Libertà di opinione

Dal blog di Luigi De Magistris - SILENZIATORE MEDIATICO


Unico obiettivo centrato: ridurre al silenzio Annozero, Ballarò, Report e le voci critiche della tv. Il Cda della Rai, dove la destra è padrona, si piega al volere di Berlusconi e di fatto conferma lo stop ai talk show politici. Nonostante la decisione del Tar che ha accolto il ricorso di Sky e La 7 contro il regolamento dell'Autorità di garanzia, la quale ha imposto la par condicio nel periodo elettorale rendendo nei fatti impossibile l'informazione politica. La legge, falsamente e strumentalmente, è tirata da tutte le parti per evitare che i cittadini conoscano, si formino un convincimento e in base a quest'ultimo votino. Svuotare le coscienze, drogarle e poi servirsene per realizzare il proprio piano eversivo, invocando il popolo manipolato, il rispetto della sua volontà indotta, il principio plebiscitario che il Governo ha sempre mani libere, perché trionfa quantitativamente nelle urne e può fregarsene dei pesi-contrappesi istituzionali e degli equilibri democratici. Dopo la decisione del Cda Rai, si arriverà alla situazione paradossale che la tv privata del premier potrà informare, mentre quella pubblica, cioè la nostra da noi pagata, non potrà farlo. C'è in quello che sta accadendo uno smarrimento etico che genera la paura per il futuro democratico, soprattutto tenendo conto di quanto emerso dalla Procura di Trani e dalla vicenda intercettazioni. Il premier che chiama alla mobilitazione non solo il fido Minzolini del Tg1, ma addirittura un consigliere dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, perché censurino Annozero di Santoro e anche Parla con me di Dandini e magari tutte le voci che non si omologano al coro osannante verso il sovrano. Forse, anche la magistratura è risucchiata in questo intreccio, con un consigliere del Csm che pare -il condizionale è d'obbligo- abbia fornito i suoi pareri tecnici allo stesso membro dell'Agcom per neutralizzare, come a lui richiesto dal Capo, i programmi tv scomodi e urticanti la sensibilità tirannica. Ancora una volta ritorna il trittico della devianza: parte della politica che agisce pro domo sua et amicorum (per il Sovrano e la sua corte), spezzoni delle istituzioni di controllo che si prestano al disegno, porzioni della magistratura che si lasciano condizionare. E chi lo denuncia, finisce per essere additato come complottista-giustizialista oppure viene censurato il più possibile dalle tv di regime. L'Italia dei valori, che ha sempre rifiutato le logiche spartitorie della lottizzazione, che ha sempre denunciato il piano del Governo, che non ha fatto sconti anche a chi, nello stesso centrosinistra, si è spesso incamminato sulla strada dell'inciucio con Arcore, è il "pubblic enemy" da colpire. Semplicemente si tratta di un partito che crede che gli italiani meritino qualcosa di più degli editoriali sovietici di Minzolini o della distruzione delle leggi da parte dell'esecutivo. Perché il benessere di questo Paese non dipende dal reddito di Berlusconi, per altro cresciuto di oltre 8,5 milioni in un anno. Grazie anche all'abuso di Stato operato dal "silenziatore" mediatico.