Creato da: manila128 il 03/04/2006
Dodecesimo anniversario della sua morte

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FRASI E PENSIERI DI KURT....

Post n°2 pubblicato il 07 Aprile 2006 da manila128
Foto di manila128

· "Dovendo trovare un nome per la nostra band avevamo scelto “Skid Row, un nome che richiamava la zona più malfamata di Aberdeen: ma tutti i nostri amici ci avevano criticato per quella che definivano “una scelta da provinciali”, e a quel punto noi non sapevamo più dove sbattere la testa, anche perché “Skid Row” in realtà ci sembrava un nome assolutamente fantastico…"

· "Sono stati i Melvins a farmi innamorare del punk." 

· "Da ragazzino avevo una chitarra, e me ne stavo sempre in casa strimpellando più o meno le canzoni dei Beatles.Durante le feste di famiglie, ad esempio a Natale, me la spassavo con veri concertini casalinghi.Il mio unico sogno, allora, era quello i diventare una rockstar. Ma poi è arrivata l’adolescenza, e tutto è cambiato…La musica mi piaceva ancora, ma mi sentivo diverso, diversissimo da tutti i miei coetanei:ad esempio, odiavo i Kiss, non sopportavo i Boston, e a quei tempi proprio non riuscivo a capire come facessero a piacere agli altri…"

· "La mia prima performance rock l’ho vista quando avevo quindici anni; con un mio amico e sua sorella siamo andati a Seattle, a sentire Sammy Hagar…Lungo il viaggio ci eravamo scolati un’intera cassa di birra, e quando siamo arrivati a Seattle siamo finiti in un ingorgo stradale - stavo così male che mi sono pisciato addosso…Poi siamo arrivati al concerto, e tutti i presenti si passavano delle canne di marijuana:era la prima volta che “fumavo”, e dopo due tiri ero sballato perso…Ero così fuori, che mentre giocherellavo con un accendino che tenevo in una tasca ho finito per bruciare la tasca dei jeans"

 "Non ho guardie del corpo che proteggano me e la mia famiglia, così mi sono comprato una pistola e un fucile, e vado nei boschi a sparare per tenermi in esercizio. Ho una fottuta paura che mi succeda quello che è capitato a John Lennon, o che qualche maniaco entri in casa mia e aggredisca mia figlia, o che ci uccida tutti quanti... Mi sono armato per ragioni di sicurezza e tranquillità personale non sono un tipo molto "dotato", dal punto di vista fisico, e ho una fottuta paura della violenza..."

· "È escluso che tra dieci anni i Nirvana siano ancora sulla scena: la nostra è un'avventura a tempo determinato. Non riesco proprio a immaginare di fare le cose che faccio oggi tra dieci anni: non voglio fare la fine di Eric Clapton odi Bob Dylan... Non mi sembra serio modificare i miei brani per adattarli all'età che avanza..."

· "Finiti i Nirvana finito Kurt Cobain. Non credo che affronterò mai la strada solista. Piuttosto, mi piacerebbe lavorare con altri musicisti, o percorrere strade artistiche totalmente differenti dall'ambito musicale."

· "Dopo In Utero, i Nirvana si sono praticamente esauriti. Siamo arrivati in prossimità del punto in cui ci può essere solo la ripetitività, la routine. Non ci sono in vista nuovi obiettivi, nuove aspirazioni, nuove strade da battere. Mi dispiace dirlo, ma penso che nel nostro futuro ci possano essere ancora uno o due album al massimo... I nostri fan invecchiano con noi, e tra un po' diranno che dei Nirvana non gliene frega più un cazzo-e a quel punto io gli dirò: andate pure a farvi fottere...»"

· "Da ragazzo mi sentivo confuso, alienato, smarrito.Ero introversissimo, e non mi interessava passare del tempo con i miei coetanei.Nemmeno le ragazze mi interessavano:erano tutte aspiranti “pon pon”, si pettinavano in modo orribile, e parevano gallinelle in perenne attesa di farsi sbattere da qualche studente sportivene"

· "Da ragazzo ero sempre immerso nella paranoia chiuso nella mia stanza ad ascoltare musica…Pensavo che non ce l’avrei mai fatta a diventare adulto, e del resto non ne avevo nessuna voglia perché ero già troppo alienato…Tutto mi sembrava nero e senza speranza"

