La ferita

Post N° 17


Hungry for your touch, Jan Saudek"Un mendicante che accarezza. I conti non tornano, baby"Infatti i conti non sono mai riuscita a farli, e quando capitava il contrario, non tornavano mai. Ho difficoltà a far quadrare le cose, infilo cubi dove dovrebbero entrare sfere, infilo coni al posto dei cilindri.Ho paura. Paura di non saper amare. Questo mi è sempre stato ripetuto da genitori, mariti, compagni, figli. A volte ti svegli con una sorta di lama conficcata in mezzo agli occhi.A volte provare dolore è meglio che niente, meglio che portarsi dietro un corpo paralizzato, morto. Poi ti svegli nel tuo rantolo. Quel cuore, legato ad un filo, ce l'hai in gola, ti sta soffocando. Se raccogli le forze riesci a sputarlo. Ti giri e chiudi gli occhi. Quando dormo non sento.Mi guardo le mani. Mi viene in mente quello che diceva Ivan del mio disinteresse per tutto ciò che è femminile. Avevo sedici anni. Con le mani scavo tunnel nei quali nascondermi. Nei giorni di sole con le mani creo il tuo corpo nella sabbia, mi ci sdraio sopra e mi riempio la bocca della sabbia delle tue labbra.Distesa sulle assi di legno del pavimento annuso l'energia dei boschi.Boschi come vicoli nebbiosi e freddi, in una notte d'inverno, boschi in cui perderti. Perderti ancora, nell'infinito della mente, per ritrovarti. Con le mani percorro il profilo di quel dolore.