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UNA GRANDISSIMA BUFALA!

Post n°31 pubblicato il 03 Maggio 2006 da scemo81

Oggi (ma l'ho ricevuta tante altre volte, negli ultimi 3 anni... cambia solo la forma...), ho ricevuto questa e-mail da un amico:

Siamo venuti a sapere di un'azione comune per esercitare il nostro potere nei confronti delle compagnie petrolifere: semplice e geniale!

Possiamo far abbassare il prezzo della benzina ai colossi del petrolio, senza dover rinunciare ad acquistare benzina !!!

Anche se non hai la macchina, per favore fai circolare il messaggio agli amici.

E' un'idea geniale!

Si sente dire che la benzina aumenterà ancora fino a 1.10 euro al litro. Possiamo far abbassare il prezzo solo se ci muoviamo insieme, in modo intelligente e solidale. Ecco come.

Posto che l'idea di non comprare la benzina un determinato giorno ha fatto ridere le compagnie (sanno benissimo che, per noi, si tratta solo di un pieno...differito, perché alla fine ne abbiamo bisogno!), c'è un sistema che invece li farà ridere pochissimo, purché agiamo in tanti. La parola d'ordine è: colpire il portafoglio delle compagnie senza lederci da soli.

I petrolieri e l'OPEC ci hanno condizionati a credere che un prezzo che varia tra 0,95 e 1 euro al litro sia un buon prezzo, ma noi possiamo far loro scoprire che il prezzo conveniente è la metà.

Ormai i consumatori hanno scoperto che possono incidere moltissimo sulle politiche delle aziende, e basta decidere di usare il potere che abbiamo.

La proposta è che, da qui alla fine dell'anno, non si compri più benzina delle due più grosse compagnie, SHELL e ESSO, che peraltro ormai formano una compagnia soltanto. Se non venderanno più benzina, saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie calano i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi.

Per farcela, però, dobbiamo essere milioni di clienti di Esso e Shell, in tutto il mondo.

Questo messaggio, proveniente dalla Francia, è stato inviato a una trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua volta lo trasmette a...diciamo una decina di amici, siamo a trecento.

Se questi fanno altrettanto, siamo a 3000, e così via. Di questo passo, quando questo messaggio sarà arrivato alla... settima "generazione", vremo raggiunto e informato trenta milioni di consumatori!

Inviate dunque questo messaggio a dieci persone, chiedendo loro di fare altrettanto. Abbiamo calcolato che, se tutti sono abbastanza veloci nell'agire, potremmo sensibilizzare circa 300 milioni di persone in otto giorni.

E' certo che, ad agire così, non abbiamo niente da perdere, non vi pare ?!

Dopo aver letto le prime righe, ho capito subito di cosa si trattava: una grandissima bufala! Il testo della mail, peraltro modificato ed aggiornato al nostro contesto sociale (si dice sia tratta dal Blog di Beppe Grillo, ormai un must della rete...), spiega cosa fare per far si che il prezzo della benzina venga diminuito dalle compagnie petrolifere.

PERCHE' E' UNA BUFALA?
Copio e incollo le parole tratte da un sito che si occupa di smascherare le bufale sparse per la rete (successivamente troverete anche il link):

L'appello ambisce a dimezzare il prezzo della benzina ("noi possiamo far loro scoprire che il prezzo conveniente è la metà"), ma si scontra con un piccolo particolare: perlomeno in Italia e in gran parte dei paesi europei, il prezzo della benzina alla pompa è costituito per oltre la metà da tasse. Di queste tasse non va nulla in tasca a "petrolieri e OPEC". Va tutto al fisco.

Per esempio, in Italia il prezzo della benzina è composto da prezzo industriale (quello che va ai produttori), accisa e IVA al 20% (che vanno al fisco). Secondo dati di febbraio 2003, citati da Il Nuovo del 5 febbraio 2003 e confermati a suo tempo da altri siti come Tecnici.it, che dichiara "dati forniti dal Ministero dell'Industria", quasi tre quarti di quello che si paga al distributore va al Fisco.

