IL BLOG DI MANILA

INTERVISTA AD ALONZA BEVAN di indie rock.it


Intervista ai Kula Shaker (di Andrea Maisano tratta dal sito www.indie-rock.it) Incontrare Alonza Bevan, il bassista dei riformati Kula Shaker, mi fa uno strano effetto: è qualcosa, per usare le sue stesse parole, di 'sentimentale'. Molti dal concerto di stasera si aspettano un tuffo nel passato, un tuffo lungo 10 anni, per ritornare a quando, brit-pop imperante, il gruppo suonò a Milano e a Roma, e magari per riviverne le stesse atmosfere. Per me è diverso, ai tempi i Kula Shaker erano, lo dico senza reticenze, uno dei miei gruppi preferiti ma, distanze chilometriche mi rendevano quasi impossibile vederli in concerto, non potevo far altro che perdermi nell'ascolto dei loro dischi, percorrendo quella lunga strada che collega una piccola cittadina inglese, il sud Italia e la lontana India. Vederli per la prima volta di persona, sarà come rendere reale quel viaggio e, quando Alonza mi si siede davanti e mi invita a bere qualcosa, il viaggio non potrebbe cominciare in miglior modo. Incominciamo uno scambio di battute dove, sembra strano, il primo a fare una domanda è lui, mi chiede quanti anni ho. Quando gli rispondo sembra contento, si chiacchiera un po' di quegli anni, anni in cui, come già detto, il brit-pop e i gruppi collegati segnavano in modo particolare la 'crescita musicale' di molti della mia età. Poi tocca a me prendere le redini della discussione, sono io che faccio le domande, dopo tutto. E che lui stia a rispondere. Indie-Rock.it: Come prima domanda, per quanto ovvia e scontata, è sulla decisione di riformare la band: perché proprio ora? Alonza Bevan: Per noi è stato naturale, eravamo rimasti in contatto e ci siamo ritrovati a suonare in un pub, a provare, una cosa molto informale. Inoltre Crispian [Mills, il cantante e insiema ad Alonza autore dei brani, ndr] era stato coinvolto nella registrazione di un disco a scopo benefico per una scuola in India e così ci siamo riuniti io, Paul [Winterhart, il batterista] e lui per registrare un brano [il disco si intitola 'School of Braja' e può essere acquistato attraverso il sito internet della band 'Kulashaker.com', ndr]. Avevamo imparato a suonare insieme, avevamo vissuto insieme, alla fine per noi tornare a suonare insieme era una cosa naturale. Anche se Crispian era impegnato con i Jeevas e io suonavo con una band chiamata Aqualung. Ma non era la stessa cosa, non era il mio gruppo, era come fare il turnista. Come prima cosa abbiamo deciso di pubblicare un ep ['The Revenge of the King'], giusto per suonare un po' e poter andare in tour senza dover fare solo pezzi vecchi. Alla fine riformare il gruppo era la cosa migliore da fare' ma volevamo farlo in maniera particolare, non ci interessava, non volevamo fare il 'gran ritorno', con il solo scopo di prendere più soldi che potevamo, imbarcarci in grandi tour. Per noi è stato come ricominciare, come se la band dovesse ripartire dall'inizio, abbiamo provato, suonato dal vivo, come facevamo quando eravamo ragazzi, girando per l’Inghilterra. I-R: So che il vostro primo concerto è stato in un pub... AB: Si, un concerto particolare, pessimo impianto audio, nessuno che ci aiutasse, ci siamo presentati là con i nostri amplificatori e abbiamo suonato [Alonza è molto divertito nel raccontarlo, ndr]. I-R: Avete un nuovo membro nel gruppo, Harry Broadbent, nuovo tastierista. Due domande a riguardo: pensi che abbia influenzato il suono della band o no? AB: L'organo nel nostro sound è sempre stato fondamentale, così quando abbiamo riformato il gruppo ci siamo subito messi alla ricerca di qualcuno che sapesse suonarlo, che sapesse suonare l'hammond. Ed in effetti trovare qualcuno che lo suoni bene non è molto facile, poiché richiede un certo livello di tecnica pianistica. Ma siamo stati fortunati e abbiamo trovato Harry quasi subito, dopo aver sparso la voce che cercavamo una persona capace di suonare l'Hammond. Harry suonava in una band di un amico di Crispian, abbiamo provato a suonare e si è subito adattato alla band. Anche come immagine, con quei suoi baffi, si è subito inserito nel gruppo [ride]... I-R: La seconda