· "Alle scuole superiori, prima di conoscere Chris e Buzz Osborne, il mio miglior amico era un tale di nome Meyer Loftin; Meyer era notoriamente gay, così tutti, vedendoci sempre insieme, mormoravano che anch’io lo fossi.Il fatto è che io me ne strafottevo delle fottute pecore di Aberdeen e delle loro meschinità: Meyer era un tipo meraviglioso, e mi affascinava proprio per la sua diversità dalla banalità che ci circondava; lui aveva sempre un punto di vista tutto suo originale, tutto suo, differente dalla massa dei giovani benpensanti di Aberdeen….Meyer non era uno dei tanti polli d’allevamento:aveva un suo cervello una sua personalità, una sua originalità – e mi piaceva per questo"

· Un giorno (dopo l'articolo di Vanity Fair che accusava Kurt e Courney di essersi fatti di eroina mentre aspettavano la bambina), mi sono svegliato come se mi avessero pizzicato e ho capito che era successo qualcosa di terribile, che coinvolgeva le nostre vite e la nostra immagine. E' stato tutto molto esasperato, perché ci avevano già trasformati in personaggi da fumetti e questo giustificava tutto ciò che si diceva di noi. Mi è parso stupefacente che qualcuno potesse farla franca dopo un articolo simile, che non finisse in galera o non gli capitasse nulla. Credevo di poterle fare causa ma occorrevano milioni per andare in tribunale contro quell'editore. Perciò pensai: 'Vaffanculo! Appena esco dall'ospedale, la uccido io con le mie mani. La pugnalo...Prima prendo il suo cane, glielo sgozzo sotto gli occhi e poi le cago addosso e la pugnalo'. Deve solo sperare che un giorno non mi ritrovi senza moglie e figlia, perché se succede mi vendicherò. Prima che io lasci questa terra, quella lì viene con me."

"In Utero" non è particolarmente  crudo o più emotivo degli altri dischi. I coglioni mi girano ancora per gli stessi motivi di qualche anno fa. C'è gente che fa del male ad altra gente senza motivo e io voglio massacrarla. Questo è il succo. Invece, tutto quello che so fare è urlare nel microfono".   

"E' triste pensare allo stato in cui si troverà il rock tra vent'anni: è già talmente risaputo e scopiazzato che mi sembra già in fin di vita adesso; figuriamoci tra vent'anni! Mi fa venire i nervi, perché non credo che sarà più tanto importante quanto è stato un tempo. Ora è solo un calcolo, si basa tutto sui numeri. L'infinito non esiste: ripeti una cosa dieci volte e poi sei daccapo. Sul manico di una chitarra ci sono 6 corde e dodici note e la cosa ripete. Dieci anni fa era già stato fatto ciò che si fa adesso e ogni cinque anni le cose si innacquano. Ai ragazzi non importa molto del rock. Non è come una volta: è una moda, un modo di identificarsi con qualche cosa per avere una vita sociale e scopare. Siamo arrivati a un punto tale che non riesco davvero a immaginare come la musica possa avere qualche importanza per un adolescente."

 
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SONO PASSATI GIA' 12 ANNI DA QUEL 5 APRILE 1994....

Post n°1 pubblicato il 03 Aprile 2006 da manila128
Foto di manila128

Nel tempo della dittatura dell'informazione, dove il peso specifico di ogni evento viene misurato in base al suo appeal mediatico, il mito non si sottrae alla stessa logica. Un mito è tanto più grande quanto più spazio occupa sulle prime pagine, cartacee, televisive e virtuali. Due anni fa,  nel decimo anniversario della morte di Kurt Cobain, basterà dare un'occhiata in giro tra giornali, tv, librerie e internet per capire quanto la tragica parabola del musicista e della sua band, i Nirvana, abbia scavato un solco profondo nella "mitologia" della società contemporanea.Un coro vociante che si innalzerà da ogni angolo del mondo "globalizzato", anche il più remoto.

Un affollamento di immagini, testimonianze e celebrazioni a cui non si unirà lo spirito di Kurt, ovunque egli sia. A lui, della faccenda del mito, del portavoce generazionale, non importava nulla. L'altarino che gli fu costruito attorno quando era ancora in vita non fece altro che spingerlo sempre più lontano da tutto e da tutti. Lo dimostrano le cronache dei suoi ultimi giorni di vita e le strazianti pagine dei suoi diari, fitte di pensieri inimmaginabili per chi all'epoca guardava ai Nirvana con invidia e ammirazione. Pagine che ancora oggi riescono a smorzare il sorriso.

Ma, che lo spirito di Kurt lo voglia o no, i fatti, ovvero la sua musica ben più che la sua morte, giustificano l'uso del termine: mito. Più delle parole, sono le azioni e le opere dell'uomo a mantenerne viva la memoria quando di lui resta solo il ricordo. E a volte "basta" un riff, un giro di accordi indovinato, tra i milioni di tentativi in cui giornalmente musicisti noti e non si cimentano, a garantire l'immortalità.

 

 
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