marco josto agus

CALAMOSCA


   
marco josto agus"Calamosca" acquerello 32x41 estate 1997(Collezione Stefano Pallotta)--- ---"...Marco ama la Sardegna e qui crea immagini chiare...Molti acquerelli, soprattutto paesaggi nascono sulla spiaggia di Cala Mosca, dove Marco Josto, dopo il bagno prendeva il suo quaderno e con l'acqua di mare liberava i colori..."--- ---stralcio dall'articolo "La Poetica recisa di Marco Josto Agus" di Antonietta Demurtas pubblicato su "GodotNews" - Cagliari 2 giugno 2006 che di seguito ripropongo, ringraziando l''Autrice e l'Editore(aut.concesse) --- ---di Antonietta DemurtasPalazzo Barberini a Roma ospiterà le opere dell'Artista, morto giovanissimo, a meno di ventisei anni, due anni fa. Emerge un campionario di straordinaria ricchezza, che rivela una sensibilità non comune e attraversa le discipline senza fatiche. Le opere sono visitabili anche a Cagliari, nella sua galleria "Colori",  in via Bastione di Santa Caterina. LA POETICA RECISA DI MARCO JOSTO AGUSLa poesia di Marco Josto Agus suona come un invito per chi entra nella sua Galleria in via Bastione di Santa Caterina. A Cagliari, nelle strette vie di Castello, all'improvviso, dietro una piccola porta, i "Colori di Marco Josto Agus" brillano e si lasciano interpretare. In ogni quadro c'è la sua anima, solare come i girasoli, fiera come un autoritratto, naturale come un paesaggio, passionale come un nudo, forte come una torre, giovane e immortale come la sua voce.Il 9 giugno compirebbe 28 anni, ma la sua arte ne dimostra infiniti.Nell'Iperione, il poeta Friedrich Holderin scriveva "solo la bellezza rivela l'infinito; e la prima figlia della bellezza è l'arte".Marco Josto figlio dell'Arte, prima ancora che dei suoi genitori, possedeva una bellezza infinita e la esprimeva nella pittura, nella poesia, nella musica, nella vita di tutti i giorni. Sin da piccolo amava disegnare, in terza elementare faceva le sceneggiature dei fumetti, suonava il pianoforte, scattava fotografie catturando colori, luci e forme dai fustini dei detersivi, sentiva già dentro di sè il fuoco dell'arte.A sedici anni dipingeva come un grande artista, ma senza presunzione, la sua grandezza veniva fuori in modo naturale e tutti gliela riconoscevano. Per gli amici aveva un sorriso nascosto, che scava nell'animo fino ad esaltare la dignità della persona. Ritraeva uno spazzino che raccoglieva foglie nel viale, una contadina nei campi, il lavoro dell'uomo nell'aspetto etico. Fuori da uno schema iconografico, catturava l'anima e riusciva a fermarla.Nato a Roma, si trasferisce con la famiglia ad Avezzano, città della madre. Dopo il liceo classico ritorna nella capitale e nel 2002 ottiene il diploma all'Accademia di Belle Arti con la tesi "Poetiche Incisioni" dove mette a confronto il percorso pittorico di Giorgio Morandi con quello poetico di Umberto Saba.Nell'Accademia romana si specializza in "incisione, acquatinta, acquaforte e puntasecca", i pomeriggi frequenta il biennio della Scuola libera del nudo. Trascorre le estati a Cagliari, terra paterna, dove perfeziona l'uso delle tecniche a olio e acquerello nello studio del pittore Luigi De Giovanni, scelto come maestro non in quanto disegnatore, ma artista lontano da qualsiasi visione commerciale dell'arte.Marco ama la Sardegna e qui crea immagini chiare, come "La sedia" (il suo manifesto) fatto a casa della nonna, "Il belvedere", dipinto ad Alghero quando andò al concerto di Paolo Conte. Molti acquerelli, soprattutto paesaggi nascono sulla spiaggia di Cala Mosca, dove Marco Josto, dopo il bagno prendeva il suo quaderno e con l'acqua di mare liberava i colori. Nei nudi, i pastelli a cera riscaldano corpi adagiati su sfondi decisi; il rosso, il verde, il blu delineano linee umane e rivelano visi mancanti.Sono millecinquecento i dipinti e le incisioni (nessuno è in vendita),Limoni, Campo di grano, Primavera, Girasoli, Grande natura morta, Paesaggio, Immagine. "Due ponti" è un olio su tela sul quale scivola malinconico il ricordo di quel giorno in cui Marco Josto proprio su un ponte perse i colori della vita. A tenerli vivi ora è il padre, che da quel nefasto 23 febbraio 2004, gira il mondo per far conoscere a tutti un artista e non un figlio da beatificare. Non gli interessano orpelli e artifizi, "per andare incontro a Marco Josto non voglio prendere la Tav, ma viaggiare su un treno lento che si ferma ad ogni stazione per stare in mezzo alla gente e comunicare il messaggio umano ed artistico di mio figlio. Marco amava Dostoevskij e come lui pensava che la bellezza salverà il mondo. Una bellezza che non si trova sui treni di lusso, ma negli sguardi dei giovani, che come Marco hanno il diritto di essere ascoltati e conosciuti".Nel 2005 Marco è stato vincitore della settima edizione del premio internazionale d'arte "San Crispino", ha ricevuto la medaglia d'argento del Presidente della Repubblica, ha rappresentato l'Italia alla terza edizione d'arte internazionale a Bratislava. A Cagliari le sue retrospettive hanno incantato Piazza del Carmine, l'Antico Caffè, Galleria Vivarte, la Cittadella dei Musei, Libri di Piazza Repubblica. Il "Premio Marco Josto Agus" istituito ad Eboli ogni anno premia giovani artisti. Dal 6 al 10 giugno 2006 a Roma, Palazzo Barberin ospiterà i colori di Marco.Le sue opere fioriscono nel "Giardino della Memoria" che il padre e la sorella curano con amore. "Non voglio le mostre - dice il padre - solo Marco ne ha fatto una, la prima e l'unica. Voglio portare i quadri per le vie, nei bar, nelle librerie, in modo che chiunque passando per strada si fermi a vederli e pensi che chi li ha dipinti è una bella persona che vale la pena conoscere.Cagliari, 2 giugno 2006