Creato da DOLCE_59 il 17/07/2009

I miei gioielli

esposizione dei miei quadri

 

...gli ultimi anni del Sanzio

Post n°25 pubblicato il 01 Novembre 2009 da DOLCE_59

Nel 1514, alla morte del Bramante, Raffaello Sanzio fu nominato architetto capo della fabbrica di S. Pietro (inizialmente assieme a Fra' Giocondo e a Giuliano da Sangallo); a lui si deve il progetto (trasmessoci dal Serlio) che modificava profondamente quello bramantesco non solo per la trasformazione della pianta della Madonna del Granducachiesa da croce greca a croce latina, ma per un diverso sentimento formale tendente a conferire all'edificio, mediante stretti deambulatori e la moltiplicazione delle cappelle, un accentuato chiaroscuro pittorico. Questa tendenza caratterizza anche altri edifici di Raffaello Sanzio, quali il perduto palazzo Branconio dell'Aquila (noto da un disegno del Parmigianino) e il palazzo Pandolfini di Firenze. Di chiara derivazione bramantesca sono invece la chiesetta di S. Eligio degli Orefici (1510), caratterizzata da estrema eleganza strutturale e purezza di proporzioni, e la cappella Chigi in S. Maria del Popolo (terminata nel 1520), che rivela anche una sicura conoscenza dei monumenti antichi. Il richiamo alle strutture degli antichi edifici termali è presente nel ritmo grandioso di Villa Madama, Papa Giulio IIprogettata da Raffaello Sanzio (ma solo in parte da lui stesso realizzata) per Giulio de' Medici, poi Clemente VII, sulle pendici del Monte Mario; l'artista progettò anche il superamento dei dislivelli del terreno mediante terrazze e giardini e poderose sovrastrutture a nicchioni, sulle quali sorgono le logge decorate a grottesche. Le nuovissime "invenzioni" strutturali e decorative dell'architettura di Raffaello Sanzio furono vere matrici, attraverso Giulio Romano, Sansovino e Sanmicheli, dell'architettura manieristica della prima metà del Cinquecento.  L'attività pittorica dell'ultimo decennio, oltre ai cartoni per la superba serie di arazzi della Cappella Sistina (1515-16, ora a Londra, Victoria and Albert Museum), registra ancora una sequenza di capolavori, dSan Michele e il Diavoloai penetranti ritratti (Ritratto di cardinale, Madrid, Prado; Baldassar Castiglione, Parigi, Louvre; Leone X, Firenze, Uffizi; La velata, Firenze, Palazzo Pitti), alle più famose pale sacre (Madonna di Foligno, Roma, Pinacoteca Vaticana; Madonna Sistina, Dresda, Gemäldegalerie; Madonna della seggiola, Firenze, Palazzo Pitti; S. Cecilia, Bologna, Pinacoteca, modello di "sacra conversazione" destinato a enorme fortuna), fino alla grande e tormentata Trasfigurazione (Roma, Pinacoteca Vaticana) che, rimasta incompiuta alla morte del maestro, fu poi terminata da Giulio Romano. Alla sua morte, Raffaello Sanzio era già entrato nella leggenda: forse nessun altro artista è stato nel tempo altrettanto amato e idealizzato, ma proprio per questo la sua opera, che ha goduto di ininterrotta fortuna dal classicismo secentesco in avanti, ha subito notevoli deformazioni interpretative, sia nell'accentuazione dei valori formali volti in accademia (dai neoclassici ai puristi), sia nelle forzature spiritualistiche e romantiche (dai nazareni tedeschi ai preraffaelliti inglesi). Tutta la critica moderna ha invece voluto sottolineare la portata storica dell'opera di Raffaello Sanzio nell'ambito della complessa situazione culturale del Rinascimento.

 
 
 

