La vita come viene

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Nel rileggere la notizia dell'attentato a Kabul di qualche giorno fa, in cui sono morti due soldati italiani, ho notato che sotto un fiume di parole sulla prima donna soldato italiana ferita in azione, c'erano poche parole, poche lettere che liquidavano cosi' una vita: "Un bambino afgano ha perso la vita in seguito all'esplosione"Della donna in questione, solo ferita, nello stesso articolo si potevano conoscere anche i gusti personali. Del bambino, morto, non si sa nemmeno il nome o l'eta'.Un bambino morto in una guerra sporca non fa notizia, e' normale, sono le "vittime" di questo tipo di guerre.Mentre la prima donna soldato italiana ferita in azione, e' una notizia su cui ricamare fior di servizi.Ma io voglio dargli almeno un nome a quel bambino, morto per una sporca guerra di pace.Lo chiamero' col nome dei nostri morti alla stazione di Bologna, uno per uno.Col nome di quelli morti a Piazza Fontana, tutti.Col nome di quelli morti in Piazza della Loggia, nessuno escluso.Perche' anche lui e' un nostro morto, anche lui un cadavere gettato di traverso nella nostra vita senza sapere perche'.
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