La vita come viene

UOMINI, NON BUROCRATI.


 
Le leggi italiane sicuramente non permettono di staccare una simile spina senza rischiare penalmente.Ma io mi chiedo se non ci si possa accostare a questo argomento molto delicato, dal punto di vista umano, del buonsenso, dal punto di vista dell’uomo che prova l’umana pieta’.Le leggi, per quanto interpretabili, sono un atto freddo, burocrate ed impersonale. Ma le leggi le fanno gli uomini, e se sicuramente vanno rispettate, si possono anche cambiare.Io non dimentichero’ Welby fra tre giorni, e neanche fra tre mesi.Io ho un cugino nelle sue stesse condizioni, e la distrofia ha bloccato tutti gli arti e comincia a bloccare i muscoli involontari della respirazione. Fra qualche mese si ritrovera’ come Welby, e credetemi, io ci penso da vent’anni a quel momento. Uscite fuori dagli schieramenti politici, ideologici e preconcetti. E pensate come uomini veri. Pensate se fosse un vostro caro, paralizzato ed attaccato da anni ad un respiratore artificiale, e senza nessuna speranza di guarigione a chiedervelo. Pensateci, mentre vedete la malattia bloccarlo progressivamente e farlo soffrire soprattutto dentro. Distruggere ogni speranza a cui ci si e’ aggrappati per anni. No, non c’e’ cura e morira’ prima che venga scoperta se mai lo si fara’.
Un giorno di una calda estate, chiacchieravamo in piazza, lui sulla sedia a rotelle ed io sulla panchina.Parlavamo di imprese eroiche, di trasvolatori oceanici, quando volare era un atto di grande coraggio. Di esploratori, che avevano dato la vita per la loro fame di conoscenza. Di soldati ed atti di eroismo. E lui mi disse: "Sai quale sarebbe la mia impresa eroica? Fare un giro qui in piazza come una persona normale, un semplice giro, una passeggiata che non faccia fermare gli altri al mio passaggio, che non produca un ronzio elettrico, che non faccia sbocciare sguardi nascosti di compatimento malcelato."Ho ricordato un'altro nostro discorso su una panchina in un parco, Pierre aveva nove anni ed io otto, avevamo giocato a calcio e ci riposavamo. Lui aveva gia' grandi difficolta' motorie, e mi chiese: "In Francia ho visto un film di un bambino che dopo tanto allenamento, diventava bravissimo e non potevano piu' metterlo in panchina. Quando guariro' mi allenero' tanto anche io. Pensi che posso diventare bravissimo anche io?"Man mano che cresceva e diveniva chiaro il suo destino crudele, ho ripensato tante volte a quella ingenua domanda a cui non seppi rispondere.E mi chiedo cosa ha provato quando ha capito che non si sarebbe mai piu' allenato.La vita e' nostra ed appartiene a noi, e se non e' dignitosa, non e' vita..