Le testimonianze degli ex alunni/alunne sono veramente ricche di vissuti che sono ritornati alla memoria dopo un istintivo: "Di quegli anni non ricordo nulla!".Poi è bastata una foto, un particolare, un nome, per ritrovare ricordi che si credeva di aver perso. Un sapore inconfondibile, un odore, un suono, un'immagine ricostruita inizialmente a fatica hanno ridato vita a eventi che giacevano sommersi sotto decenni di abbandono.Ciascuno ha raccontato ciò che ha ritrovato nella memoria in quanto non c'erano domande alle quali rispondere.MARIA TERESA SPANUAndando indietro nel tempo mi vengono alla mente numerosi ricordi della mia infanzia. Ricordo che non sono andata a scuola il primo ottobre 1951, ma ci sono andata nel Gennaio 1952, qualche giorno prima di compiere sette anni.La mia insegnante era Angelina Biliardi e nella classe eravamo trenta alunne. Quando sono arrivata in classe la maestra era molto preoccupata poiché dovevo recuperare tre mesi di lavoro. Ma ho dimostrato subito buona volontà e ho imparato ben presto a leggere e scrivere. Ho iniziato nelle Scuole del Sacro Cuore dove ho frequentato la prima e la seconda classe. Poi, dalla terza alla quinta, la classe al completo è stata trasferita dal vecchio al nuovo caseggiato.Si entrava a scuola e subito si diceva la preghiera. Si faceva il dettato di italiano e il problema. Queste due attività non mancavano quasi mai. Poi poteva esserci la lezione di scienze, di geografia, storia, religione, o altro.La mia maestra non aveva la bacchetta, ma qualche volta poteva dare qualche schiaffo o qualche sgridata.Quando entrava un altro insegnante o un estraneo in classe ci alzavamo tutti in piedi.La ricreazione si faceva solo a volte, come un premio. Non c'era merenda.La ricreazione era una sospensione del lavoro; in quei momenti di pausa ci si avvicinava alla maestra, e si poteva fare una chiacchierata con lei che si mostrava sempre disponibile ad ascoltarci.In primavera si portavano le rose alla maestra e si faceva a gara per offrirle un mazzo di fiori colti nel giardino di casa. Era un gesto di affetto perché per noi la maestra era quasi come una mamma ed eravamo ricompensati da una carezza e un sorriso.La capoclasse doveva scrivere sulla lavagna i buoni e i cattivi e veniva scelta fra le più brave.Lei era molto affezionata a noi e non si assentava. Diceva inoltre che non si doveva bocciare anche perché preferiva evitare i nuovi arrivi.Ricordo che eravamo chiamate per cognome mentre noi ci rivolgevamo all'insegnante dandole del Lei e dicendo "signora maestra".I nostri banchi erano fatti di legno tinto di nero; la sedia e il tavolo erano uniti quindi non potevamo avvicinare o spostare la sedia. Sul ripiano c'era l'alloggiamento del calamaio e per scrivere dovevamo intingervi il pennino.Per gli alunni più bisognosi la scuola dava la refezione che consisteva in un pasto caldo da consumare nello scantinato della Scuola subito dopo il termine delle lezioni del mattino.Molte di noi volevano partecipare a quel momento di mensa che era visto come un privilegio. La maestra allora tratteneva per il pranzo alcune alunne oltre quelle che ne avevano diritto, e questo per noi era un grosso premio.In quegli anni i bambini andavano da soli a scuola e le mamme non si preoccupavano perché Alghero era una città tranquilla e le strade erano pressoché prive di automezzi.Di quegli anni conservo dei precisi ricordi riguardo alcune attività che mi sono piaciute particolarmente.Tutti gli anni si faceva la festa degli alberi. In quella occasione si usciva dalla scuola per mettere a dimora gli alberelli nelle buche già predisposte lungo le nuove strade della periferia.Questa non era l'unica uscita. Infatti si andava anche al teatro vecchio per vedere delle rappresentazioni dove i bambini presentavano delle divertenti scenette in italiano, e mi piaceva moltissimo. Allora il teatro era più semplice rispetto