una tempesta calma

I miei orrori mostruosi


Non è vero che tutto si sistema.Vorrei che tutto si sistemasse, ma a quali condizioni?Alle tue? Alle mie?Non pensavo di essere un "mostro" anche se mi ci sento.Il buio e il freddo mi attanagliano per l'ennesima volta.La solitudine mi lascia riflettere, macerare.Non pensavo di essere pesante, credo di esserlo diventato.Con quale spirito ho rinunciato alla mia leggerezza per piombarein questa melma calcinosa che mi fa arrancare?Mi ritrovo contro ogni mio desiderio in una palude sentimentale.Mi ritrovo al centro, troppo lontano da qualsiasi appiglio che mi consenta di tirarmi fuori.Tu? Dove sei in tutto ciò?In un'altra palude. Una palude costruita con metodo.La tua palude sentimentale, con le tue scarpe di piombo,la voce da bambina e le tue posizioni irremovibili.I tuoi confini, i tuoi spazi. Più che una palude, il deposito di Zio Paperone:austero ma pieno d'oro, come le promesse insite nei tuoi sguardi;colorato ma ingrigito dalla paura che qualcuno vi entri;dotato di sistemi antiintrusione che non farebbero entrare nemmenoi pompieri in caso di incendio;un mondo di ricchezza che se aperto potrebbe rendere molto di piùanche solo con gli interessi.Invece no.Ti sei chiusa nella torre incantata.Il drago che fa la guardia non è la fidanzata di ciuchino.E' una gorgone che pietrifica con algidi sguardi.Le trappole che circondano il fossato non lasciano scampo.Ma in tutto ciò una canzone aleggia nell'aria.Con la voce di Bijork arrivano le parole di una canzone triste:"la triste principessarinchiusa tutta solapiange per se stessae mai più si consola.I principi che provano a scalare le sue muraspesso ai primi rischi rinucian per paura.L'ultimo ha deciso di fare il coraggiosoè quello lì affogato nel fosso più fangosoè stata la follia indotta dal fardelloche lui si trasportava deposto nel cervello.Soltanto per amore vi si era avventuratoed ora il suo cuore si trova avvelenato.la triste principessarinchiusa tutta solapiange per il suo principeche l'ha lasciata ancoraIl suono del suo canto induce i più fallitia compiere le gesta di cavalieri ardititu metti il più fallito dentro un'armaturaper qualche tempo forse non proverà pauraun alito di promesse di gioie e di bellezzalo spinge con ardore a battersi con destrezzama ciò che troverà con grande delusioneè solo la tristezza che lambisce quel bastione.La triste principessarinchiusa se ne staforse vorrebbe uscirema mai lo faràla triste principessapiange con rancoreper i danni che combinaogni volta col suo cuore"Io il cavaliere che senza macchia e senza paura si spinge oltre.Ho evitato le prime trappole intorno al fossato;mi sono arrampicato sulle mura, sono risceso e penetrato nel cortile;i profumi e i sapori mi hanno inebriato;mi sono spinto incoscente all'interno del castello e ti ho vista!Ho ancora il calore delle tue labbra impresso sulle mie.Ora che giaccio nelle fredde segrete incatenato mani e piedi.Volevo liberarti da quel castello. Ingenuo.Tu hai pensato che sarebbe stato il passaggio da una prigioniaad un'altra. Da una torre ad un'altra torre.E' naturale scegliere qualcosa che si conosce piuttosto che qualcosa che si ignora.A nulla servono i miei sforzi per liberarmi, ogni gesto si rivolta contro di me.Ogni scossa alle catene è interpretata come una violenza,ogni tentativo di scardinare il lucchetto che mi rinchiude diventa un atto di forzatura.Con questa pesantezza nel cuore, vivo quotidianamente.Con la voglia di reagire sempre più affievolita.Con la voglia di...
Chi cavalcherà i tuoi cavalli selvaggi (anche tu)