domanda riguarda il video di 'Second Sight', che ho letto essere stato una sorta di iniziazione di Harry alla band. Nel video lui si ritrova a combattere un coniglio che dovrebbe essere il suo lato oscuro. AB: Si, proprio così, la scena in cui lui combatte tra gli specchi e il coniglio rappresenta i suoi demoni che lui deve riuscire a sconfiggere. Io invece mi sono dovuto vestire da donna [ride di nuovo]... I-R: La differenza più grande tra questo e i primi due dischi è che non si sente più così tanto l'influenza della musica indiana. Sei ancora interessato alla filosofia orientale? AB: Naturalmente, è sempre stato una parte importante per noi e anche in questo disco c'è un pezzo, in 'Song Of Love', che è come un mantra. Crispian è molto interessato alla filosofia indiana e anche io sono stato più volte in India, nel 2001 siamo stati ad una grande cerimonia a cui hanno partecipato milioni di persone da tutto il paese ed è stata una cosa sorprendente. I-R: Anche io mi sono interessato alla filosofia indiana leggendo alcuni libri, ti coinvolge ed è molto interessante, no? AB: Si è una visione del mondo molto affascinante, molto antica, nonostante la maggior parte dei testi siano stati trascritti solo qualche migliaio di anni fa, la tradizione è molto più antica, è quasi la madre di tutte le culture. I-R: Nel nuovo disco c'è una canzone che si chiama 'Great Dictator Of The Free World', è una canzone spiritosa e divertente ma parla di cose serie... AB: Sì, a noi non piace quando un gruppo diventa troppo serio riguardo alla proprie idee politiche. Volevamo mantenere quel tocco di divertimento, di humour che è sempre stato una caratteristica della band. Alla fine è una strana canzone per strani tempi. C'è sempre stata gente assetata di potere, sin dalla comparsa dell'uomo sulla terra, ma ora è sotto gli occhi di tutti. Forse un tempo la propaganda era più sottile, o la gente più naìf, ma ora sembra diverso. I-R: Pensi che dopo quello che è successo alle Torri Gemelle ciò abbia influenzato il modo in cui noi guardiamo al potere? AB: Più che l'11 settembre è stato quello che è successo dopo, la reazione all'11 settembre. I-R: Capisco. In un articolo di Salman Rusdhie di qualche anno fa, lui affermava che dopo l'11 settembre ci troviamo di fronte ad una scelta tra sicurezza e libertà e che, tra le due, dobbiamo sempre propendere per la libertà. Ma forse chi sta al potere non la pensa così. AB: Si, loro non vogliono dare libertà, perché così non sarebbe facile controllare la gente, fargli fare ciò che loro vogliono [che stia pensando al tanto discusso Patriot Act? ndr]. Ai tempi dello scoppio della guerra in Afganisthan ero in tour e a Londra ho visto una delle più grandi manifestazioni contro la guerra, milioni di gente, anche a Barcellona, in Italia ho visto bandiere ovunque. Tutto questo non è stato ascoltato. E poi si parla di democrazia... Dovrebbe rappresentare la volontà della gente, ma non è certo questo il caso, rappresenta solo la volontà di una ristretta cerchia di gente. I-R: Stiamo vivendo tempi particolari e si mette in discussione il significato e il valore della democrazia... AB: Si, non è democrazia, è potere capitalistico, potere di pochi. I-R: Ritornando a parlare dell’India, hai detto che ci sei stato recentemente, cosa pensi della situazione del paese che vive di forti contrasti tra un ceto ricco e grosse sacche di povertà estrema? AB: Ci sono stato due anni fa, con mia moglie. I cambiamenti più grossi li avverti nelle città, si percepisce, e questo da un certo punto di vista è buono, l'avvento di una classe media, borghese, anche di persone provenienti da classi povere che trovano lavoro e riescono a vivere una vita dignitosa. Si stanno bilanciando gli estremi di cui dicevi. Questa sorta di occidentalizzazione e di avvento del mercato capitalistico si armonizza, o cerca di farlo, con la tradizione, anche spirituale, del paese. Hanno aperto da poco 'Starbucks' [nota catena di caffetterie nata negli USA e diffusa in molti altri paesi, ndr] a Delhi! E dovunque vai sembra lo stesso negozio [ride]... I-R: Ah beh, ci sarà in India ma qua non ancora. Credo comunque che