......Il Sanzio

Post n°24 pubblicato il 20 Settembre 2009 da DOLCE_59

Chiamato a Roma da papa Giulio II nel 1508, Raffaello Madonna del cardellinoSanzio iniziò il più intenso e fecondo periodo della sua breve vita con la grande impresa della decorazione ad affresco delle Stanze Vaticane. I soggetti allegorici della Stanza della Segnatura (compiuta nel 1511), esaltanti la sintesi del pensiero antico con la renovatio operata dal cristianesimo attraverso la raffigurazione del Vero (spirituale: la Disputa del Sacramento; razionale: la Scuola d'Atene), del Bene (le Virtù, le Pandette di Giustiniano, le Decretali di Gregorio IX), del Bello (il Parnaso); quelli della Stanza di Eliodoro (1511-14), di ispirazione storico-politica, celebranti l'intervento divino in favore della Chiesa, con riferimento alla missione di Giulio II; i temi della Stanza dell'Incendio di Borgo (1517), in larga misura dovuta a collaboratori, modello per secoli di "pittura storica", rappresentano la compiuta maturità dello stile San SebastianoRaffaellesco nella misura della composizione monumentale e una delle massime sintesi della cultura del Rinascimento. Il linguaggio di Raffaello Sanzio vi appare straordinariamente arricchito: dal magistrale equilibrio spaziale e compositivo della Scuola di Atene si passa alla tensione drammatica della Cacciata di Eliodoro (dove è sensibile una nuova attenzione agli esempi michelangioleschi), al colorismo ricco e pastoso della Messa di Bolsena, all'audace luminismo della Liberazione di S. Pietro, precorritore delle esperienze di Caravaggio e di Rembrandt. Mutato il clima culturale della corte papale con la successione di Leone X, pontefice di interessi eruditi e classicheggianti, a Giulio II, Raffaello Sanzio seppe farsi interprete delle nuove tendenze, La visione di Ezechieledivenendo, poco più che trentenne, il principe indiscusso della scena artistica romana, accolto nei circoli letterari e umanistici. Egli assunse un numero incredibile di incarichi e mansioni pittoriche, architettoniche, archeologiche (quale conservatore delle Antichità di Roma si dedicò tra l'altro, nel 1517, all'impresa di rilevare la pianta di Roma antica), tanto che dovette crearsi una vastissima bottega imprenditoriale e servirsi dell'opera di collaboratori quali Giulio Romano, Perin del Vaga, Giovanni da Udine, cui si deve in gran parte la realizzazione degli affreschi della terza Stanza, della Loggia di Psiche alla Farnesina (nella quale è invece di Raffaello Sanzio la classica, serena evocazione della Galatea, 1511), della stufetta del cardinale Bibbiena e delle Logge Vaticane, affacciate sul cortile di S. Damaso e arricchite col repertorio decorativo delle grottesche, tema derivato dalla decorazione della Domus Aurea e adottato più tardi anche nella decorazione delle logge di Villa Madama.

 
 
 

Raffaello Sanzio-vita e opere

Post n°23 pubblicato il 05 Settembre 2009 da DOLCE_59

 Quasi a segnare la conclusione di una esperienza, nello stesso anno 1504 Raffaello Sanzio si Cristo benedicente trasferì a Firenze, entrando in contatto con un ambiente estremamente vivo e stimolante, dove erano attivi artisti del livello di Leonardo e Michelangelo. Le opere del periodo fiorentino, fino al 1507, dai raffinati ritratti (Dama col liocorno, Roma, Galleria Borghese; Agnolo Doni, Maddalena Doni, La gravida, Firenze, Palazzo Pitti) alle tanto celebrate Madonne (Madonna Connestabile, San Pietroburgo, Ermitage; Madonna del prato, Vienna, Kunsthistorisches Museum; Madonna del cardellino, Firenze, Uffizi; La bella giardiniera, Parigi, Louvre) dimostrano la stupenda facilità con cui Raffaello Sanzio seppe inserirsi in tale temperie culturale, assimilando apporti diversi e contrastanti, come lo sfumato e la composizione piramidale proposti da Leonardo e la tensione dinamica di Michelangelo (quest'ultima faticosamente meditata in un'opera complessa e di trapasso come la Deposizione per Atalanta Baglioni, 1507, Roma, Galleria Borghese); ne risultano composizioni di grande naturalezza dove i ritmi si svolgono armoniosamente in uno squisito equilibrio tra concretezza dell'immagine e perfezione formale.

 
 
 

Raffaello Sanzio

Post n°22 pubblicato il 30 Agosto 2009 da DOLCE_59

Raffaello Sanzio pittore e architetto italiano (Urbino 1483-Roma 1520), fu nel campo delle arti figurative, il sommo rappresentante dell'ideale sereno del Rinascimento.  Agnolo DoniPiù che i primi insegnamenti fornitigli dal padre pittore, Giovanni Santi, dovettero influire sulla primissima formazione di Raffaello gli stimoli di un centro di altissima cultura come Urbino, che gli offriva come testi di studio le opere di Piero della Francesca e di Luciano Laurana. Anche nel successivo apprendistato nella bottega del Perugino, il giovanissimo allievo dimostrò di essere in grado di assimilare e superare con straordinaria facilità la lezione del maestro, in un rapido percorso che va dalla predella della pala peruginesca per S. Maria Nuova a Fano (1497) all' Incoronazione della Vergine per la cappella Oddi in S. Francesco a Perugia (1502-03, ora a Roma, Pinacoteca Vaticana), al primo programmatico capolavoro, lo Sposalizio della Vergine per la chiesa di S. Francesco a Città di Castello (1504, ora a Milano, Brera). 

 
 
 

Ancora lui....................

