La vita come viene

Calciofollia


La vittima del proiettile esploso dal poliziotto, avrebbe potuto essere chiunque fermo in quell'autogrill. Un bambino, un benzinaio, un camionista. Il tifoso laziale non e' stato ucciso intenzionalmente in quanto "tifoso", e' stato la vittima di una colpevole imperizia o altro del poliziotto. Questo episodio e' stato pero' preso a pretesto dal tifo organizzato che, stando a quello che si e' visto ieri, dispone di una rete ben organizzata fra loro.Come un solo uomo hanno dato luogo a fatti gravissimi con un sincronismo inquietante. A detta degli esperti, hanno usato in maniera perfetta alcune regole ben collaudate di guerriglia, si sono dimostrati, pronti, efficienti nella devastazione, preparati e terribilmente efficaci. Non riesco a capire come sia possibile che migliaia di persone si mobilitino fino ad arrivare ad assaltare le sedi dei commissariati e portare devastazione e distruzione in nome di un gioco. Ed in maniera vigliacca, nascosti dall'anonimato del branco.  Il livello di guardia e' stato ampiamente superato, e alle tante, troppe, parole ora devono seguire i fatti. Occorre smantellare queste associazioni che hanno dato un significato peggiorativo al termine "tifoso", anzi se ne sono appropriati ingiustamente. Ed anche i giornalisti che dicono "i tifosi hanno assaltato la sede del Coni" sbagliano di grosso, non sono tifosi, sono delinquenti. La legge deve cambiare, le pene previste per questi delinquenti restano inapplicate allo stato attuale. Quando mori' Raciti in mezzo ad altri atti gravissimi, furono arrestate decine di persone, e non mi pare che nessuno sia stato punito in maniera adeguata. Questi criminali si sentono impuniti, sotto l'egida del calcio, del tifo, non pagano mai per i reati che commettono.Ogni domenica migliaia di poliziotti e carabinieri, pagati da tutti noi, sono impegnati per fronteggiare e prevenire le imprese di questi delinquenti.Ogni domenica devastano autogrill, treni, autobus senza che mai nessuno sia punito veramente. Ed e' questo senso di impunita' la prima motivazione  che li spinge ad osare sempre di piu'. Ieri siamo arrivati all'assalto alle caserme, e la prossima volta?  Kossiga ha ricordato, con l'orgoglio di un vecchio manipolatore di potere, che nemmeno nei periodi peggiori degli anni di piombo i terroristi hanno mai osato assaltare una caserma.Se non ci sara' una risposta decisa e forte dallo stato, questi delinquenti si sentiranno autorizzati ad osare sempre di piu'.Fermateli e puniteli.