MANDRIA ROSSA

Post N° 34


EMERGENZA PALESTINA Da qualche mese ormai l’opinione pubblica internazionale ripone le sue maggiori attenzioni su guerra in Libano,sul possibile armamento nucleare dell’ Iran e sui proclami di Al-Quaeda contro il Papa. Stiamo però distogliendo lo sguardo dal vero nodo cruciale della tensione in medio Oriente:  la questione Palestinese.La storia della Palestina è sempre stata infelice e tormentata.La situazione è precipitata ancora, negli ultimi tempi, in seguito alle disposizioni internazionali emesse ai suoi danni. L’embargo dell’O.N.U. (sottoscritto pure dall’Italia), la continua morsa militare ed economica di Israele ,le continue Intifade hanno peggiorato ulteriormente le già precarie condizioni del popolp palestinese.È importante sottolineare che questo paese ,continuamente preso di mira ed indicato come uno dei maggiori focolai di violenza, nonché uno dei maggiori produttori di fondamentalismo religioso, è stato privato del suo diritto essenziale di essere uno stato sovrano. Le continue occupazioni di territori palestinesi da parte dell’esercito Israeliano, con conseguenti spargimenti di sangue , morte e devastazione, sono all’ordine del giorno.Gli Stati Uniti e il loro mercato delle armi ringraziano  sentitamente… Per avere una visione più ampia dei dati di questa occupazione militare consigliamo di leggere "Terra Rubata: la politica di Israele negli insediamenti in West Bank"; scritto da B’Tselem, l’organizzazione israeliana per i diritti umani nei Territori Occupati. Il rapporto documenta dettagliatamente la costruzione e la successiva espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania dal 1967 al 2002.) il testo è possibile trovarlo in rete al seguente indirizzo:http://www.operazionecolomba.org/landgrab/land_grab.htm Oltre all’occupazione militare, è corretto imputare ad Israele pure il collasso dell’economia Palestinese che, dopo dieci mesi circa dall’attuazione di questa politica del soffocamento, non è più in grado di garantire alla popolazione civile i servizi essenziali. Gravi tagli sono stati effettuati infatti a scuole, strutture sanitarie, forniture di acqua e corrente elettrica,  raccolta dei rifiuti e soprattutto alla polizia, i cui 73 mila salari non pagati hanno certamente contribuito all’esasperazione della violenza e all’aumento di criminalità. (dati provenienti da un rapporto O.N.U.). La reazione delle alte cariche del governo Olmert sono state tutt’altro che all’altezza di un disastro umanitario, senza precedenti, come questo. Particolare peso possiamo dare alle parole di Dov Weisglass, consigliere del premier israeliano Olmert, per capire l‘umanità del governo Israeliano. A riguardo ha dichiarato: “è come un appuntamento col dietologo: i palestinesi dimagriranno parecchio, ma non moriranno”, una battuta fuori luogo se si considera che il 40 % dei bambini della Striscia oggi soffre di malnutrizione. Nell’agosto 2005, il 65 % dei palestinesi di Gaza viveva sotto la soglia della povertà con meno di 2 dollari al giorno, mentre oggi, otto mesi dopo il disimpegno israeliano, sotto quella soglia si trova oltre il 70 % della popolazione. (Statistiche dalla Banca Mondiale ). Nel 2000 la percentuale era del 21%.Anche la disoccupazione ha raggiunto picchi inimmaginabili con il 45% in Cisgiordania e il 70% nella Striscia di Gaza. I 120 mila palestinesi che prima del 2000 lavoravano in territorio israeliano oggi non riescono più a raggiungere il posto di lavoro a causa del Muro (alto otto metri e separato da una parte e dall’altra dal filo spinato e da un fossato) e sono stati rimpiazzati con immigrati asiatici o africani, senza ricevere, ovviamente, alcun indennizzo. I contadini sono stati tagliati fuori dai loro campi, ai pastori è negata la possibilità di fare la transumanza delle greggi a causa di continui blocchi e ostacoli. La zona più popolosa del pianeta sta oltre il muro di Erez, nella Striscia di Gaza, dove in un corridoio desertico largo poco più di sei chilometri e lungo appena 23 vivono 1,1 milioni di palestinesi. Qui, i pescatori palestinesi devono chiedere il permesso persino per uscire con le barche e possono calare le reti solo in un piccolo lembo di