Creato da: raccontatevi il 06/03/2006
vita di una trentenne in fuga

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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 27 Marzo 2006 da raccontatevi
Foto di raccontatevi

I giorni passavano ormai senza che nessuno si accorgesse di come la stagione fosse cambiata, Paul si era quasi trasferito da lei, aveva abbandonato il suo mini appartamento di periferia dove passava le serate in compagnia dei suoi amici. I mercoledì dei ricordi erano sempre meno frequenti, quello che importava a lui era vivere la sua Marianne. Nelle ultime sere, lei, ritornava sempre troppo tardi dal lavoro e lui impazziva al pensiero di rivederla rientrare borbottando dei mille impegni a cui non sapeva dir di no e poi vederla sorridere, trovandolo vestito da –uomo di casa-. Quella sera al rientro, dalla strada, Marianne, notò la casa ancora spenta, non si erano ancora sentiti per telefono in quel giorno, né un messaggio, gli appuntamenti al bar furono, momentaneamente, sospesi causa restauro del loro incontro col destino. Non ci furono, come suo solito, mille domande a ricoprire la mente, succedeva alle volte di  dormire sotto tetti differenti, fece le scale, aprì la porta e sul tavolo un bigliettino :” …ritornerò!”.  Non ebbe tanto tempo per capirsi, e non volle nemmeno, forse per un istante, capire. Il post it, rimase lì sul tavolo, nello stesso posto dove l’aveva trovato. Accese un po’ di musica, buffo destino, una Mina delusa che entrava nella sua mente, decise di farsi scivolare i pensieri con un bagno caldo, avrebbe aspettato ancora prima di arrivare a qualsiasi conclusione. La notte passò lenta, nell’aria qualcosa di gelido e non era solo l’inverno ormai inoltrato di un Dicembre alle porte. Si sveglio, fuori dalla finestra trovò la neve e con lei una strana sensazione di freddo che ricoprì il cuore.

 
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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 24 Marzo 2006 da raccontatevi
Foto di raccontatevi

L'aria al porto si era fatta più fredda, lei avvolta dal suo cappotto sentiva i brividi attraversare la sua pelle calda. Paul la strinse a sè, fecero un giro giù al porto, si fermarono  su una vecchia panchina a osservare quella pace davanti agli occhi ad ascoltare quello che i loro occhi non erano ancora capaci di esprimere. Era bello il vecchio porto a quell' ora. Avvolto da un silenzio quasi spettrale che si contrapponeva alle luci della città sullo sfondo. Nel molo principale una nave da crociera attendeva gli ultimi lavori di restyling prima di poter essere varata e nei banchine in legno davanti a loro piccole barche di pescatori erano ancora carichi di reti, sembravano quasi beati in quel posto. Si stringevano nella panchina quasi per scaldarsi da quella brezza. Lei si chiuse in sè appoggiando la sua testa al petto di Paul, il suo cuore aveva un suono travolgente, una ninna nanna per i sensi, lui l'abbracciò, non smise mai di accarezzarla, le diede un bacio sulla