al suo arredo attuale.Un anno abbiamo realizzato con la carta un paese e abbiamo fatto le casette, la chiesa, il municipio e la piazza con l'aiuto della maestra. Le casette erano realizzate con cartoncino che veniva piegato e incollato a casa con la collaborazione dei genitori. Era venuto il direttore a vedere il nostro lavoro.Mi era piaciuta anche una ricerca di scienze. Si ritagliavano le figure da vecchi libri, e si incollavano a seconda della classe di appartenenza. Ricordo che non avendo trovato l'immagine di un serpente avevo messo una biscia e la maestra me lo aveva fatto notare.Un'altra attività piacevole consisteva nell'inventare delle storie che poi la maestra aveva raccolto in un quaderno.In quegli anni in conclusione della terza elementare si faceva un esame con la maestra e con due insegnanti esterni.Arrivati in quinta, chi aveva intenzione di passare alla scuola Media da gennaio non frequentava più la scuola ma andava a lezione perché occorreva prepararsi all'esame di ammissione alle Medie.Spesso era la stessa insegnante di classe che ci preparava per questo passaggio. NINO GNANIHo frequentato l'anno scolastico 1956-57 nella scuola della Mercede e il mio insegnante si chiamava Antonio Carta.Ricordo che eravamo circa 25 alunni. Le lezioni iniziavano alle 8,30 e uscivamo alle 16. L'attività che preferivo svolgere era il gioco del calcio.Non ricordo gli orari della ricreazione e del pranzo.Per il pranzo scendevamo nel refettorio che si trovava nei locali sottostanti la scuola ed eravamo assistiti da una maestra e da alcuni collaboratori.Un particolare ricordo di quegli anni è la festa degli alberi.Noi bambini preparavamo le buche con l'aiuto degli adulti e poi piantavamo gli alberi.Vescovo ed autorità locali parteciparono alla giornata ed il vescovo fece una solenne benedizione. Fu una grande gioia per noi alunni perché nacque in noi la consapevolezza di aver partecipato a qualcosa di grande.
Parlano gli ex alunni
Le testimonianze degli ex alunni/alunne sono veramente ricche di vissuti che sono ritornati alla memoria dopo un istintivo: "Di quegli anni non ricordo nulla!".Poi è bastata una foto, un particolare, un nome, per ritrovare ricordi che si credeva di aver perso. Un sapore inconfondibile, un odore, un suono, un'immagine ricostruita inizialmente a fatica hanno ridato vita a eventi che giacevano sommersi sotto decenni di abbandono.Ciascuno ha raccontato ciò che ha ritrovato nella memoria in quanto non c'erano domande alle quali rispondere.MARIA TERESA SPANUAndando indietro nel tempo mi vengono alla mente numerosi ricordi della mia infanzia. Ricordo che non sono andata a scuola il primo ottobre 1951, ma ci sono andata nel Gennaio 1952, qualche giorno prima di compiere sette anni.La mia insegnante era Angelina Biliardi e nella classe eravamo trenta alunne. Quando sono arrivata in classe la maestra era molto preoccupata poiché dovevo recuperare tre mesi di lavoro. Ma ho dimostrato subito buona volontà e ho imparato ben presto a leggere e scrivere. Ho iniziato nelle Scuole del Sacro Cuore dove ho frequentato la prima e la seconda classe. Poi, dalla terza alla quinta, la classe al completo è stata trasferita dal vecchio al nuovo caseggiato.Si entrava a scuola e subito si diceva la preghiera. Si faceva il dettato di italiano e il problema. Queste due attività non mancavano quasi mai. Poi poteva esserci la lezione di scienze, di geografia, storia, religione, o altro.La mia maestra non aveva la bacchetta, ma qualche volta poteva dare qualche schiaffo o qualche sgridata.Quando entrava un altro insegnante o un estraneo in classe ci alzavamo tutti in piedi.La ricreazione si faceva solo a volte, come un premio. Non c'era merenda.La ricreazione era una sospensione del lavoro; in quei momenti di pausa ci si avvicinava alla maestra, e si poteva fare una chiacchierata con lei che si mostrava sempre disponibile ad ascoltarci.In