Per dirla con Il Nuovo, i prezzi finali dei carburanti

"...sono infatti la risultante del prezzo industriale a cui va aggiunta l'accisa e l'Iva al 20% applicata sul totale delle prime due voci. Dunque, degli 1,095 euro che arriva a costare agli automobilisti un litro di verde, solo 0,371 euro circa sono legati all'effettivo costo del carburante. La parte rimanente, pari a 0,724 euro, è invece costituita da tasse (0,542 euro il peso dell'accisa e 0,1825 quello dell'Iva)".

In altre parole, i produttori possono decidere di ridurre quei 37 eurocent al litro; sulle altre voci non hanno modo di intervenire. Supponiamo, giusto per ridere, che in un impeto di mirabile generosità, magari scossi da questo appello, i produttori decidano di lavorare gratis (e come loro i loro dipendenti e i benzinai) e rinuncino completamente alla loro quota, regalando benzina. La benzina scenderebbe da 109,5 eurocent a 65 eurocent (ossia da 2120 a 1260 lire). Pertanto persino in questo caso estremo (e impossibile) non si dimezzerebbe come promette l'appello.

E' comprensibilmente difficile che i produttori di petrolio decidano di rinunciare a tutti i loro ricavi: diventerebbe un tantinello difficile pagare gli stipendi ai loro dipendenti. Ma un appello del genere potrebbe perlomeno indurli a ridurre la loro quota di ricavi?

Può darsi. Ma l'effetto della riduzione dei ricavi sul prezzo della benzina sarebbe modesto. Per esempio, supponiamo che le società petrolifere, messe sotto pressione dalla campagna promossa dall'appello, riducano del 20% i propri ricavi. Sarebbe una riduzione industrialmente ragguardevole, dato che come qualsiasi azienda, le società petrolifere hanno alcuni costi di produzione non comprimibili: stipendi e tasse, ammortamento degli impianti, materie prime e materiali di consumo, eccetera.

In tal caso, i loro ricavi (attualmente 37 eurocent) diventerebbero circa 29 eurocent: 8 centesimi in meno al litro. Questo calo non ridurrebbe l'accisa, ma ridurrebbe l'IVA (che, si noti, va calcolata includendo l'accisa) di circa un eurocent e mezzo (da 18,2 a 16,6). Quindi fra calo dei ricavi e calo dell'IVA, la riduzione ammonterebbe in totale a 9,5 eurocent. In altre parole, quand'anche le società riducessero miracolosamente del 20% i propri ricavi senza schiattare, la benzina calerebbe soltanto di 180 lire al litro.

Insomma, questi appelli al boicottaggio selettivo dei distributori di benzina sono rivolti al bersaglio sbagliato. E' il fisco, non l'OPEC, che si mangia i tre quarti di quello che paghiamo alla pompa. Ma col fisco non si può discutere e non si possono fare boicottaggi, per cui questi appelli si sfogano prendendosela con chi invece c'entra poco: la classica sindrome del "se la moglie ti rimprovera, dai un calcio al cane". Non andare a far benzina presso una catena di distributori e farla invece in un'altra, naturalmente, per il fisco non fa nessunissima differenza.

In realtà il modo per ridurre subito la spesa affrontata al distributore c'è, e non richiede catene di sant'Antonio o improbabili boicottaggi. Basta guidare un po' più piano e meno nervosamente, magari rispettando i limiti di velocità cittadini, visto che il ciclo urbano di continue brusche accelerazioni e brusche frenate è quello che fa schizzare verso l'alto i consumi. Rispettare i limiti di velocità, inoltre, avrebbe anche il non trascurabile effetto collaterale di ridurre il numero impressionante di morti per incidenti stradali. Novemila l'anno, in Italia. Pensateci.

Insomma, come al solito, lascio a voi ogni commento, e vi invito a visitare il sito "fonte", dove troverete cose molto ma molto interessanti a riguardo e sulle bufale in generale, che ogni giorno riempiono le nostre caselle di posta elettronica.

http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina_idea_francese/caro_benzina_idea_francese.htm


www.manuel1781.net , il mio sito ufficiale

www.per-sempre.net , il sito ufficiale del mio primo romanzo


 
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