Post n°21 pubblicato il 29 Agosto 2009 da DOLCE_59

Nel 1503 Michelangelo Buonarroti si recò nuovamente a Roma dove il Papa Giulio II della Rovere gli commissionò il suo mausoleo, al quale l'artista lavorò dal 1503 al 1545. Nel 1508 inoltre gli furono commissionati gli affreschi per la Cappella Sistina ai quali lavorò fino al 1512. La decorazione della volta si Sacra famiglia - Tondo Doniorganizza in finte strutture architettoniche, nei pennacchi angolari sono raffigurati: "Giuditta e Oloferne", "Davide e Golia", "Il serpente di bronzo e la Punizione di Amon". Nel primo registro della volta, in grandi troni di marmo delimitati da sculture, sono rappresentati "Profeti" e "Sibille". La superficie centrale è divisa in nove riquadri separati da archi, cornici marmoree e medaglioni bronzei raffiguranti scene bibliche, culminanti nella "Creazione di Adamo" nel riquadro centrale. Poco dopo la morte di Giulio II Michelangelo Buonarroti concluse le sculture dello "Schiavo ribelle" e del "Mosè" di San Pietro in Vincoli. Il nuovo Papa Leone X inviò Michelangelo a Firenze per completare la facciata di San La sacra famigliaLorenzo e per la costruzione della Sagrestia Nuova, della Biblioteca e delle Tombe dei Medici, per le quali eseguì le sculture del "Giorno" e della "Notte". Nel 1534 Michelangelo Buonarroti si stabilì definitivamente a Roma accettando l'incarico di dipingere il "Giudizio Universale" nella parete di fondo della cappella Sistina. Dopo la morte di Bramante vari architetti si susseguirono per portare a termine i progetto per la fabbrica di San Pietro e nel 1547 Paolo III affidò i lavori a Michelangelo che intervenne nella zona absidale, ma i lavori vennero conclusi solo dopo la sua morte con la costruzione della cupola che lui aveva progettato, ma che probabilmente fu modificata. L'ultima delle sue opere è la "Pietà Rondanini" che non riuscì a completare, oggi si trova al Castello Sforzesco di Milano. Michelangelo Buonarroti morì il 18 febbraio del 1564 a Roma nella sua casa presso il Foro di Traiano. Con Michelangelo Buonarroti, l'arte Italiana ha raggiunto uno dei suoi più alti vertici, oltre alle sue opere di scultura e pittura, restano le "Rime" (in gran parte ispirate dall'ideale amore per Vittoria Colonna) e molte lettere dirette ai più famosi artisti del tempo.

 
 
 

La vita di Michelangelo................

Post n°20 pubblicato il 26 Agosto 2009 da DOLCE_59

 Nel 1496 lasciò la città di Firenze e si trasferì a Roma dove su commissione del cardinale Jean Bilheres realizzò la "Pietà". Il gruppo scultoreo rappresenta la Madonna con in grembo Cristo Pietàsenza vita. Per Michelangelo Buonarroti la scultura era una pratica particolare secondo la quale l'artista aveva il compito di liberare dalla pietra le figure che vi sono già imprigionate, per questo egli considerava la vera scultura quella "per via di togliere" cioè di togliere dal blocco di pietra le schegge di marmo. Nel 1501, tornato a Firenze, gli viene commissionata una scultura rappresentante il "David" che doveva essere collocata presso il duomo. Per la sua realizzazione gli venne affidato un blocco di marmo che era già stato usato da Agostino di Duccio. L'opera rappresenta "David" nell'attimo precedente lo scaglio della pietra, sono evidenti nelle membra, nelle vene a fior di pelle la tensione e la concentrazione che precedono l'azione. Il "David" fu collocato davanti il Palazzo Vecchio, oggi il suo posto è occupato da una copia, mentre l'originale si trova all'Accademia di Belle Arti. Sempre a Firenze, per il matrimonio di Agnolo Doni,La creazione di Adamo - Cappella Sistina eseguì una tavola rappresentante la "Sacra Famiglia", conosciuta con il nome di "Tondo Doni". Le figure eseguite con un colorismo cangiante, sono rappresentate come sculture; in primo piano, al centro, vi è la rappresentazione della Sacra famiglia, alle spalle della quale, al di la di un muretto è posto San Giovannino, ancora alle spalle del quale, a occupare lo sfondo, sono figure di giovani nudi, ritenuti anticipazione di Prigioni eseguiti per il mausoleo di Giulio II. Sono pure di Michelangelo Buonarroti, a Firenze, la biblioteca Laurenziana e la cappella Medicea.

