il Mare

Post N° 22


Mi chiedo come mai ancora nn ho pubblicato nessuna poesia di Eugenio Montale, che trascorse molti dei suoi anni alle Cinque Terre. Rimedio pubblicando questa, Riviere. La prima parte la potete trovare in Piazza Eugenio Montale a Manarola. La foto qua accanto e' la stazione di Manarola ripresa appunto da piazza Montale. RIVIERE da Ossi di Seppia di Eugenio Montale. Riviere, bastano pochi stocchi d'erbaspada penduli da un ciglione sul delirio del mare; o due camelie pallide nei giardini deserti, e un eucalipto biondo che si tuffi tra sfrusci e pazzi voli nella luce; ed ecco che in un attimo invisibili fili a me si asserpano, farfalla in una ragna di fremiti d'olivi, di sguardi di girasoli. Dolce cattività, oggi, riviere di chi s'arrende per poco come a rivivere un antico giuoco non mai dimenticato. Rammento l'acre filtro che porgeste allo smarrito adolescente, o rive: nelle chiare mattine si fondevano dorsi di colli e cielo; sulla rena dei lidi era un risucchio ampio, un eguale fremer di vite, una febbre del mondo; ed ogni cosa in se stessa pareva consumarsi. Oh allora sballottati come l'osso di seppia dalle ondate svanire a poco a poco; diventare un albero rugoso od una pietra levigata dal mare; nei colori fondersi dei tramonti; sparir carne per spicciare sorgente ebbra di sole, dal sole divorata… Erano questi, riviere, i voti del fanciullo antico che accanto ad una rósa balaustrata lentamente moriva sorridendo. Quanto, marine, queste fredde luci parlano a chi straziato vi fuggiva. Lame d'acqua scoprentisi tra varchi di labili ramure; rocce brune tra spumeggi; frecciare di rondoni vagabondi… Ah, potevo credervi un giorno, o terre, bellezze funerarie, auree cornici all'agonia d'ogni essere. Oggi torno a voi più forte, o è inganno, ben che il cuore par sciogliersi in ricordi lieti - e atroci. Triste anima passata e tu volontà nuova che mi chiami, tempo è forse d'unirvi in un porto sereno di saggezza. Ed un giorno sarà ancora l'invito di voci d'oro, di lusinghe audaci, anima mia non più divisa. Pensa: cangiare in inno l'elegia; rifarsi; non mancar più. Potere simili a questi rami ieri scarniti e nudi ed oggi pieni di fremiti e di linfe, sentire noi pur domani tra i profumi e i venti un riaffluir di sogni, un urger folle di voci verso un esito; e nel sole che v'investe, riviere, rifiorire! [Foto: ©Roger]