forum Salsa, thread sulla Salsa di E. Conte, Pachanga, Corinna, Monica Club-      latino, ottobre 2003

-         Meetinglatino.it:    Forum Salsa, thread "Ecco perchè nn la possiamo chiamare salsamambo",
      di E. Conte, Corinna e altri, ottobre 2003

 

 

 

  

 

 
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