 
 
 

Michelangelo Buonarroti

Post n°19 pubblicato il 22 Agosto 2009 da DOLCE_59

Michelangelo Buonarroti nasce a Caprese, nella Val Tiberina, il 6 marzo del 1475. Sarà grande pittore, scultore, architetto e Michelangelopoeta. Suo padre era il podestà di Caprese e Chiusi e sua madre si chiamava Francesca di Neri. Michelangelo fu affidato a balia alla moglie di uno scalpellino. Aveva sei anni quando la madre morì.  Appartenente quindi ad una famiglia di piccola nobiltà, Michelangelo Buonarroti ebbe la possibilità di frequentare la scuola di Domenico Ghirlandaio col quale però non andò mai d'accordo. Aveva tredici anni quando il padre lo mise a bottega dal Ghirlandaio, con un contratto di tre anni, per imparare a dipingere. Ma l'attività della bottega non corrispondeva al carattere di Michelangelo che lavorava sempre in solitudine  e dunque Michelangelo non arrivò a concludere il contratto, abbandonò la bottega del Ghirlandaio, dopo un solo anno. A quindici anni studia, con gli amici gli affreschi del Masaccio, nella Cappella Brancacci, quando si prende, ben assestato , un pugno sul naso da Pietro Torrigiani, poiché il Buonarroti aveva preso Ignudol'abitudine di "uccellare tutti quelli che disegnavano", ovvero si prendeva beffe dei pittori. E'  in questo periodo, che viene chiamato dai Medici in pieno gennaio, subito dopo una fitta nevicata, per costruire una bella statua di neve. Non si sa se il giovane e orgoglioso Michelangelo, abbia accettato l'incarico. Certo è che subito dopo, il Buonarroti, studia con attenzione la cultura quattrocentesca fiorentina e in particolare pittori come Filippo Lippi, Gentile da Fabriano, Verrocchio, Pollaiolo e soprattutto Masaccio. Certo è che Michelangelo Buonarroti si avvicinò sempre più spesso al giardino di casa Medici dove era conservata una collezione di oggetti d'arte, numerose medaglie e camei antichi e dove si riunivano uomini illustri del panorama italiano della fine del quattrocento, tra i quali Angelo Poliziano, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. E' proprio in questo ambiente che l'artista matura la sua idea della bellezza dell'arte: anche per lui come per gli altri artisti rinascimentali l'arte è imitazione della natura e attraverso lo studio di essa si arriva alla bellezza, ma a differenza degli altri lui pensa che non bisogna imitare fedelmente la natura, ma trarre da questa le cose migliori in modo da arrivare ad una bellezza superiore a quella esistente in natura.

 
 
 

La pittura ad olio................

Post n°18 pubblicato il 18 Agosto 2009 da DOLCE_59

 Sarà proprio in questo periodo storico che la tecnica della pittura ad olio su tela si affermerà definitivamente. Attraverso questa tecnica i colori e le luci diventano gli elementi predominanti nell'immagine; i volumi vengono definiti da chiaroscuri ricchi di sfumature, le figure sono composte secondo uno schema piramidale e il punto di vista prospettico si sposta verso il basso. Sarà proprioTintoretto (jacopo Robusti) - Venere, vulcano e Marte adoperando questa tecnica che nel Veneto si formerà una cerchia di artisti che baseranno la loro pittura essenzialmente sul colore, reso in tutte le sue variazioni di intensità e privo di contrasti; in breve quella tecnica che verrà definita "pittura tonale", in cui il colore e la luce, più che il disegno, sono gli elementi fondamentali della composizione. I maggiori esponenti di questa pittura e di questa area geografica sono il Giorgione, Tiziano Vecellio, Paolo Veronese e il Tintoretto.

 
 
 

I grandi del '500

Post n°17 pubblicato il 13 Agosto 2009 da DOLCE_59

Nel 1500 a Roma lavorarono numerosi artisti di un certo rilievoPontormo (Jacopo Carrucci) - Giuseppe in Egitto come Raffaello e Michelangelo e i loro allievi. Si evidenziano in questo periodo il prevalere del disegno ad opera degli artisti toscani e l'espressione del "colore tonale" ad opera degli artisti veneti; cambia anche la considerazione della pittura che non è più annoverata tra le arti manuali, ma al pari della letteratura viene posta tra le arti liberali. Come già abbiamo avuto modo di dire, grande importanza viene data al al disegno, che viene studiato nelle Accademie. Fautrice di questi luoghi di cultura è la Chiesa, che, con la Controriforma, vuole abolire ogni personale interpretazione dei testi sacri e vede nella formazione di scuole, sulla cui attività di insegnamento esercita un severo controllo, la Tiziano Vecellio - Adorazione della Trinità garanzia del rispetto della propria autorità. Così, invece di ispirarsi direttamente alla natura od alle opere del mondo antico, i giovani artisti studiano come modelli le opere di tre grandi interpreti del Rinascimento come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello Sanzio. Tuttavia, per distaccarsi un poco da queste tre grandi personalità e per cercare una propria originalità, si accentua il virtuosismo tecnico e si determina l'effetto drammatico attraverso i gesti esasperati, fino alla deformazione della figura e dell'espressione dei volti. Questa tendenza viene detta "Manierismo" proprio perché rielabora la maniera di dipingere, ritenuta perfetta, dei grandi maestri. Importanti esponenti del Manierismo sono il Pontormo e il Parmigianino.

