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L’Azienda Agricola Scribano di Prepotto in Borghi d’Europa

Post n°85 pubblicato il 22 Marzo 2020 da storiediborghi
 


«… e poi c’era quel sogno, mio e di Caterina, sempre al mio fianco: il nostro Agriturismo, un ambiente famigliare dove far star bene le persone, un luogo di lavoro e uno spazio di aggregazione sociale e culturale dove si respirano i valori legati al territorio e alle tradizioni rurali.
Emozionati, fieri e orgogliosi del lavoro svolto, ci auguriamo voi riusciate a respirare i nostri valori e che permanga in voi il nostro ricordo.»
Caterina e Alberto
Ci ha colpito questo messaggio dell’Azienda Agricola Scribano, Ristoro e Alloggio agrituristico,
con produzione di vini dei Colli Orientali del Friuli.
«… iniziò mio nonno Salvatore Scribano, sarto ragusano giunto in Friuli a causa della Seconda Guerra Mondiale, che si innamorò perdutamente della bellezza dei Colli e, soprattutto, di Renata di Prepotto e decise di sposare entrambi. Impiantò i primi vigneti e cominciò a spremere il primo vino, poi continuò mio padre per passione nel tempo libero, fino ad arrivare al 2008 quando, deciso a cambiare vita, presi in mano la conduzione dell’Azienda…»
La vita dell’Azienda si basa sulla famiglia, si ispira a valori legati alla tutela del paesaggio e dell’ambiente naturale, nonché alle tradizioni e ai riti della cultura rurale del Friuli.
In omaggio a tali principi, l’Azienda opera con la finalitá di essere al tempo stesso luogo di lavoro e spazio di aggregazione sociale e culturale.
Proprio per tale ragione la frasca annessa all’Azienda, la cantina e il brolo, ospitano sovente iniziative di natura culturale e feste legate ai principali momenti dell’annata agricola.
Tali iniziative sono organizzate in collaborazione con l’Associazione “Il Taglio”, costituitasi con lo scopo di offrire ai soci occasioni per la condivisione del tempo libero mediante attivitá ricreative-culturali tendenti a promuovere la pratica di una diversa qualitá della vita, fatta del rispetto dei tempi naturali, dell’ambiente e della salute dei soci, favorendo la fruizione di quei prodotti (alimentari e non) che offre la terra.
“Prima di accomodarvi al vostro tavolo fate una sosta al bancone, dove Alberto sarà lieto di mescervi un bicchiere del buon vino della casa come aperitivo e, magari, accompagnatelo a una polpetta, a una fetta di frittata o a un intramontabile ûv dûr (uovo sodo).
Una volta seduti, dimenticate il tempo e consultate con calma il menù: tutti i piatti proposti, dagli antipasti ai dolci, sono semplici e genuini, rigorosamente preparati in casa da Caterina con amore e passione, usando solamente prodotti locali e di stagione.
Gli insaccati sono di produzione propria, frutto della trasformazione di maiali allevati allo stato brado nel bosco; i sottoli e i sottaceti vengono fatti in casa, in completa sicurezza, con le verdure di stagione; i formaggi, caprini e vaccini, provengono dai piccoli allevatori e casari del territorio circostante; le grappe sono aromatizzate con erbe selvatiche, frutta, spezie e altre combinazioni originali e sorprendenti…Un’attenzione estrema alla qualità e alla provenienza di tutti gli ingredienti e alla scelta dei fornitori, una cura che si ritrova nei sapori delle pietanze che vi vengono servite.”
«… mi piace definire il mio vino rudimentale… perché schietto e sincero!»
I quattro ettari di vigneto, situati in pianura e in collina, sono coltivati senza l’utilizzo di diserbanti, disseccanti e insetticidi garantendo, in tal modo, la naturalezza e la salubrità del prodotto finale e del territorio.
La raccolta dell’uva, il momento più atteso dell’anno, avviene rigorosamente a mano con gli amici dell’Associazione “Il Taglio”, con l’intento di rivivere il vero rito della vendemmia.
In cantina le uve vengono lavorate meccanicamente, senza l’ausilio di prodotti correttivi o esaltanti, cosicché si ritrova nel bicchiere tutta la dedizione, la tipicità e la tradizione che si trovano in vigna.
Così i giornalisti e i comunicatori di Borghi d’Europa hanno raccolto i messaggi di Alberto e
Caterina, esposti con una chiarezza e una trasparenza inusuali. Il servizio informativo era già
bello e pronto.
Convinti come siamo che il buon giornalista deve soprattutto saper ascoltare per poi raccontare,
ci è sembrato giusto lasciar scorrere le idee e le storie, perchè le iniziative di informazione servano per davvero a restituire l’autenticità di queste scelte di vita !
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Antonella Pianca racconta i vini naturali di Jacopo Stigliano, della Valsamoggia (BO)