testa, non avrebbe mai voluto staccarsi da quel momento così magico, avrebbe voluto fermare il tempo e catturarlo. Rimasero lì in silenzio, al massimo si sussurravano pensieri d'amore, fu un attimo il contatto tra di loro, un atmosfera davvero irrepetibile, ma Marianne in cuor suo sapeva che tutto questo era troppo bello e che ci sarebbe stato qualcosa che avrebbe cambiato il loro destino. Il loro modo di stare vicini emanava adesso un profumo diverso, di desiderio, di passione, sentì il freddo salire su tutto il corpo, Paul le chise se avesse voglia di andare a casa, lei si sistemò un pò il cappotto e ritornarono verso casa. Erano le due ormai, l'auto era freddissima, i vetri già bagnati, la radio cantava un vecchio pezzo di Luca Carboni, le luci della città erano quasi spente e le vie quasi deserte. Marianne abitava poco lontano da lì, arrivarono in fretta. Lui spense l'auto e in gran velocità scese dall'auto, Marianne non capì tutta questa furia, se lo ritrovò sul fianco destro e con cura le aprì la portiera e con un sorriso aggiunse "Madama Marianne!". Lei uscì e gli fece un inchino per ringraziarlo, si diedero un bacio sotto quel cielo carico di stelle.  Non sapeva come gestire quella situazione, si sentiva davvero imbarazzata davanti a un "Paul, sali?", ma lui aveva letto nei suoi occhi il desiderio di restare ancora un pò insieme, fecero le scale in gran velocità,  arrivarono nel pianerottolo al secondo piano, davanti alla porta già si baciavano come matti. Non erano ancora entrati in casa che già si stringevano e si desideravano. L’appartamento era sempre così profumato sembrava di vivere in un campo di viole, Marianne viveva in un disordine da Prima Signora che ti faceva sentire a tuo agio, Paul le sfilò il cappotto di dosso, voleva sentire il suo corpo più vicino al suo, lei cercava mentendosi di sfuggire ma era di passione che aveva sete, rimasero come incollati dietro la porta che si era chiusa alle loro spalle. Il cappotto di Marianne in terra. Quell'energia nell'aria ad ogni loro nuovo incontro. Si baciarono con un desiderio nuovo. Li in piedi ancora davanti all'ingresso, Marianne sbottonò la camicia di Paul, bruciava di desiderio Marianne quella notte. Si trascinarono in salotto dove fu il loro primo incontro di passione, lui sentì i suoi seni vogliosi attraverso la sua camicetta di seta blu, non smise un attimo di baciarla,le sue mani che cercavano quelle curve già una notte lo fece impazzire sbottonò la sua camicia ancor prima di arrivare sul divano, le tolse il reggiseno e baciò con forza il suo seno, morsicò i suo capezzoli, mentre le mani di Marianne si fermarono sulla sua testa come per implorarlo di continuare. Lei mandò indietro la testa, i suoi capelli come rapita da un'eccitazione improvvisa. Sentiva un calore improvviso sulla sua pelle, bramavano dal desiderio, sembrava che fosse la prima volta che i due corpi avessero un contatto del genere, ma lui lo conosceva già, anche se fu solo una notte la loro, sapeva riconoscere quel desiderio.