 
 
 

Storia dell'Arte- Il 1500

Post n°16 pubblicato il 12 Agosto 2009 da DOLCE_59

Il Cinquecento è il periodo della massima diffusione in Europa dell'arte italiana, anche se dal punto di vista politico la situazione è sicuramente molto Parmigianino (Francesco Mazzola) - Madonna dal collo lungo sfavorevole. Il 1.500 è stato un secolo di laceranti contrasti: la Riforma protestante, la conseguente reazione della Controriforma cattolica, la perdita dell'equilibrio politico, l'Italia divenuta ormai campo di battaglia di eserciti stranieri; ma ciò nonostante, si svilupperanno i massimi due centri della cultura italiana: Roma e Venezia, dove convergeranno i più grandi artisti del tempo. E' iniziata infatti la decadenza di Firenze a causa delle lotte interne per il potere sulla città e molte province italiane sono sotto il dominio straniero. Sarà dunque a Venezia e soprattutto a Roma che importanti famiglie cominceranno a collezionare opere d'arte classiche, ma ancor più saranno ottimi collezionisti, i papi come Giulio II e soprattutto Paolo III Farnese.

 
 
 

Il metodo prospettico................

Post n°15 pubblicato il 11 Agosto 2009 da DOLCE_59

Nel 1400 prende corpo il metodo prospettico, ovvero un nuovo modo di concepire e rappresentare visivamente lo spazio. Non è a caso che questo nuovo modo di riprodurre illusoriamente la profondità si afferma quando la società borghese è nel pieno del suo sviluppo. Le contese fra le Signorie confinanti portato in questo periodo all'affermazione di grandi famiglie (i Medici a Firenze, gli Estensi a Ferrara, i Gonzaga a Mantova ecc) e i maggiori stati italiani, compreso lo Stato della Chiesa, raggiungono un equilibrio di forze Carpaccio - Sant'Agostino nello studio che impedisce il prevalere di uno di essi su tutti gli altri. Il maggior benessere di questo momento storico determina quindi un nuovo desiderio di conoscere e sperimentare il mondo e la natura; gli uomini provano fiducia nella propria libertà e nella capacità di creare opere importanti e durature. Le nuove idee sull'uomo e sulle possibilità della sua intelligenza favoriscono la nascita dell'Umanesimo proprio nella città di Firenze, che era stata in questi secoli il centro della spinta al rinnovamento. Un particolare sviluppo di espressioni artistiche coinvolge la società borghese e questo sviluppo proseguirà anche nel secolo successivo, incidendo profondamente nella cultura occidentale e prendendo il nome di "Rinascimento". 

 
 
 

Torniamo a parlare di "Rinascimento"..............

Post n°14 pubblicato il 10 Agosto 2009 da DOLCE_59

Il termine "rinascimento" identifica quindi l'arte sviluppatasi nei secoli XV e XVI, anche se fu usato per la prima volta da Jacob Burckardt nella sua pubblicazione 'La civiltà del rinascimento' del 1860, prima di lui Giorgio Vasari nel descrivere i cambiamenti e le novità che si verificarono a partire dal trecento, usa il termine 'rinascita'. Questa nuova corrente di pensiero si afferma anche nelle grandi città inglesi, francesi, nei Paesi Bassi ed in Germania: la sua diffusione è facilitata anche dall'invenzione della stampa a caratteri mobili (1450). Tuttavia il decennio fondamentale per il cambiamento del gusto artistico a livello europeo è, sia in Italia, sia nei Paesi Bassi (patria dell'arte Fiamminga), quello compreso tra il 1420 ed il 1430. Caratteristica peculiare del rinascimento fu l'interesse per tutte le manifestazioni culturali del mondo antico, gli artisti rinascimentali si sentivano legati alla civiltà classica e consideravano il medioevo un'età di decadenza. L'arte intorno al 1400 rivolse quindi il proprio sguardo al mondo classico non semplicemente per imitarlo, ma partendo da esso per creare qualcosa di nuovo. In questo periodo storico molti artisti si recavano a Roma per studiare le opere classiche, mentre Firenze fu un centro molto fiorente grazie alla presenza di molte famiglie che commissionavano opere d'arte, in particolare la famiglia Medici con Lorenzo il Magnifico. Partendo dalMasaccio - La Trinità presupposti che l'arte classica è un'arte naturalistica e lo scopo dell'arte è imitare la natura, in questo periodo si intensificano gli studi sulla natura. Da questi studi ne consegue un diverso modo di indagare la realtà che circonda gli artisti, ne sono il frutto la scoperta della prospettiva e delle proporzioni. Inoltre alcuni artisti scrivono trattati sull'argomento come Leon Battista Alberti il quale nel 1435 terminò la stesura del suo 'De Pictura', oppure Piero della Francesca che scrisse il 'De prospectiva pingendi'. Il bisogno di stabilire regole fra le parti, per ottenere l'armonia dell'insieme, si traduce anche nello studio delle proporzioni, che definiscono le dimensioni delle parti del corpo. L'arte esplora quindi l'anatomia e la natura, e diventa scienza: le prime scoperte sulle scienze naturali sono dovute agli artisti e proprio un artista come Leonardo da Vinci, inizierà un'indagine sistematica del corpo umano e dei fenomeni legati al moto. La consapevolezza di essere i protagonisti della storia determina anche l'interesse per le testimonianze dell'antichità, che vengono riportate alla luce da scavi sistematici, per poter esser studiate; l'amore per l'antico non si risolve nell'imitazione delle opere del passato, ma avvia alla ricerca di modi espressivi originali, che rielaborano gli ordini classici, come l'arco a tutto sesto e il frontone sulla facciata delle chiese.

