Mappe riflesse

Tornado


A Milano si moriva dal caldo quando, verso le sette di sera, mi ha telefonato mia mamma. Era come sotto shock, faticava a formulare le frasi. Aveva appena visto passare il tornado dalla finestra. La loro casa è miracolosamente rimasta intatta, ma quella di fronte si è ritrovata mezzo tetto in giardino.La settimana scorsa si è abbattuta una violenta tromba d'aria su tre comuni dell'entroterra veneziano. In uno di questi abitano i miei genitori. Lì ho vissuto i primi ventidue anni della mia vita.Quando succede una cosa del genere un paio di domande te le fai, è inevitabile.Centotrenta famiglie rimaste senza casa. Completamente distrutta una villa veneta del Seicento, per non parlare di farmacie, panifici e negozi. Strade rese inagibili da tralicci e alberi crollati. Un morto e decine di feriti. Scene di guerra.La casa dei miei genitori non aveva riportato danni, ma tante famiglie avevano bisogno di aiuto immediato. Io per motivi di lavoro non potevo proprio lasciare Milano e questo mi faceva sentire in colpa. Avrei voluto andare lì, sgombrare le strade, raccogliere i detriti, dare una mano. L'istinto di aiutare gli ex compaesani era fortissimo. Tanti si sono prodigati per la comunità e io purtroppo non c'ero. Quando finalmente ho potuto liberarmi, il grosso del lavoro era già stato fatto e non c'era più bisogno di volontari.In quei giorni tante persone mi hanno scritto e chiamato, chiedendomi se i miei stessero bene, se avessero avuto problemi, se ci fosse bisogno di qualcosa. Fortunatamente ho potuto tranquillizzare tutti.Sono stati giorni di sensazioni molto intense. La preoccupazione iniziale e il sollievo successivo, lo stupore di fronte a un fenomeno della natura inaspettato, il desiderio un po' morboso di averlo potuto vedere con i miei occhi. Il senso di solidarietà verso la mia gente e la frustrazione per non averlo potuto esprimere se non a parole. Il senso di distanza più o meno irrimediabile verso la terra che mi ha cresciuto, che oggi per me rappresenta sostanzialmente un passato definitivamente chiuso. Un vago senso di solitudine all'idea che quel luogo scompaia, anche se ormai appartengo definitivamente a una realtà diversa, a una città lontana. Il calore che si prova nel sentire l'affetto di tanti amici che ti sono vicini. Tante sensazioni molto diverse tra loro.Tanto che soltanto oggi trovo la serenità per metterle giù a parole.