racconti di vita

INCANTEVOLE INNOCENZA


T’immagino dipingerti le unghie di rosso fuoco smaltato, pittarti il viso per dissolverti meglio nel buio e tingere notti di tenebra scura avvinghiata nei dubbi di essere sempre la stessa, identica a tua madre o a quella che ora ha deciso di andare.Indossi le calze più scure come se tra le gambe non esista un ingresso che possa lasciare intravedere un frammento di luce perché non hai più stelle o paradiso, ma solo la voglia di smarrirti ancora. T’immagino restare a cantare parole, a sillabarle adagio e a vederle cadere appese come lacrime alla scia dei tuoi occhi e sfiorare preziose il tuo seno.Hai un ombrello da colmare con un giorno intero di pioggia gelata, lo agiti appena per farla colare a gocce nere che possano tingerti la pelle del viso, bagnarti i capelli e coprirti come nebbia leggera, per galleggiare e sentirti diversa da tutte le altre così che chiunque potrà chiederti amore senza per questo sapere il tuo nome. Indossi i tacchi più alti per calpestare lo sguardo di chi ti conosce e bucare lo stomaco di una tiepida notte qualunque fino a sentirla diversa da tutte le altre immaginate tra le gambe del buio a soppesare parole di uomini e sesso. Ti vedo spalancare la bocca e irrigidire la voglia, sgocciolare semi di latte in un letto o nei bar per uomini soli, cercando due mani da potere comprare, due gambe per essere mare vicino a una riva di sabbia dorata per quanto possa valere un sesso di pietra, senza il sapore di maschio o di padre, di stanza da letto e alcova accogliente. Li senti i guaiti che squarciano il buio e provengono ovunque tu punti l’orecchio? Cani affamati, randagi e bastardi che corrono a branchi, incedono rapidi e annusano il culo di quelli davanti come chiunque a quest’ora farebbe se per caso vedesse spuntare il tuo da un muro qualsiasi, se solo tu lo mostrassi come conviene, scordando le ore passate dall’ultima volta che hai fatto l’amore, dimenticando se stavi supina in un letto o in un caldo parcheggio d’estate, se ti presero per strada o c’era la luna o solo un alito tiepido di vento a sfiorarti la pelle e sgualcirti il vestito. Quante mani avranno avuto la forza, quante saranno arrivate nel punto preciso dove la menzogna si squaglia copiosa nel caldo, se solo sapessero quanto tu sia accessibile basterebbe la luna che brilla, risplende e fa luce alle tue labbra rosse perché tutto diventi più chiaro.Ma tu non rispondi e non avrebbe più senso rimanere in attesa per chissà quanto tempo e raccontarti di me. Mi sa che stasera chiudo davvero la porta ed entro in quel sogno dormiente di mare salato in mezzo alle gambe, dove io sarò il buio che regola il giorno, dove io sarò la notte che placa la terra ed ogni tanto s’annoia aspettando qualcuno.Baci sparsi.....Marco