 
 
 

Botticelli......................

Post n°13 pubblicato il 07 Agosto 2009 da DOLCE_59

Sandro Filipepi, detto il Botticelli, nacque a Firenze nel 1445. E' stato uno dei più celebri pittori, disegnatori ed incisori del 1400. La formazione del Botticelli La primaveraavvenne nella bottega di Filippo Lippi come ci mostra una delle sue prime opere "La Madonna con Bambino". Influenzato dall'arte del Verrocchio e più ancora dall'arte del Pollaiolo, Botticelli produsse opere come la "Fortezza" ed il "San Sebastiano" nelle quali ha particolare valore l'uso della linea, dando la prevalenza al motivo grafico anziché cromatico o plastico delle composizioni. Dopo una serie di opere che rispecchiano questo suo carattere iniziale, Botticelli forma uno stile tutto suo, dipingendo per Lorenzo di Piero de' Medici la "Primavera". InSan Sebastiano questo dipinto, la figura centrale, che rappresenta Venere, si trova tra due gruppi di personaggi: da una parte Zefiro che insegue Flora e la primavera vestita di fiori, dall'altro le tre Grazie e Mercurio. In questo dipinto Botticelli raggiunge una perfetta armonia tra il ritmo lineare del disegno e la rappresentazione plastica delle forme , il tutto immerso in una luce evanescente e fioca. La stessa atmosfera, lo stesso uso di colori freddi e chiari, si ritrova nella "Nascita di Venere" che esegue tra il 1482 e il 1484 insieme ad altri dipinti quali: "Pallade e il Centauro" e "Marte e Venere". Negli stessi anni dipinge anche quadri a soggetto sacro come la "Madonna Magnificat" e la "Madonna della melagrana" ed esegue anche disegni illustranti il poema dantesco. Tra i due capolavori, la "Primavera" e la "Nascita di Venere", è situato il soggiorno romano di Botticelli, durante il quale lavorò, assieme a Cosimo Rosselli, al Ghirlandaio e al Perugino, ad alcuni affreschi nella cappella Sistina, eseguendo i tre riquadri con la "Punizione dei ribelli" , le "Prove di Mosè" e le "Prove di Cristo". Verso la fine del secolo il suo stile subisce un mutamento, la sua pittura si fa di carattere sacro probabilmente dovuto all'influenza delle predicazioni di Savonarola. All'abbandono dei soggetti mitologici corrisponde un Cristo mortoindurimento delle forme, l'uso di un cromatismo più cupo, una mimica dei personaggi più patetica e un maggiore dinamismo nelle composizioni, anche se il carattere astratto delle sua produzione precedente è ancora presente.
Nel 1495 dipinge la "Calunnia", la cui composizione è molto movimentata ed inquadrata entro un'architettura piuttosto fastosa. Tra le altre opere abbiamo la "Natività", tutte opere che rispecchiano questo suo nuovo modo di dipingere, opere di alta tensione spirituale in forme arcaicizzanti. Botticelli morirà a
Firenze nel 1510.
 