primavera si portavano le rose alla maestra e si faceva a gara per offrirle un mazzo di fiori colti nel giardino di casa. Era un gesto di affetto perché per noi la maestra era quasi come una mamma ed eravamo ricompensati da una carezza e un sorriso.La capoclasse doveva scrivere sulla lavagna i buoni e i cattivi e veniva scelta fra le più brave.Lei era molto affezionata a noi e non si assentava. Diceva inoltre che non si doveva bocciare anche perché preferiva evitare i nuovi arrivi.Ricordo che eravamo chiamate per cognome mentre noi ci rivolgevamo all'insegnante dandole del Lei e dicendo "signora maestra".I nostri banchi erano fatti di legno tinto di nero; la sedia e il tavolo erano uniti quindi non potevamo avvicinare o spostare la sedia. Sul ripiano c'era l'alloggiamento del calamaio e per scrivere dovevamo intingervi il pennino.Per gli alunni più bisognosi la scuola dava la refezione che consisteva in un pasto caldo da consumare nello scantinato della Scuola subito dopo il termine delle lezioni del mattino.Molte di noi volevano partecipare a quel momento di mensa che era visto come un privilegio. La maestra allora tratteneva per il pranzo alcune alunne oltre quelle che ne avevano diritto, e questo per noi era un grosso premio.In quegli anni i bambini andavano da soli a scuola e le mamme non si preoccupavano perché Alghero era una città tranquilla e le strade erano pressoché prive di automezzi.Di quegli anni conservo dei precisi ricordi riguardo alcune attività che mi sono piaciute particolarmente.Tutti gli anni si faceva la festa degli alberi. In quella occasione si usciva dalla scuola per mettere a dimora gli alberelli nelle buche già predisposte lungo le nuove strade della periferia.Questa non era l'unica uscita. Infatti si andava anche al teatro vecchio per vedere delle rappresentazioni dove i bambini presentavano delle divertenti scenette in italiano, e mi piaceva moltissimo. Allora il teatro era più semplice rispetto al suo arredo attuale.Un anno abbiamo realizzato con la carta un paese e abbiamo fatto le casette, la chiesa, il municipio e la piazza con l'aiuto della maestra. Le casette erano realizzate con cartoncino che veniva piegato e incollato a casa con la collaborazione dei genitori. Era venuto il direttore a vedere il nostro lavoro.Mi era piaciuta anche una ricerca di scienze. Si ritagliavano le figure da vecchi libri, e si incollavano a seconda della classe di appartenenza. Ricordo che non avendo trovato l'immagine di un serpente avevo messo una biscia e la maestra me lo aveva fatto notare.Un'altra attività piacevole consisteva nell'inventare delle storie che poi la maestra aveva raccolto in un quaderno.In quegli anni in conclusione della terza elementare si faceva un esame con la maestra e con due insegnanti esterni.Arrivati in quinta, chi aveva intenzione di passare alla scuola Media da gennaio non frequentava più la scuola ma andava a lezione perché occorreva prepararsi all'esame di ammissione alle Medie.Spesso era la stessa insegnante di classe che ci preparava per questo passaggio. NINO GNANIHo frequentato l'anno scolastico 1956-57 nella scuola della Mercede e il mio insegnante si chiamava Antonio Carta.Ricordo che eravamo circa 25 alunni. Le lezioni iniziavano alle 8,30 e uscivamo alle 16. L'attività che preferivo svolgere era il gioco del calcio.Non ricordo gli orari della ricreazione e del pranzo.Per il pranzo scendevamo nel refettorio che si trovava nei locali sottostanti la scuola ed eravamo assistiti da una maestra e da alcuni collaboratori.Un particolare ricordo di quegli anni è la festa degli alberi.Noi bambini preparavamo le buche con l'aiuto degli adulti e poi piantavamo gli alberi.Vescovo ed autorità locali parteciparono alla giornata ed il vescovo fece una solenne benedizione. Fu una grande gioia per noi alunni perché nacque in noi la consapevolezza di aver partecipato a qualcosa di grande.