Post n°84 pubblicato il 15 Dicembre 2019 da storiediborghi




Gli incontri di informazione promossi dalla rete internazionale Borghi d’Europa sulle rive del fiume Piave, hanno ’svelato’ i contenuti e le tappe dei Percorsi Internazionali,inseriti nel progetto L’Europa delle Scienze e della Cultura, Patrocinato dalla IAI -Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione Regionale nella Regione AdriaticoJonica.
Nel corso di un ‘filò’ presso l’Ombreria di Mignagola di Carbonera i giornalisti e i comunicatori di Borghi d’Europa hanno affidato ad Antonella Pianca ( scrittrice, fotografa, ricercatrice di grande talento), il compito di presentare i temi dei vini naturali nel Percorso Internazionale Eurovinum, il Paesaggio della Vite e del Vino.
Così,alla presenza di Gianluigi Veronesi (nume tutelare del Gruppo Editoriale Degusta) e di Gianfranco Leonardi (direttore di Degusta Magazine), di Bologna,Antonella ha presentato i vini di Jacopo Stigliano, di Progetto Divino.
“Jacopo Stigliano ha una laurea in Storia e Cultura dell’Alimentazione, un master in Enologia conseguito in Spagna e una buona esperienza lavorativa nel settore vitivinicolo. Il suo progetto è il recupero di vecchi vigneti abbandonati, in molti dei quali è praticata una forma arcaica di allevamento: l’alberata, con le viti sostenute da un albero vivo. Le vigne poste ad una altitudine di 200-300 m. slm sono situate tra Monteveglio e Castello di Serravalle nel Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio.In vigna il lavoro è manuale, non vengono utilizzati pesticidi, sistemici e diserbanti. Le operazioni di cantina sono assolutamente artigianali. Due i vini prodotti: Buriana, da uve autoctone a bacca bianca del territorio, ed Lauv, da uve a bacca rossa.”
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Il Percorso Internazionale Aquositas fa tappa al ristorante AL CASON

Post n°83 pubblicato il 17 Novembre 2019 da storiediborghi
 


Borghi d’Europa organizza sulle rive della Piave una rassegna informativa a fine novembre, per ’svelare’ le tappe e i contenuti culturali

dei propri Percorsi Internazionali,presentati in aprile nella sede del Parlamento Europeo a Milano.

La prima tappa di Aquositas,Le Vie d’Acqua, si è tenuta al ristorante Al Cason di Mestre,con l’intervento della redazione multimediale

di Borghi d’Europa.

La storia dell’osteria,la genialità di papà Franco,i cicchetti veneziani nel banco,le mozzarelle della domenica, hanno annodato il filo dei ricordi,

proponendo  il racconto di Simone come un percorso nel percorso.

Le osservazioni di Guglielmo (amico di famiglia e oste dell’Ombretta di Salgareda) e di Cristian (sales manager di Alemar), hanno

vieppiù arricchito l’incontro.

“Franco e Lucia hanno dedicato alle loro “creature” tutto il loro tempo, perché quella era la loro casa, il luogo dove si vive tutti i giorni e dove il lavoro non è solo lavoro ma una scelta di vita, frutto anche di gioia e soddisfazioni.
Il ristorante è decisamente raffinato negli arredi e negli oggetti d’arte, scelti nei loro viaggi; l’occhio apprezza la convivenza di manufatti di diverse provenienze sapientemente disposti e l’ambiente risulta di grande eleganza e ricercatezza.
Dalla cucina alla sala ristorante una storica griglia a vista fa sfoggio di sé ed il cliente può vedere i propri piatti cucinati al momento sulla brace: il piacere degli occhi prima ancora del palato. Una nota retrò e voglia di tornare ai tempi passati è data da uno splendido calesse dei primi del ‘900 perfettamente restaurato ed un meraviglioso carretto per il trasporto del fieno allestito ad ogni stagione con i prodotti tipici della terra dalle mani esperte di Lucia.
La cornice perfetta è uno splendido giardino ricco di composizioni floreali ed un magnifico pergolato in legno che offre uno spazio ideale per riunioni, banchetti, feste private ma anche per pranzi e cene di lavoro, incontri da vivere all’aria aperta o romantiche serate al lume di candela.”

La famiglia Foltran

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Il Burson Etichetta Nera della Tenuta Uccellina