in un paio di anni lo apriranno anche qua a Milano. AB: Ma forse no, sai, qua e in Francia secondo me non attecchirà, avete il caffé migliore, quindi la gente non credo che andrebbe a bere quella schifezza di caffé di Starbucks! [ride] I-R: Prima parlavi di tua moglie Audrey, nei ringraziamenti la citi per la sua ispirazione per la canzone 'Shadowlands': è dedicata a lei? AB: Più che altro mi ha molto consigliato durante la scrittura della canzone stessa, con vari suggerimenti. I-R: Quali sono le tue canzoni preferite del nuovo disco? So che è una domanda difficile ma va fatta. AB: Mi piace molto per la storia che racconta 'Hurricane Season'. I-R: Anche a me, è una delle mie preferite. Su questa canzone ho una domanda: leggendo il testo sembra che oltre al significato letterale ce ne sia uno più profondo, parla del viaggio di un marinaio ma in realtà sembra parlare del viaggio dell'anima, è un testo molto interessante. AB: Si, c’è un libro intitolato 'La notte oscura dell’anima' e parla di ciò che ognuno di noi, ad un determinato punto della propria vita, deve affrontare, un momento in cui devi fare i conti con te stesso, con i tuoi demoni. E' un'idea che si allaccia con il concetto di rinascita spirituale, un viaggio che non per forza deve essere positivo, ma può essere spaventoso, qualcosa di difficilmente comprensibile, ed è di questo che alla fine la canzone parla. I-R: La mia canzone preferita sul disco è 'Persephone', la bonus-track della versione europea del disco. Da dove è venuta l'ispirazione? AB: Crispian ha scritto questa canzone, era già pronta per il secondo disco e fu messa, non so perché, da parte. Mia moglie poi la sentì e ne rimase impressionata, questo poi ci spinse a riprenderla. Il personaggio di Persefone viene dalla mitologia greca, questa figura leggendaria che viene rapita e portata nel regno dell'oltretomba è molto affascinante. I-R: Perché l’avete inserita come bonus-track? La sentite come diversa rispetto alle altre canzoni? AB: Non eravamo completamente soddisfatti della registrazione e ci abbiamo lavorato fino all'ultimo. I-R: A proposito del titolo del disco, 'Strangefolk', so che doveva essere il titolo già del secondo disco e che poi avete cambiato idea all'ultimo minuto, è stata quindi una scelta ovvia per questo nuovo disco o avevate anche altre idee? Le canzoni sono in qualche modo legate al titolo? AB: Sai, quando cominci con un disco, hai quasi sempre in mente un titolo provvisorio, che si collega in qualche modo alle canzoni, in questo caso si collega al concetto del narrare storie, in particolare al brano omonimo, con la voce robotica, l'idea, tipica dei tempi passati, di raccontare storie in gruppo, magari accanto al fuoco. Un'idea che è comune a molte culture [e che poi è la base della nascita e del tramandarsi di molti dei capisaldi delle nostre tradizioni letterarie più antiche, ndr]. I-R: È anche l'idea alla base della musica folk. So che sei molto interessato alla musica folk, vero? AB: Sì, molto, inoltre mia moglie canta in un gruppo, i Mediaeval Babes, e suonano musica di stampo folk con sonorità molto antiche. Mi piace anche il folk degli anni '60, il blues delle origini, una musica molto onesta, mi piacciono i primi lavori di Muddy Waters. I-R: Ieri riascoltavo i vostri tre dischi e notavo che hai uno stile di suonare il basso che risente dell'influenza blues, e, in particolare nel nuovo disco, si sente l’influenza dello stile di Paul McCartney. E' una cosa voluta e naturale e solo in seguito ti sei reso conto di questa influenza? AB: Quando eravamo agli inizi sentivamo molto i dischi dei Beatles così è stato naturale prendere anche dal loro suono, dal loro stile, soprattutto i lavori più psichedelici, ma non solo dai Beatles, abbiamo preso ispirazione da vari gruppi e poi aggiunto qualcosa di nostro. I-R: Sono 40 anni dalla pubblicazione di 'Sgt. Pepper', vuoi dire qualcosa a riguardo? Basta pensare a 'Within You Withyou You', forse la miglior canzone influenzata dalla musica indiana... AB: Si è un gran canzone ed un gran disco, un classico. I-R: Avete mai avuto la possibilità di incontrare Gorge Harrison? AB: No, non c'è