 
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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 22 Marzo 2006 da raccontatevi
Foto di raccontatevi

Erano passati due giorni da quell’ episodio, nessuno dei due si fece vivo, Marianne si fece avvolgere dal suo lavoro da passare le notti in piedi per non pensare, per non rendersi conto che quel Paul le potesse mancare così tanto. Il vecchio Paul aveva staccato i ponti col mondo. La mattina si svegliava quella frazione di secondo in tempo per non fare troppo tardi a lavoro. Non rientrava a casa neanche per pranzo, giusto un toast ed una coca-cola alle 13. Aveva lavorato circa 15 ore al giorno e la sera al parco a correre nelle sue vecchie air max e poi pizza in perfetta solitudine nel suo appartamento e tutta la filmografia di Win Wenders fino all'alba, con cellulare spento. Aveva scelto questa terapia per alcuni giorni, sapeva cadere. Marianne non lo aveva cercato, non capiva bene il perchè di questa cosa, tanto meno le andava di ripetersi che non era buona nell'arte dell'amore, avrebbe preso una decisione quel pomeriggio. Finita la riunione avrebbe preso la sua giacca fatto le scale, e l'avrebbe aspettato sotto il suo ufficio, c'era la sua auto parcheggiata sarebbe uscito prima o poi. La vide dalla finestra che dava sulla piazza, nella sua eleganza, nei suo tailleur, dietro quegli occhiali neri, lasciò telefoni e chiavi e porte ancora aperte alle sue spalle, arrivò in strada, si fermò davanti a lei. “ho perso la testa per te!”, le disse, non ebbe molto tempo per capire quello che stesse succedendo, sembrava tutto un illusione, sembravano quelle notti passate sui progetti per non ricordare, invece no, era lui, il suo Paul, lo baciò da farsi mancare il fiato, lo abbraccio e pianse, non si riconosceva più, quella Marianne Donna, lui la strinse con tutta la forza che aveva, le piaceva, perbacco se le piaceva quella donna. Aveva finalmente chiuso in un angolo quell'odioso passato e adesso voleva solo vivere per Marianne. Voleva che lei perdesse la testa per lui, perdendo a sua volta la testa per lei in un uragano di passione e desiderio. Si asciugò quelle stupide lacrime, decise che per la sera aveva fatto abbastanza al lavoro, gli chiese di andare a cena fuori, in un posto che non fosse di nessuno. Lei conosceva una vecchia trattoria proprio lì vicino al porto, una di quelle con pochi tavoli e l'aria di antico, dove le pareti avevano il suono di vecchi racconti di marinai e di donne in attesa di un amore che non sarebbe mai più tornato. Il porto era poco lontano dal suo studio, avrebbero fatto chilometri a piedi pur di fare quel tratto di strada per mano. Arrivarono verso le 21. La trattoria profumava come di salsedine, di rhum e di ricordi. Alle pareti alcuni quadri con delle barche a vela latina, un ritratto del vecchio faro ed una tavola con dei nodi marinareschi. Sembrava di casa quella Marianne, scambiò qualche parola con il ristoratore e si misero sulla terrazzina da dove si poteva leggere il confine di quel mare e fissare la luce del faro, lei gli prese la mano e con una voce sottilissima gli disse che gli era mancato. Quando Marianne si lasciava andare, Paul perdeva letteralmente la testa. Adorava in lei questa capacità di essere ora donna in carriera, ora amante. Le sorrise e le disse” bhe anche tu in effetti…” e si fecero una risata. Lei si avvicinò e gli diede un bacio. Gli animi si scaldarono in fretta, lei aveva questa luce negli occhi da mettere timidezza anche al vecchio Faro, se la risero tutta la sera, le ore passarono velocemente, tra i loro pensieri e quel vino dolce come i loro baci, era già giunta l'ora della chiusura. Rimasero a parlare un pò con Walter, il figlio del proprietario della locanda che dopo la morte del padre stava cercando di tener su l'attività. Ma la vita giù al porto non era più la stessa. I giovani marinai erano attirati dalle attraversate verso i caraibi, i vecchi armatori aveva stabilito le loro basi in altri lidi e troppi delinquenti giravano la notte per quei moli. Le fortune si facevano al nuovo porto turistico, in quelle zone rimaneva solo fantasmi e storie da raccontare. Paul e Marianne ripresero la strada verso casa, contenti d'amore e vino.