mare. In Cisgiordania, quando il Muro sarà finito, la regione sarà divisa in tre cantoni (Nord, Sud e Centro) separati dagli insediamenti dei coloni e dalle basi militari e il movimento delle persone e delle merci sarà molto limitato. Già oggi i palestinesi non hanno il diritto di utilizzare numerose strade anche se queste attraversano il loro territorio e sono state costruite confiscando terreni coltivabili e espropriando pozzi idrici.In questo già inquietante quadro generale, merita attenzione la crisi sanitaria, in particolar modo quella del personale dovuta alle catastrofi provocate dalla violenza dell’occupazione israeliana: ospedali bombardati, ambulanze mitragliate, medici ed infermieri assassinati. In queste condizioni drammatiche, simili a quelle in cui sono costretti a vivere tutti i Palestinesi, gli operatori sanitari hanno continuato a lavorare per alleviare le sofferenze del proprio popolo; ma ora nemmeno la loro abnegazione è più sufficiente. Negli ospedali della Palestina occupata, i pazienti gravi iniziano a morire per mancanza di medicinali e tutte le organizzazioni internazionali confermano che la situazione è prossima al disastro umanitario.Come se non bastasse, a peggiorare ulteriormente lo stato d’emergenza collabora l’embargo dell’unione Europa che, sostanzialmente, condanna il popolo Palestinese alla fame, per avere eletto Hamas al governo e , di fatto, andando contro la volontà del popolo Palestinese, democraticamente constatata all’elezioni di Gennaio. Allora, erano presenti centinaia di osservatori internazionali per controllare la regolarità delle elezioni, cosa che, ironia della sorta, non avvenne alle, tanto sponsorizzate e pubblicizzate dagli U.S.A., elezioni Irakene. Ciò che sta accadendo oggi in Palestina ricorda ciò che accadde nel 1991 contro i popoli iracheni, quando le potenze occidentali, Stati Uniti in testa, con l’appoggio dell’UE decretarono l’embargo economico e commerciale. Si profilò il massacro silenzioso del popolo iracheno. I bambini e gli anziani furono i primi a morire. Fu una strage, centinaia di migliaia di morti il bilancio di quell’embargo.Il tracollo dell’economia palestinese è stato evitato finora grazie a tre fattori: la solidarietà tra le persone, i servizi di base che l’Autorità palestinese (Ap) continua a garantire, e il sostegno finanziario della comunità internazionale. I Paesi arabi sono i donatori più importanti.  Con 195 dollari pro capite la Palestina è tra i Paesi che ricevono più aiuti nel mondo, anche se solo una parte resta entro i confini nazionali: a causa della dipendenza economica e commerciale, quasi la metà di questi soldi (45 centesimi di ogni dollaro) finisce in Israele.Condanniamo fermamente ogni forma di violenza,qualsiasi attentato e qualsiasi strage proclamati in nome di Dio. Riteniamo che il fanatismo religioso sia una delle piaghe più profonde del pianeta e siamo schifati da chi, con il pretesto religioso, scaglia le masse contro l’occidente.Siamo però certi, e la storia ci da ragione, che i fondamentalismi e le cecità religiose nascono e crescono dove la povertà, la fame e la miseria affliggono i popoli,dove l’unico “rifugio” per le persone è la preghiera, dove la disperazione può portare a compiere azioni sciagurate.I palestinesi non sono carnefici ma vittime dei loro attentati. Vittime di chi, consapevole della forza aggregatrice della religione in una comunità disperata, strumentalizza e manipola  persone a suo piacimento.Crediamo quindi che fermare la disperazione di questo popolo sia l’unica soluzione per fermare, di conseguenza, il fomentare di terrorismi. Lo si deve fare con manovre internazionali, abolendo immediatamente l’embargo, riconsegnando la legittima sovranità che lo Stato Palestinese merita, conferendo ai palestinesi la dignità di persone umane che lo stato di Israele ha soffocato da tempo.Solo così i palestinesi potranno aprire gli occhi e capire l’assurdità dei loro attentati. Solo così avranno la forza di prendere le distanze da chi,in nome di Dio, li manda al massacro. Solo così avrà inizio, come è avvenuto in occidente, quella secolarizzazione della religione che tutti auspichiamo.I libri di storia ce lo insegnano.