Mappe riflesse

Il lampione della felicità


Villa S.Giovanni, estrema periferia nord di Milano, appena prima di sconfinare a Sesto. Sono passate le undici di sera e dopo una cena fuori sto accompagnando a casa questa mia conoscente, una ragazza un po' strana che conosco da oltre un anno ma che avrò visto sì e no 3 o 4 volte in tutto.Afosa canicola cittadina di luglio, in cui il caldo non perdona e sembra non voler fare prigionieri. Camminiamo lentamente tra questi palazzi sorti a fianco di viale Monza, in quella che un tempo era una fiorente zona industriale, e prima ancora un'amena località di cascine lungo il naviglio della Martesana.– Ti vedo sereno, – mi dice lei.Io scherzo dicendo che è perché ero in sua compagnia, poi scherzo ancora dicendo che è per via del limoncello bevuto prima. La realtà è che ho ricevuto una bella notizia. Se non la migliore notizia che abbia mai avuto in vita mia, sicuramente nel podio. E lei lo sa: è per quello che le ho chiesto di uscire.Siamo arrivati davanti al suo palazzo. Rimaniamo un po' lì a parlare sotto il lampione.– Sai, – mi dice, – quando ci siamo incontrati stasera non ti vedevo entusiasta, ma sotto questo lampione riesco finalmente a vedere che sei felice.Si alza un po' di brezza, invero assai gradita.– Il lampione della felicità… – mormoro.– Non so perché, ma a Sesto c'è sempre un po' di vento. Si sente anche qui.– Una piccola Trieste, – dico pensando alla città dove ho trascorso i miei anni più belli.E così siamo stati lì qualche secondo, prima di darci la buonanotte, a sentire la brezza fresca sotto la luce di un lampione a LED, mentre io avevo la sensazione che quello sembrasse in tutto e per tutto un bel momento. Semplice, quasi stupido, come in genere sono i bei momenti. Che non hanno nulla di bello, in fondo, perché in quei momenti sei tu a essere bello. E tu la senti, quella bellezza, ma per qualche motivo ti sembra che sia il mondo ad averla, e non tu.Ecco, se fossi in vena di buonoi propositi certamente scriverei che voglio avere più momenti così, d'ora in avanti. Momenti in cui senti qualcosa di magico senza che ci sia in effetti nulla di magico nell'aria. Ché se un giorno lontano avrò lasciato Milano, e dovessi tornarci magari per un fine settimana con qualcuno che non ci è mai stato, passerei per il quartiere Villa S.Giovanni e, con l'indice teso, gli direi:– Ecco, quello è il lampione della felicità.E lui, o lei, non capirebbe. Ma a me piacerà così.