 
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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 21 Marzo 2006 da raccontatevi
Foto di raccontatevi

Dopo quel messaggio, anche la pizza aveva un sapore differente. La birra scendeva giù con particolare spirito acrobatico, tra i racconti dei ragazzi ed il vocione di Tom Waits nella stanza affianco. Le ragazze che facevano un pò le stupide per piacere, i racconti dell'ultimo viaggio nell’ Est Europa che tornavano come ogni fine settimana, ma la testa di Paul, era oltre tutto questo. Oltre l'allegria dei suoi amici. Oltre quell' appartamento. Voleva che la notte volasse più veloce del record di Moser per poter sbrigare in fretta gli impegni del mattino e tralasciare tutto eventualmente al giorno dopo. Voleva e doveva correre da Marianne nel pomeriggio. Avevano l'appuntamento alle 17 per il thè a casa sua. Qualcosa faceva pensare che sarebbero rimasti lì a parlare fino al mattino. Lei era sola in casa, come sempre, teneva accesa la tv solo per sentire vibrare un pò il pavimento, non aveva voglia di note particolari, stava sistemando le ultime cose lasciate per casa dopo l'ultimo viaggio, sembrava non averne mai di tempo per se stessa, non voleva crearsi nessuna aspettativa, anche se in realtà qualcosa di forte iniziava a sentirlo, lo leggeva nei suoi occhi di donna, solitamente stanchi dopo una giornata di lavoro, adesso erano più sereni, come non succedeva da tempo, o da mai, si piaceva quasi e questo pensiero la fece arrossire. Paul arrivò puntualissimo alle 17. Con un mazzo di fiori di campo, una confezione di Thè  al bergamotto e una di biscotti. Lei sorrise per quell'idea buffa,  non se lo aspettava così, in quella veste da ragazzino, lo fece entrare, la casa era illuminata da un magnifico sole che scaldava quell'aria già familiare:" Ciao Paul !" gli diede un bacio sulla guancia, lui le sorrise come se lo aspettasse un atteggiamento da prima signora, certo a vederli sembravano i protagonisti di due diversi film. Quel mascalzone, sembrava nonostante l’autunno inoltrato,  odorare ancora di fine estate, con le sue immancabili nike , quei jeans leggermente a vita bassa e la sua  Polo. Lei sembrava uscita da una riunione di Piazza Affari. Elegante e sinuosa. Donna e femmina nel contempo. Lo accolse quasi divertita. Entrarono in cucina si scambiarono qualche battuta ironica per i doni e  lei le chiese dopo qualche istante: " ma chi sei!". Lui rimase in silenzio, avrebbe pensato tra se e se che significato avesse avuto per lei questa domanda, cosa avrebbe voluto intendere con tutto questo, finì di mordicchiare quello che stava mangiando per poi sorridendo, avvicinandola alzandosi dallo sgabello le rispose "chi vuoi che io sia?" Marianne non gli rispose direttamente, lo sfiorò con lo sguardo,  si allontanò di qualche centimetro prima che ci fosse un vero contatto, aggiunse" allora cosa mi racconti di nuovo?" Non era abituata a discutere di cuori e di mancanze, non lo avrebbe nemmeno fatto con Paul, che non era del tutto uno sconosciuto. Lui avrebbe preferito maggior calore da parte sua. Certo non si aspettava striscioni o cori da stadio, ma quel distacco lo aveva infastidito. Nemmeno Marianne sapeva il vero motivo per il quale avesse voluto questa cosa, avrebbe cercato negli attimi successivi di ricostruire qualcosa che fosse più caloroso, si allontanò dalla stanza, Paul mise un pò di musica per rompere quel silenzio fatto di sguardi, lei tornò con i suoi lunghi capelli sciolti e un pacchettino tra le mani "Ecco Paul, è per te, mi sembrava carino e mi piaceva l'idea di donartelo" finalmente gli sorrise, lo conosceva quel sorriso, era lo stesso che in quella strada che portava al porto lo stregò la prima volta. Aveva messo su un vecchio pezzo dei simply red, si sentiva fuori luogo, non avrebbe mai immaginato un atteggiamento simile di Marianne, in altre circostanze non avrebbe perso molto tempo, avrebbe detto CIAO e sarebbe volato dalla porta, ma rimase lì, prese tra le mani quel piccolo pacchettino, lei lo fermò un po’ "non è un granchè ma mi piaceva l'idea!". Nell'ultimo viaggio dettato dal  lavoro e le vacanze per il Ponte era ritornata lì dove era cresciuta nella sua Francia del Sud, dove i ricordi erano forti come l'odore di lavanda che traspirava da quel minuscolo pacchetto. Prese quel piccolo dono con fare sospettoso, aveva perso la sua spontaneità. Ringraziò con un distaccato bacio sulla guancia, guardò oltre la finestra. Capirono entrambi che quel the sarebbe finito lì, con uno sguardo perso in quel viale pieno di colori un silenzio che si ruppe con il trillo del telefono di casa sua, lei corse a rispondere, mise giù, "devo andare in ufficio hanno bisogno di me, un urgenza!". La guardò. Si toccò un pò la barba, lunga di qualche giorno, “ ci sentiamo!” le disse andando via. Lasciò pure il regalo ancora sul tavolo.

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 20 Marzo 2006 da raccontatevi
Foto di raccontatevi

