La vita come viene

Il matto


"Che poi..." Tutti i discorsi del vecchio matto cominciavano cosi'.Se eri seduto su di una panchina, si sedeva al tuo fianco, stando appoggiato al suo logoro bastone di legno scuro, e come riprendendo un discorso appena interrotto attaccava: "Che poi...ora la polizia mi chiede per favore. Per favore, se ne vada da qui. Per favore, non disturbi le persone. Ma una volta non erano cosi  gentili. No, proprio per nulla."E se l'occasionale compagno di panchina andava via infastidito, il prossimo che si sarebbe seduto o che avesse incontrato, avrebbe sentito il seguito della storia, come se parlasse ad una persona sola, oppure al mondo intero: "Che poi... a me mi hanno preso bene. Io reggevo uno dei cinque bastoni  che  sostenevano uno striscione enorme"POTERE ALLE MASSE OPERAIE"  scritto in rosso, grande, con una falce e martello su ogni lato, era la fine degli anni sessanta, avevo 27 anni, lavoravo alla Breda, a Sesto San Giovanni. Quando sono saltati giu' dalle camionette, ci hanno preso di mira subito, noi dello striscione. Sono arrivati dal davanti e da dietro insieme, correndo come lepri." Mentre parla, prende fiato sibilando forte, come un mantice."Che poi... la prima manganellata l'ho presa nella schiena, e mi ha aperto le braccia come un Gesu' col fazzoletto rosso al collo."Il mantice soffia piu' forte, gli occhi diventano due strette fessure, mentre allarga le braccia mimando il Cristo in croce."Che poi... lo striscione mi e' caduto sul volto, mentre il celerino di fronte calava la sua manganellata fra il sopracciglio e la tempia sx. Sangue rosso, denso e viscoso, ha cominciato ad uscire da uno squarcio sull'occhio mentre il dolore e' esploso nella testa come un petardo."Il mantice soffia forte, il vecchio matto mima col corpo la posizione fetale, portando le mani sul capo, con le dita della mano sinistra che affondano in un vero e proprio buco nascosto dai capelli grigi, lunghi e stopposi sulla tempia sinistra. "Che poi... ed allora sono andato giu', cosi'. Rannicchiato. Non sentivo piu' nulla, colpi su colpi, calci che m'hanno sfondato sei costole,uno mi e' salito con entrambi i piedi sulla schiena, e poi sono partito."Improvvisamente il matto si blocca, il mantice si spegna, la voce diventa un sussurro, come se non volesse svegliare qualcuno. Guarda in alto e continua."Che poi... ho fatto un sogno, di prati verdi, le acque di un fiume calmo, gli alberi... ed io vagavo senza fretta per quei posti. Fino a che e' arrivato il cavallo, un cavallo fulvo, con una grande macchia chiara sul petto.E mi ha detto, "Emilio, lascia questi luoghi, devi tornare a casa. Riunisci la famiglia."Io l'ho guardato nei suoi occhi grandi, palle di vetro colorate che specchiavano il mio viso incorniciato dalla barba, ed il mio abito, una tunica bianca. E mi sono svegliato, mesi, anni dopo, mentre un'infermiere mi lavava la testa."   Il matto smette di sussurrare, abbassa la testa e parlando con voce lenta e rassegnata continua."Che poi... ma la famiglia non c'era piu', c'era solo la polizia, che mi diceva "per favore". "Per favore firmi qui." "Per favore ci dica.""Per favore, guardi queste foto."Il tono della voce sale: "Per favore, per favore, per favore... " Poi ha un sussulto, lo sguardo si schiarisce, la voce si rilassa."Che poi... ed io gli ho detto: "Comissario, per favore... fatemi sognare ancora, devo dirgli che non c'e' piu' nessuno... nessuno..."
Neil Young - Heart of gold