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Il lavoro rende liberi


 I poveretti che, dopo aver viaggiato in condizioni disumane dentro carri bestiame, entravano nel campo di concentramento per essere macellati, passavano sotto la scritta: "il lavoro rende liberi".    Oggi, in forma diversa, si ripropone lo stesso concetto ipocrita.    Il lavoro non è più un diritto, ma è un mercato, come per l'appunto era un mercato quello nel foro boario.    L'uomo non ha infatti più dignità di persona, ma ancora una volta ridiventa una bestia, appunto da vendere al mercato.  Che poi la nefanda frase "mercato del lavoro" esca pure fuori dalla bocca di chi, un tempo, si dichiarava comunista, aggiunge scandalo allo scandalo e ipocrisia all'ipocrisia.  Si ripropone così ancora una volta il concetto di darwinismo sociale, che esclude i più deboli e chi non ha la forza di competere e, appunto, di mettersi sul mercato.  Vogliamo forse riaprire le camere a gas per eliminare i più fragili, questa volta in nome del libero mercato?   Anche la caccia al falso invalido, fatta dalla forza pubblica, mentre dovrebbero essere i medici a stabilire chi realmente sia o non sia invalido, è sospetta.   Forse si vuole proporre un sistema sociale da caserma, sul tipo marca-fogna?   Che si indaghi invece sulle commissioni mediche, per verificare se sono formate da persone competenti e soprattutto oneste.   Non esiste un ordine dei medici?   La forza pubblica dovrebbe dare la caccia al ladro, e pure ai truffatori, a cominciare dall’alto.   Come diceva giustamente un carabiniere in pensione, la pulizia, se la si vuol fare correttamente,  si comincia dall’alto, non dal basso.