 
 
 

Leonardo Da Vinci

Post n°12 pubblicato il 06 Agosto 2009 da DOLCE_59

Leonardo nasce a Vinci il 15 aprile del 1452. Sarà pittore, scultore, architetto, ingegnere, matematico, musicista, anatomista, scrittore, ovvero il più versatile genio di tutti i tempi. La GiocondaNel 1469 la famiglia e Leonardo con essa, si trasferì a Firenze, qui il giovane artista entra a far parte della bottega del Verrocchio dove rimane per otto anni e dove apprende l'arte del disegno, l'uso della prospettiva e dell'anatomia. Questo è ben attestato nel suo intervento nel "Battesimo di Cristo" del Verrocchio, dove realizza l'angelo con estrema sapienza compositiva ed equilibrio. Inoltre, in una delle sue prime realizzazioni: "Annunciazione" di Monteoliveto oggi alla galleria degli Uffizi a Firenze, dipinta tra il 1475 e il 1478, abbiamo una straordinaria qualità cromatica e uno studio attento verso i particolari soprattutto naturali. Abilissimo nel disegno, questa dote di Leonardo da Vinci è evidente inSan Giovanni due opere iniziate nel 1482 circa e rimaste incompiute: "San Girolamo" e "Adorazione dei Magi". In quest'ultima, rimasta incompiuta per la sua partenza per Milano, interpreta in modo nuovo il soggetto: intorno alla figura della Vergine col Bambino si raccoglie una folla gesticolante che ci lascia intendere l'emozione per l'evento sacro. Ancora del periodo fiorentino sono il "Ritratto di Ginevra Benci" il cui volto è delineato da delicati effetti chiaroscurali mentre sullo sfondo si staglia un paesaggio di acqua e piante.

 
 
 

Antonello da Messina

Post n°11 pubblicato il 28 Luglio 2009 da DOLCE_59

Antonello da Messina nasce intorno al 1430, come riportato in una biografia dal Vasari. Della sua formazione artistica si conosce ben poco ma, sempre secondo il Vasari, risulta che Antonello l’abbia acquisita nei suoi soggiorni giovanili di Roma e Napoli ed in età matura nelle Fiandre a contatto diretto con Van Eyck. Le sue opere, influenzate dal linguaggio e dalla tecnica fiamminga, risultano luminose, ricche di gamme cromatiche e di particolari. La città di Napoli in questo periodo è un centro nevralgico per l’arte della pittura dove arriva costantemente nuova linfa vitale dai fiamminghi, dagli spagnoli e dai provenzali, voluta fortemente da Renato d’Angiò e da Alfonso d’Aragona

La crocifissione -opera di Antonello da Messina

 
 
 

Il Giorgione

Post n°10 pubblicato il 27 Luglio 2009 da DOLCE_59

Sulla biografia di Zorzi o Giorgio Barbarelli da Castelfranco detto il Giorgione si ha soltanto qualche frammentata notizia. Il Giorgione è uno degli esponenti più importanti del Rinascimento veneziano, morto di peste all’età di trenta anni (nato il 1470/77? e morto nel 1510). Oltre alla Pittura si interessa anche di musica e di poesia ed è un assiduo frequentatore di salotti delle famiglie aristocratiche veneziane. Dalle sue opere risultano evidenti gli influssi di Leonardo, Durer e di Giovanni Bellini.

Il suo stile si contraddistingue da quello degli artisti a lui  contemporanei soprattutto dall’importanza assunta da colore rispetto alla linea ed alla composizione, mentre le tematiche sono tra le più svariate, talvolta fantastiche, spesso tendenti ai toni scuri. Paesaggistica e figurativo si amalgamano in un avvertibile armonia dentro una realtà creata da innumerevoli sfumature.

Giuditta

Opera del Giorgione

 
 
 

Le origini del Rinascimento nella pittura

Post n°9 pubblicato il 23 Luglio 2009 da DOLCE_59

La storia dell'arte ci offre moltissimi "rinascimenti" e la semplice parola, nel comune linguaggio critico, veniva spesso impiegata per la descrizione del vertice di una specifica civiltà artistica, prescindendo dai suoi passati sviluppi, sia che essi siano stati di origine azteca o bizantina. Il termine Rinascimento, come lo intendiamo oggi, a partire dai tempi del Vasari, sta a specificare quel periodo culturale che interessa l’intera Europa, compreso tra il 1400 ed il 1500, nel quale l’arte figurativa tocca livelli altissimi, sia nella tecnica che nell’inedito linguaggio espressivo. Non bastano però queste generiche caratteristiche a distinguere il Rinascimento ed a fissarne le origini (date, luoghi e civiltà). L’argomento è molto complesso ed articolato che occorrerebbe molto spazio per poterlo analizzare a fondo in tutte le sue sfaccettature. Qualsiasi cosa si dica sul Rinascimento in modo schematico e riassuntivo è suscettibile di ambiguità e di inesattezze. Senza possibilità di cadere in errori si può invece dire che nella Pittura del Rinascimento c’è: il coerente controllo dello spazio nella raffigurazione, la conquista - da parte dell’uomo - di una centralità fino al raggiungimento dell’ideale laico, la rappresentazione della realtà in modo obbiettivo anche se spesso  abbondantemente idealizzata. A tutto questo vengono sommate la rinnovata tecnica, l’applicazione della prospettiva regolata dalle leggi matematiche, l’aiuto della letteratura nel recupero delle tradizioni classiche ancorché un nuovo atteggiamento scientifico verso l’universo e la storia. Per quanto riguarda il luogo dove il Rinascimento ha avuto la sua origine, pare abbia avuto i suoi primi sviluppi contemporaneamente in due regioni molto lontane tra loro, che si identificano in Toscana e Fiandre. I primi innovatori di un linguaggio pittorico, che segnerà la storia dell’arte, sono Tommaso di Mone Cassai detto il Masaccio e Van Eyck.

