racconti di vita

Confessioni di un impudico.


Guardo il tuo riflesso morbido nello specchio, sei un mare di capelli arruffati e carne spalmata sul letto come marmellata e burro su una fetta di pane. Odore buono di estasi lunga, estate e noia che pervade l'aria tiepida e tu che dormi abbandonata come morta, come un vestito nuovo appeso, deposto con cura minuziosa e lasciato nell'armadio aspettando il prossimo cambio di stagione. Penso a quello che avremmo potuto essere noi, illogiche comparse di un film muto oppure protagonisti assoluti di un musical sfavillante, amanti amici complici, due in uno, fusione perfetta. Invece no. Tu rappresenti soltanto la somma di tutte le donne incontrate, possedute, sfiorate oppure vissute a prezzo di nulla. Qualcuna migliore, qualche altra peggiore, la moglie attenta, la madre apprensiva, l'amica simpatica, l'amante passionale, tutti brevi capitoli in fila nello stesso libro. Tu sei l'ultima pagina di questo romanzo del quale io conosco perfettamente la fine, in un'addizione folle di corpi sudati, di letti disfatti, di alcove e vita, menzogne, ipotesi e scuse. Tu rappresenti la porta a me necessaria per cambiare dimora. Perciò non chiedere altro. Continua a dormire. Chi sei? Moglie, madre, amante, figlia, compagna, bambina, mignotta, angelo e sesso, un buco umido e accogliente, spelonca e anfratto dove rinchiudere tutti i miei desideri, nave, vascello di gemiti? Chi sei? Cosa chiedevi muovendoti sopra me nell'istante preciso in cui aprendo gli occhi li gettasti a tradimento nei miei? Quale domanda mia dea, coraggio, spara. Io continuo a recitare la mia parte perchè la maschera indossata da anni è talmente aderente al mio viso da essere diventata parte di me stesso. A volte vorrei lasciare uno spiraglio, permetterti di entrare ma poi? Che ne faresti di me? Quale destino confezioneresti in un pacco di carta argentata a quest' uomo immagine perfetta di sua somiglianza? Lui ingenuo, cinico, completamente incolpevole, spavaldo e arrogante gridando la propria assoluta incapacità d'amare. Tu, senza neanche saperlo, condannata in un gioco senza fine, una giostra assurda, un consapevole liquido inferno di niente. Miriadi di schegge impazzite nel pugno che infrange lo specchio. Ti svegli e mi guardi. Ma io sono già lontano.