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Non so se pubblicherò mai questo post. Però intanto lo
scrivo. Adesso che la forza delle immagini è ancora così vivida nella mia
mente.
Non posso dire di aver avuto una vita segnata da eventi
fondamentali. Quegli eventi che hanno il potere di cambiare il corso dell’esistenza intendo. Certo mi sono laureata (e
altro ancora) mi sono sposata e sono anche diventata madre. Ma il tutto si è
svolto come in una serie di eventi concatenati, in cui ad uno ne segue un altro
in una successione logica, ordinaria. Un po’ come in quegli affarini che
seguono il moto perpetuo, gli dai la spinta iniziale per vincere la forza
d’inerzia e poi tutto procede da se’.
Ecco è così che è andata, finora. Non che mi lamenti in
fondo. La scelta, la spinta contro l’inerzia, l’ho compiuta forse a 25 anni,
tutto il resto è poi seguito a ruota. E nel susseguirsi dei giorni ho perso di
vista il motore profondo che spinge ogni cosa.
Poi in meno di un mese è cambiato tutto.
In meno di un mese ho visto morire un uomo e nascerne un
altro (una bimba per la verità).
In meno di un mese ho riscoperto la forza occulta che c’è
nella vita stessa, che troppo spesso diamo per scontata solo per il fatto di
viverla. Una forza potentissima, motore ultimo di tutte le cose.
Ho sentito il gelo della morte spegnere a fatica il respiro
di un uomo che, seppure in coma, si aggrappava saldamente al calore di mani
familiari per lottare ancora, per non lasciarsi andare giù, per non tagliare
via l’ultimo fiato sottile. Ho sentito quelle dita fredde arrampicarsi sulle mie
per non scivolare in quello che vita non è più. Quanta fatica per morire, per lasciar
andare quello che di più prezioso abbiamo nella nostra esistenza.
Con fatica, con dolore, con strazio, un uomo abbandona la
vita e si lascia accogliere dalla morte.
Il gelo di quei giorni si è sciolto nel calore del sangue
che pulsa, nel sudore dello sforzo, nel tepore liquido del mare amnios che ho
visto colare come un sipario, aperto sul palcoscenico di una vita nuova. Un
grido che si scioglie in pianto. Con fatica, con dolore, con forza,così nasce un uomo,
con un urlo che apre i polmoni e gonfia d’aria nuova il respiro di un nuovo inizio.
A Giuseppe e a Gaia perchè inconsapevoli mi avete regalato
una consapevolezza nuova
Grazie
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