FRANCESINA

Post N° 17


Dopo quel messaggio, anche la pizza aveva un sapore differente. La birra scendeva giù con particolare spirito acrobatico, tra i racconti dei ragazzi ed il vocione di Tom Waits nella stanza affianco. Le ragazze che facevano un pò le stupide per piacere, i racconti dell'ultimo viaggio nell’ Est Europa che tornavano come ogni fine settimana, ma la testa di Paul, era oltre tutto questo. Oltre l'allegria dei suoi amici. Oltre quell' appartamento. Voleva che la notte volasse più veloce del record di Moser per poter sbrigare in fretta gli impegni del mattino e tralasciare tutto eventualmente al giorno dopo. Voleva e doveva correre da Marianne nel pomeriggio. Avevano l'appuntamento alle 17 per il thè a casa sua. Qualcosa faceva pensare che sarebbero rimasti lì a parlare fino al mattino. Lei era sola in casa, come sempre, teneva accesa la tv solo per sentire vibrare un pò il pavimento, non aveva voglia di note particolari, stava sistemando le ultime cose lasciate per casa dopo l'ultimo viaggio, sembrava non averne mai di tempo per se stessa, non voleva crearsi nessuna aspettativa, anche se in realtà qualcosa di forte iniziava a sentirlo, lo leggeva nei suoi occhi di donna, solitamente stanchi dopo una giornata di lavoro, adesso erano più sereni, come non succedeva da tempo, o da mai, si piaceva quasi e questo pensiero la fece arrossire. Paul arrivò puntualissimo alle 17. Con un mazzo di fiori di campo, una confezione di Thè  al bergamotto e una di biscotti. Lei sorrise per quell'idea buffa,  non se lo aspettava così, in quella veste da ragazzino, lo fece entrare, la casa era illuminata da un magnifico sole che scaldava quell'aria già familiare:" Ciao Paul !" gli diede un bacio sulla guancia, lui le sorrise come se lo aspettasse un atteggiamento da prima signora, certo a vederli sembravano i protagonisti di due diversi film. Quel mascalzone, sembrava nonostante l’autunno inoltrato,  odorare ancora di fine estate, con le sue immancabili nike , quei jeans leggermente a vita bassa e la sua  Polo. Lei sembrava uscita da una riunione di Piazza Affari. Elegante e sinuosa. Donna e femmina nel contempo. Lo accolse quasi divertita. Entrarono in cucina si scambiarono qualche battuta ironica per i doni e  lei le chiese dopo qualche istante: " ma chi sei!". Lui rimase in silenzio, avrebbe pensato tra se e se che significato avesse avuto per lei questa domanda, cosa avrebbe voluto intendere con tutto questo, finì di mordicchiare quello che stava mangiando per poi sorridendo, avvicinandola alzandosi dallo sgabello le rispose "chi vuoi che io sia?" Marianne non gli rispose direttamente, lo sfiorò con lo sguardo,  si allontanò di qualche centimetro prima che ci fosse un vero contatto, aggiunse" allora cosa mi racconti di nuovo?" Non era abituata a discutere di cuori e di mancanze, non lo avrebbe nemmeno fatto con Paul, che non era del tutto uno sconosciuto. Lui avrebbe preferito maggior calore da parte sua. Certo non si aspettava striscioni o cori da stadio, ma quel distacco lo aveva infastidito. Nemmeno Marianne sapeva il vero motivo per il quale avesse voluto questa cosa, avrebbe cercato negli attimi successivi di ricostruire qualcosa che fosse più caloroso, si allontanò dalla stanza, Paul mise un pò di musica per rompere quel silenzio fatto di sguardi, lei tornò con i suoi lunghi capelli sciolti e un pacchettino tra le mani "Ecco Paul, è per te, mi sembrava carino e mi piaceva l'idea di donartelo" finalmente gli sorrise, lo conosceva quel sorriso, era lo stesso che in quella strada che portava al porto lo stregò la prima volta. Aveva messo su un vecchio pezzo dei simply red, si sentiva fuori luogo, non avrebbe mai immaginato un atteggiamento simile di Marianne, in altre circostanze non avrebbe perso molto tempo, avrebbe detto CIAO e sarebbe volato dalla porta, ma rimase lì, prese tra le mani quel piccolo pacchettino, lei lo fermò un po’ "non è un granchè ma mi piaceva l'idea!". Nell'ultimo viaggio dettato dal  lavoro e le vacanze per il Ponte era ritornata lì dove era cresciuta nella sua Francia del Sud, dove i ricordi erano forti come l'odore di lavanda che traspirava da quel minuscolo pacchetto. Prese quel piccolo dono con fare sospettoso, aveva perso la sua spontaneità. Ringraziò con un distaccato bacio sulla guancia, guardò oltre la finestra. Capirono entrambi che quel the sarebbe finito lì, con uno sguardo perso in quel viale pieno di colori un silenzio che si ruppe con il trillo del telefono di casa sua, lei corse a rispondere, mise giù, "devo andare in ufficio hanno bisogno di me, un urgenza!". La guardò. Si toccò un pò la barba, lunga di qualche giorno, “ ci sentiamo!” le disse andando via. Lasciò pure il regalo ancora sul tavolo.