Pensieri in libertà

Post N° 55


Myanmar … continua la repressione
“Ritorna alla normalità la situazione nel Myanmar” è il titolo di una notizia di agenzia di oggi che invita alla ripresa del turismo. Ma solo pochi giorni fa, Catherine Baber di Amnesty International, aveva affermato che “le prove su arresti arbitrari di massa, presa di ostaggi, sparizioni, percosse e torture ai danni dei detenuti smentiscono senza ombra di dubbio qualsiasi pretesa del governo di Myanmar che la situazione sia tornata alla calma".Ed oggi Amnesty International ha diffuso in un comunicato la seguente testimonianza dell’attacco al monastero di Myitkyina. “Intorno alle cinque del pomeriggio del 25 settembre, le autorità hanno tagliato le linee telefoniche. Poco dopo le nove di sera hanno sfondato l’ingresso principale del monastero coi carri armati, come se avessero circondato e stessero assalendo un obiettivo nemico. Alcuni soldati si sono appostati fuori dall’edificio, altri hanno fatto irruzione all’interno.
Non c’erano solo i soldati. Ad aiutarli c’erano i poliziotti e i membri di Swan Arrshin e dell’Usda [formazioni paramilitari filo-governative]. Hanno iniziato a picchiare i monaci. Appena ne incrociavano uno lo pestavano. Ci hanno ordinato di metterci contro il muro, picchiando chi non obbediva.Diciotto di noi sono riusciti a fuggire attraverso il tetto del monastero e a nascondersi nei dintorni. Solo la mattina dopo abbiamo avuto il coraggio di rientrare. I militari avevano abbandonato l’edificio dopo l’irruzione ma sentivamo ancora dei rumori venire dall’interno. Quando siamo entrati, abbiamo visto la devastazione: porte rotte, sangue sui pavimenti. I monaci che non erano stati portati via si erano riuniti al secondo piano. Io ho continuato a girare… c’era devastazione ovunque.Poi ho saputo che uno dei monaci arrestati era morto per i pestaggi subiti durante l’interrogatorio. Lo abbiamo saputo il 27 o il 28 settembre, non ricordo il giorno esatto…”  Ascolta il raccontoIl monaco picchiato a morte si chiamava U Thilavantha ed aveva 35 anni (vedi foto precedente).Prima dell’attacco al monastero di Myitkyina, nel monastero c'erano 142 monaci; oggi ne sono rimasti soltanto 11: tutti gli altri sono stati arrestati oppure sono entrati in clandestinità.
 Ritornata alla normalità la situazione nel Myanmar? Eppure proprio oggi sono stati arrestati diversi dissidenti, tra cui Su Su Nway, conosciuta per il suo impegno contro i lavori forzati. E sempre di oggi è la conferma dell’arresto, avvenuto i primi di novembre, di U Gambira, leader della protesta pacifica di settembre. Soe Tun, membro di “Generazione 88”, ha dichiarato: “Invece che di gesti di riconciliazione continuiamo ad avere notizie di violenze. Se la giunta vuole la riconciliazione nazionale come dice, deve mettere fine agli arresti”. Invito tutti a sottoscrivere l’appello di Amnesty International in cui si chiede alle autorità di Myanmar il rilascio immediato di tutte le persone arrestate durante e dopo le manifestazioni di settembre. Si chiedono, inoltre, garanzie sul trattamento dei detenuti e sull’accesso agli avvocati, alle famiglie e alle cure mediche di cui alcuni di loro hanno assolutamente bisogno.E unisco un mio forte applauso agli applausi del popolo birmano per i suoi monaci