Si separarono nuovamente, la giornata era passata velocemente erano già le prime ore del pomeriggio, lei stava preparando la borsa per andar via, ripartiva, gli impegni di lavoro si facevano carichi in questo periodo, si erano lasciati in quel pomeriggio che sembrava non passar mai, lui pensò tra i pensieri a questo nuovo abbandono. Non avrebbe mai pensato questa volta a un addio, gli aveva anche telefonato per fargli sapere che era lì, che nonostante questa nuova distanza non aveva dimenticato quella notte d’amore, ma nonostante tutto lui si chiedeva quanto si erano pensati, se era al centro dei suoi pensieri, Paul iniziava a sentirla terribilmente vicina, quella notte dove solo il cielo era lo stesso ad accompagnarli, si cercavano tra i pensieri, si domandavano cos’era tutta quella magia se solo il destino o se ci fosse stato qualcos’altro, Marianne lo aveva conquistato, e lei si stava facendo conquistare. La mattina seguente volò e Paul, passò anche il pomeriggio in studio. In maniera quasi distratta rispondeva al telefono, segnava qualche appuntamento sulla sua moleskine. Chiudeva i conti qualche cliente. Marianne era entrata prepotentemente nella sua vita. Nella sua quotidianità. Aveva tenuto quella porta chiusa per anni. Non aveva mai permesso a nessuna ragazza dopo Patricia di soffermarsi nei suoi pensieri. Ma Marianne era stata un uragano. I suoi modi, i suoi interessi, la sua essere così femmina ed al tempo stesso la sua capacità di renderlo sereno lo avevano come stregato. Cercò di non pensare al suo ritorno. Al loro modo irriverente e passionale di stare insieme. Chiamò un amico. Appuntamento alle 21. Oggi è mercoledì. Sapore di vecchie storie e qualche pinta al pub. Si erano scambiati qualche messaggio per sapere quello che provavano, lei era presa dal lavoro che sembrava non finire, non si sarebbero visti nemmeno questi giorni, pensò a lungo a quello che fu il loro incontro, ma nell'aria si iniziava a sentire profumo di vita. Arrivò ben presto novembre. Il primo w.e. con le festività tipiche di inizio mese. Paul non sopportava Halloween, la riteneva pagana e troppo filo-americana per essere festeggiata. Passò qualche giorno in famiglia. Il calore dei genitori. I ricordi appesi ai muri della sua camera. Un 33giri degli U2 ancora nel giradischi. Alla domenica mattina al porto col padre. Il vecchio faro era ormai abbandonato. Qualche marinaio preparava la propria barca per l'alaggio in vista dell'inverno. "Chissà dove sarà Marianne. Sotto quale cielo...." Non si sentivano da qualche giorno, se non un messaggio di lei la notte precedente verso le 4 del mattino VORREI ESSERE TRA LE TUE BRACCIA. Marianne, si svegliò nel tardo pomeriggio, era uscita dopo un pò di tempo, con  le sue colleghe; alla fine si divertì pure, cercò di non pensare al fatto che non aveva ancora sentito Paul, ma una volta sveglia mentre si perdeva nella sua tazza di caffè,il suo ricordo si fece più vivo. Generalmente lasciava che fosse Paul a cercarla, ma decise di farsi sentire, di riuscire a percepirne il senso di questo ricordo, non si era mai fatta troppe domande su quello che stava succedendo e per come era successo, forse era questa la vera formula, la stessa che l'aveva allontanata dal quella voglia di vivere solo con se stessa. C’erano dei momenti dove si perdevano in maniera assoluta, dove Paul non aveva ancora percepito le intenzioni di Marianne. Alle volte non sopportava tutti quei suoi impegni, il fatto di essere troppo presa dal lavoro, dalla voglia di realizzarsi. Troppo desiderosa di star bene con se stessa forse. Percepiva a volte segnali differenti. Una grande passione che inevitabilmente li faceva spogliare di ogni ruolo e per contrasto una sottile linea di confine che li teneva distanti. Non le avrebbe mai inviato un sms del tipo MI MANCHI, ma certo l’ avrebbe voluta  portarla da lui per respirare la stessa aria, sapeva bene che con lei non funzionavano certe tattiche da palyboy, l'armonioso modo in cui lui la catturò su quella vecchia strada in una giornata di sole aveva fatto si che per un attimo Marianne si dimenticasse quella sua voglia di essere Donna di se stessa; Andò contro se stesso, senza tattiche nè raggiri. Ma poi due immagini identiche in luoghi differenti si fermarono, Marianne bloccò la chiamata e Paul riprese la sua serata. Dopo qualche ora, appena entrato nel suo appartamento con 4 pizze ed una cassa di birra  Paul le inviò un sms HO VOGLIA DI TE, DEL TUO PROFUMO, DELLA TUA VOCE. DEL CALORE DEL TUO CORPO, SEI IL MIO UNICO DESIDERIO. LA MIA PASSIONE PIU' GRANDE Lei lesse il suo messaggio nel momento stesso che entrò nella sua auto, carica di quelle carte che ogni volta la portava a non pensarlo, gli avrebbe risposto volentieri dicendogli che sarebbe stata da lui in meno che si dica, ma non voleva cadere nella banalità, qualcosa che mai non avrebbe assaporato quella storia o forse perchè Marianne non era stata mai abituata a rincorrere con questi affetti qualcuno;  ma gli rispose lo stesso, si sentiva un pò liceale, forse perché lei era stata costretta a crescere troppo in fretta, abituarsi a non crearsi falsi illusioni:" domani sarò  a casa ci vediamo finalmente!!!!" Lo inviò senza pensare, accese la sua auto fredda, di un pomeriggio di novembre senza sole, e partì verso casa ascoltando un vecchio brano di Sting.

 
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