FRANCESINA

Post N° 13


I loro occhi trovarono un contatto visivo, lui li riconobbe, splendevano di gioia. Lei non disse nulla, sentì, soltanto,  quel brivido attraversare la schiena, si avvicinò, gli prese la mano, e gli diede un dolce bacio su quella guancia ruvida. Gli tenne la mano a lungo, fece freddare il suo latte macchiato, sentiva un buon profumo nell'aria ma non erano le calde brioche, bensì qualcosa che avevano perso e riscoperto.  Lui, le parlava come mai non avrebbe fatto fino in quel momento, poi si blocco e le chiese come stesse” Già meglio”, aggiunse, stringendogli la mano. “Ho voglia di stare con te...” un lungo silenzio trattenne il suo respiro, si era mosso qualcosa che era più grande di loro o forse di lei, non seppe dar risposta a quelle bellissime parole, si prese qualche secondo e aggiunse “ci vediamo questa sera?”. Arrivò puntuale, alle 20.30. fresco nella sua camicetta per un'estate che tardava ad andar via, in mano una bottiglia di rosso un pò invecchiato e negli occhi il desiderio di stare con lei. Lui conosceva già quella piccola via illuminata da luci basse. Marianne sarebbe arrivata alla solita ora dopo l'ufficio, sempre di corsa con i preparativi. Entrambi sapevano che sarebbero stati benissimo, avrebbero ripreso a contare i minuti che attraversavano quegli attimi così lunghi. La casa profumava di margherite e di voglia di star insieme, lui suonò il suo campanello e ancora perso nei pensieri lei gli rispose "sali,ti aspettavo!". Nel salotto preparato il tavolo basso, i cuscini che coloravano quell' ambiente così familiare, il contrasto tra il rosso dei suoi capelli e il blu delle sue stoffe. Paul,  aprì il vino e brindarono, la casa era esattamente come la ricordava, semplice ma ordinata, quasi leggera come il vestito di Marianne, che sorrideva di fronte alla sua timidezza. Si diedero un bacio, leggero sulle labbra. “Ho fame...”  disse lui e scoppiarono a ridere. Marianne, lo  lasciò seduto, lui la spiava attraverso i suoi movimenti. Lei dopo un pò gli si avvicinò sporcandogli la punta del naso con quel poco di rossetto, Paul la tirò giù con delicatezza ma lei lo sviò sorridendogli. Iniziarono quel gioco che altalenava solletico e carezze, una sensazione briosa che sapeva far  brillare gli occhi, si rotolavano facendo vibrare i loro cuori. In quella sera non avevano nessun motivo preciso per brindare,  nè compleanni, nè anniversari, nè onomastici, brindarono al loro essere lì, al loro stare insieme, lontano da qualsiasi passato, in un posto che sentivano tremendamente loro. La bottiglia fini in un baleno  tra sorrisi e ricordi "solo loro". Continuarono a rotolarsi un pò sui cuscini per fare la lotta. La casa era troppo piccola ma sembrava infinita rispetto ai loro desideri. Paul riuscì a bloccarla su un angolo tra le sue braccia, ma per gioco lei gli scivolò via e rimasero seduti di fronte, con le gambe incrociate l'uno sull'altro, occhi che seducono occhi, lui si avvicino per darle un bacio. Stavano bene insieme, quando parlavano, quando l'uno sapeva di poter contare sull'altro. Si rincorrevano per casa adesso, come due bimbi felici, ma lei si fermò lo guardò negli occhi con quel suo modo che riusciva sempre a stregarlo “Temo che la pasta si sia scotta... che faccio?”  gli disse. Lui sorrise, sapeva che tra i fornelli era un pò negata. “Vai altrimenti mangiamo panini..” lei tentennò, voleva i suoi baci, i suoi abbracci, scivolò sotto di lui e si ritrovò in cucina tra quei odori che non erano di cibo ma di passione, lei urlò "è un disastro!", lui andò lì le pizzicò la fronte sorridendo e le disse che lo sapeva “...non importa” poi aggiunse, sto bene così e tornò nel salotto sul divano tirandosela con dolcezza verso di lui, il suo corpo scivolò sul suo con la stessa leggerezza di una foglia d'autunno.