stata mai l'occasione [sembra molto dispiaciuto nel dirlo], è triste, Crispian conosceva gente che lo conosceva ed anche io ma non ci siamo mai incontrati. I-R: È un peccato... AB: So che aveva ascoltato i nostri dischi, e avevo avuto dei commenti positivi da gente che lo conosceva. Sì, è un peccato. I-R: Vero, avreste potuto suonare insieme, magari lui avrebbe potuto suonare il sitar... AB: Sì, sarebbe stato molto bello, ora lui è come Obi Wan Kenobi in Star Wars [sorride e ne fa l’imitazione]. I-R: Parlando del tour, come vi trovate, come sta andando? AB: Ci stiamo trovando bene, cerchiamo di instaurare una contatto con il pubblico. Sai, alla fine è suonare dal vivo che da senso alla musica. Per noi l’energia arriva da qui. Penso che diamo il meglio di noi dal vivo. Soprattutto in posti piccoli, dove puoi veramente vedere il gruppo, lo puoi 'sentire' [Alonza usa la parola 'smell', che intende sentire con l’olfatto, odorare, ndr]. I-R: Riguardo la nuova scena musicale, c’è qualche gruppo che preferisci? AB: È una domanda difficile, c’è così tanta musica ma onestamente non mi viene in mente nessun nome, prima sul tourbus sentivo Elvis Presley, 'The King Creole' [colonna sonora dell’omonimo film del 1958], ma non è certo un artista nuovo [ride]. Non mi piace molto dei gruppi nuovi, che imitano la scena punk o post-punk. Ai tempi era musica vera, politicizzata, ma ora è solo un imitazione, se li vedi sono perfetti, si vestono bene, si muovo bene ma gratta la superficie e sotto non c’è nulla. I-R: La prima canzone sul disco 'Out On The Highway', è dedicata ai Kicks Joy Darkness. AB: Sì, Crispian era molto amico del padre del cantante, sono morti in un incidente automobilistico in Italia, Crispian ha scritto un testo molto bello e particolare. I-R: Una domanda sulla copertina, molto bella: chi ha avuto l’idea? AB: Stavamo mixando il disco a casa di Crispian, a Bath, e questa è sua moglie, abbiamo fatto una foto con lei vestita così [la foto originale è presente all'interno del libretto del cd]. L'idea di base era quella di una maga che mentre fuma la pipa racconta le storie, che poi sono le storie presenti nel disco e che si intravedono nel disegno di copertina. La presenza del gatto nero rimanda anche all'Art Noveau che noi amiamo molto. I-R: Parliamo di stasera, sapete già quali canzoni farete? AB: Abbiamo una setlist di base ma la cambiamo spesso, anche durante il concerto stesso a seconda della reazione del pubblico, qua mi sembra un buon posto e non ci vorrà molto a 'riscaldare' l’atmosfera. I-R: Una delle prime volte che avete suonato qui lo avete fatto di spalla agli Areosmith. Com'è stato, avete avuto problemi con il pubblico? AB: No, non abbiamo avuto problemi tranne un tizio davanti a me che per tutto il tempo mi ha mandato a quel paese, e io cercavo più che potevo di ignorarlo. Al di là di questo è stato un bel concerto. A fine intervista Alonza mi trattiene un po' facendomi qualche domanda sull'acustica del locale, poi scappa dicendo che proverà a rilassarsi, lo vedo invece fuori dal locale poco dopo, chiacchieriamo un altro po' e rimane colpito quando gli dico che nello stesso locale in cui suoneranno loro stasera un paio di mesi prima aveva suonato John Cale, poi raggiunge il resto del gruppo per il sound-check, io mi fermo a vederli suonare, provano 'Second Sight' e 'Out On Highway', accennano alle chitarre 'Sweet Jane' dei Velvet Underground e io lì per lì rimango veramente sorpreso. Non poteva esserci modo migliore per chiudere l'intervista, anche se il viaggio non è ancora finito, manca ancora po' di tempo al concerto. Ma dopo un attesa di dieci anni, cosa sono un paio di ore? (Andrea Maisano)Davvero complimenti per questa bellissima intervista! Deve essere stata realizzata il 19 ottobre prima del concerto al Rainbow di Milano. E' bellissimo notare la maturità e la gentilezza di Alonza, dimostrata attraverso la disponibilità nel concedersi alle interviste... Sono davvero cresciuti questi ragazzi, ma dentro conservano quello spirito bambino, curioso e spumeggiante dei loro ormai passati vent'anni. Don't forget guys... you are doing the right thing to do!Manila