Post n°82 pubblicato il 17 Agosto 2019 da storiediborghi
 


La Tenuta Uccellina produce il Burson Etichetta Nera Riserva con l’uva Longanesi, vitigno autoctono della pianura ravennate. Un vino tornato da poco o forse appena conosciuto per coloro che proprio non sapevano fosse mai esistito. C’è voluta la passione e la finezza di mano di questi coltivatori e di un enologo raffinato come Sergio Ragazzini, per spianare la strada a questo ritorno in grande del Bursôn che, come adesso tutti sanno, si fa con uva Longanesi, in poche terre sparpagliate attorno a Bagnacavallo in Romagna. L’Uva Longanesi, chiamata Bursona in dialetto romagnolo, è un vitigno autoctono della zona di Ravenna e ad oggi gli ettari vitati sono all’incirca 200. Poche sono le cantine che si dedicano alla coltivazione di questo nobile vitigno, anche se le ultime bottiglie prodotte mostrano grande carattere e un potenziale eccellente. Fino a poco tempo fa, l’uva Bursona era confusa con il Negretto, ma nel 2000 è stata iscritta al Registro delle Varietà con il nome di Uva Longanesi. Gli sforzi e l’entusiasmo hanno permesso ai produttori di migliorare le tecniche di vinificazione. Con il tempo ed il perfezionamento dell’appassimento delle uve, i risultati mostrano bottiglie di elevata qualità, in grado di misurarsi con gli altri grandi vini rossi d’Italia. Il vino Burson, ottenuto dall’Uva Longanesi, è intenso, molto ampio e ricco, con aromi fruttati a base di amarene, spezie e cacao in bella evidenza. Al palato offre grande consistenza, corpo e tannini poderosi. Per rendere il vino ancora più sontuoso e per estrarre il massimo dei sapori, spesso i produttori come la Tenuta Uccellina fanno appassire le uve, in stile Amarone per intenderci. Il Burson Etichetta Nera è il vino più pregiato: proviene da uve fatte appassire e poi messo ad affinare per almeno due anni in fusti di legno. Il risultato è un vino di grande fascino.
 https://www.convitis.com/italian/burson-…

 
 
 

La distilleria Pagura,la più antica del Friuli Venezia Giulia, scelta da Borghi d’Europa

Post n°81 pubblicato il 03 Agosto 2019 da storiediborghi
 


Borghi d’Europa ha inserito, grazie alla collaborazione con la Pro Loco, Zoppola nella rete internazionale. I giornalisti e i comunicatori hanno iniziato le visite per costruire i Percorsi del buon e bello vivere.

È nel 1879 che il giovanissimo Domenico Campagna
avviò a Castions di Zoppola il suo primo rudimentale
alambicco. Dopo i primi incerti anni, la piccola
distilleria cominciò a dare i suoi frutti, tant’è che il
Campagna aprì una piccola rivendita, ribattezzata dai
contadini del luogo la “Sgnaperie”. Era abitudine
infatti passare per un bicchierino prima del duro lavoro
nei campi. Quest’abitudine fece la fortuna del
Campagna, che nel 1904 poté permettersi la costruzione di una nuova e spaziosa casa con annesso il
laboratorio della Distilleria. Si tratta dell’edificio dove ancora oggi si produce la nostra grappa. Alla morte di Domenico la distilleria andò in mano al nipote Lindo Pagura e Giovanna Mistruzzi e sarà
proprio quest’ultima che, rimasta vedova, riuscirà da sola con due figli a carico a portare la distilleria
fuori dagli anni difficilissimi della guerra.
Toccò poi a Domenico, figlio di Giovanna a modernizzare la distilleria, eliminando la legna da
bruciare, introducendo la caldaia a vapore come metodo di distillazione. Processo di modernizzazione
che però non toccò l’antico metodo, che ancora oggi utilizza caldaiette in rame a vapore diretto con
metodo discontinuo.
Tocca adesso alla quinta generazione di Pagura prendersi cura della distilleria, cercando di capire
come il tempo sta cambiando il mondo della grappa e portare avanti la tradizione che rende quegli
spazi lavorativi e quella grappa unici.

Alambicco discontinuo in rame
Il mondo negli ultimi cinquant’anni ha subito dei cambiamenti
impressionanti, tanto da far apparire stupefacente l’attuale
esistenza di un così longevo impianto industriale. La Distilleria
Pagura lavora con il più antico alambicco ancora funzionante
in Friuli e certamente tra i più antichi d’Italia. Il carattere e
successo delle grappe Pagura sta probabilmente nella
semplicità dell’impianto stesso e nella capacità di produrre
grappa di altissima qualità.
Il nostro obiettivo non è quello di produrre un anonimo alcol,
molto raffinato ed uguale a quello che si può produrre in
qualsiasi altra parte d’Italia o del mondo a prescindere dalla
materia prima utilizzata. Ciò che vogliamo offrire ai nostri
affezionati clienti è una grappa nostrana con una chiara
collocazione territoriale.
L’ alambicco discontinuo a caldaiette a vapore diretto rappresenta una scelta tradizionale per la
produzione della grappa, consente di ottenere un prodotto di qualità superiore rispetto al distillatore
continuo usato nella produzione industriale
Immagine correlata

Prodotto
La materia prima, per chi vuole fare grappa di qualità, è
l’elemento essenziale da cui partire per realizzare il proprio
prodotto.
La grappa è una miscela equilibrata di tutti i prodotti della
fermentazione naturale della vinaccia. Deve racchiudere in
sé tutti gli aromi originali del vitigno, senza ricorrere ad
alterazioni o interventi di correzione successivi.
Condizione propedeutica all’ottenimento di questo risultato
è partire da vinacce freschissime, perfettamente conservate, con un sufficiente grado di umidità e fatte
fermentare in ambiente anaerobico per pochi giorni e subito distillate.
La nostra materia prima deriva perciò quasi tutta da uve delle Grave Friulane, provenienti da un’area
molto ristretta intorno alla distilleria. Le Grappe Pagura hanno un carattere forte e schietto ed
esprimono la loro qualità attraverso una gradevole persistenza di aromi e sapori.

 
 
 

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