 
 
 

L'Arte Umanistica del '400

Post n°8 pubblicato il 23 Luglio 2009 da DOLCE_59

L'Umanesimo conosce fin dalle sue origini vastissimi orizzonti. Gli stessi Concili che la Chiesa promuove in tutta la prima metà del secolo, sono e offrono grandi opportunità di incontro e scambio culturale tra grandi esponenti religiosi, alte personalità nel campo artistico e dignitari di corte, che incrementano la circolazione europea di codici classici e abbondanza di novità artistiche.

Opera di Van Eyck

Gli Angeli musici

 
 
 

Cosimo Tura- La Primavera

Post n°7 pubblicato il 22 Luglio 2009 da DOLCE_59

Cosmè Tura, o anche Cosimo Tura, nasce a Ferrara intorno al 1430 (probabilmente 1433) da Domenico, un calzolaio. La sua prima formazione, secondo il Vasari, avviene sotto la guida di Galasso Ferrarese. È  il pittore ufficiale della famiglia degli Estensi e,  può essere accreditato come il principale fondatore della Scuola di Ferrara, della quale è sicuramente uno dei maggiori esponenti. Cosmè Tura non è soltanto attivo nel campo della pittura generica e della decorazione nelle chiese, ma è anche un abilissimo scenografo nelle feste e manifestazioni popolari, che spesso vengono organizzate dai duca.  Nella seconda metà del Quattrocento, precisamente tra il 1450 ed il 1470, le zone del ferrarese sono teatro di uno sviluppo espressivo di notevole entità, che non trova riscontro in nessun periodo della Storia dell’arte figurativa italiana e, forse europea. In questo periodo, che coincide con quello che vede al governo Borso d’Este, assistiamo alla nascita ed allo sviluppo di un linguaggio pittorico molto raffinato ed eccentrico che renderà famosa l’arte ferrarese di questa seconda metà del Quattrocento. Dal 1467 al 1472 Cosmè Tura è attivo negli affreschi: realizza la decorazione della cappella di Francesco Sacrati in S. Domenico e, poco più tardi, nella chiesa di Belriguardo dipinge, su richiesta di Borso, le Storie della Vergine, due grandi capolavori andati prurtroppo perduti. Di questa serie, arrivano a noi soltanto le ante d’organo della Cattedrale dove vengono  raffigurati l’Annunciazione  e San Giorgio che lotta contro il drago per liberare la principessa.

                                                                  

 
 
 

Ancora sul 1400.........................

Post n°6 pubblicato il 21 Luglio 2009 da DOLCE_59

Nella seconda metà del Quattrocento fiorentino e nella prima metà del Cinquecento, nella regione romana ed in quella veneta, vediamo l'apice del Rinascimento nell'arte della pittura italiana. La rapida e consistente trasformazione avvenuta nel campo culturale, il ritorno al gusto del classico antico come fonte d'ispirazione, tanto formale che razionale, la totale visione dell'arte intesa sempre più come strumento di conoscenza ed indagine diretta della realtà, sono i più importanti caratteri che distinguono decisamente questo prosperoso periodo, sostenuti da grandissime libertà di espressione e di ricerche, molto spesso sperimentali.

 Sandro Filipepi, comunemente conosciuto come il Botticelli, un grande artista unico nel suo tempo, nasce a Firenze nel 1445, quarto figlio del noto conciatore di pellami Alessandro Filipepi. Sin da piccolo incomincia a frequentare la bottega del pittore-scultore Antonio del Pollaiolo, dal quale apprende il ductus elegante che rimarrà sempre una discriminante nel linguaggio artistico delle sue opere. In tutti i suoi lavori si nota la preferenza del tratto al chiaroscuro ed alle gamme cromatiche. All’età di 25 anni riesce ad aprire una bottega d’arte tutta sua, dove inizia la sua carriera artistica. Già fin dai  primi anni di lavoro le sue committenze sono importanti, tanto da fargli realizzare il ritratto di Giuliano de’ Medici, fratello del famoso Lorenzo. Il Botticelli entra nelle grazie di quest’ultimo e di tutta la famiglia de’Medici per il suo spirito aperto, indagatore, curioso e soprattutto per la sua intelligenza fine e sempre viva, anche se talvolta manca di coerenza e disciplina interiore che lo portano a ripensamenti e correzioni

 
 
 
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