Creato da zengi1955 il 16/02/2015

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La Meditazione deve essere di tipo orientale?

Post n°7 pubblicato il 03 Aprile 2015 da zengi1955
 

      La meditazione non deve essere necessariamente di tipo orientale. Ma in questo momento và di moda. E’ da domandarsi il perché. La differenza non è tanto tra due modi di intendere la spiritualità o la religione ma dipende dal modo di intendere la vita.

La persona orientale è principalmente di tipo spirituale, mentre la persona occidentale è di tipo religioso. L’occidentale è di tipo intellettuale, razionale.

Ricordiamo come ad un certo momento della storia occidentale il pensiero ha un cambiamento di rotta. Ad esempio mentre prima per s. Agostino il pensiero è complementare alla fede perché solo comprendendo si può credere e si può credere solo comprendendo, tanto che anche il dubbio diveniva una espressione della verità in quanto il dubbio ci allontana dalla verità stessa.

In sintesi è Dio stesso che preme sull’uomo per farsi conoscere, e per s. Tommaso questa espressione di spinta di Dio è data dall’amore.

Nell’era moderna Cartesio iniziò a fare una sintesi del pensiero lontano da spunti teologici e trascendenti. Per lui il proprio motto era “Cogito, ergo sum”, “Penso, quindi esisto”. E’ il cogito, il pensiero il simbolo della realtà esistenziale. Il pensiero prevale sull’essere.

Il pensiero occidentale ritiene di essere maturo, adulto lasciando ai bambini ed alle persone anziane il pensiero religioso. I bambini perché vivono la vita ancora nell’idea del fantasioso, nell’idea di un qualcuno che come un supereroe arriva a soddisfare le nostre fantasie. Le persone anziane perché sentono arrivare la fine del loro percorso e sentono il desiderio di appoggiarsi ad una possibile vita in un’altra vita. Il pensiero occidentale pensa più al fare, all’agire e la persona non è più colui che è, che tende all’essere, ma è colui che agisce, colui che accumula tesori terreni, colui che vuole apparire.

La persona orientale vive come un bambino non nel senso di vivere in modo fantasioso ma nel senso di sapersi entusiasmarsi sempre anche per le cose che si ripetono. Tende ad essere e non a fare. La persona è colui che è.

Ad esempio, una metodica che usano fare, un esercizio fisico-meditativo è “il Saluto al sole” che non è solo per risvegliare il fisico dopo una nottata passata a dormire quanto un ringraziare il sole visto come datore di vita.

Ho visto feste di compleanno dove una signorina induista offriva caramelle come dolce e mi chiese come regalo una penna che portavo nel taschino. Ho visto una maestra bellissima con un sari splendido spazzare un pezzo di strada e poi una decina di ragazzine sedersi in terra perché quel pezzo di strada era la loro classe. Ho visto madri che andavano a prendere i ragazzi a scuola e mangiare con loro un pezzo di riso. Ho visto personalmente tanta spiritualità anche nei maestri di Arte Marziale. Ho visto il mio maestro essere ricordato come “il cardinale e la sua Chiesa”. Ho visto come mi consideravano per quello che dimostravo sul campo e non per quello che potevo dimostrare con dei pezzi di carta (diplomi,ecc.). Ho visto come si muovono in posti considerati sacri come la tomba di Gandhi o la Mother House, la casa di Madre Teresa di Calcutta.

Nella mia tesi di laurea ho sviluppato un confronto tra Oriente ed Occidente attraverso il confronto tra due poesie, una di Basho, poeta giapponese, ed una di Tennyson, poeta inglese. Ambedue le poesie parlano del modo di rapportarsi con la visione di un fiore. Per Basho non si tratta solo di vedere questo fiore ma di meditarci nella visione; vuole guardarlo con gli occhi dell’artista, vuole osservarlo dal di dentro. Desidera quasi divenire il fiore, vuole entrare in sintonia con la natura. Tennyson lo osserva con gli occhi dello scienziato e lo coglie senza considerare che così lo ha ucciso.

La persona occidentale vive come se fosse uno scienziato che intende capire la realtà con la ragione.

E’ un attore che vive nella vita che un altro regista ha scritto per noi; è un fotografo che vede la realtà attraverso una macchina, un obiettivo.

La persona orientale è un artista che si crea la propria realtà; desidera vivere la realtà come è ma agli occhi dell’artista. Per questo motivo la realtà orientale è piena di musica e colori. La realtà diviene un prodotto dell’artista.

Come esempio classico della meditazione orientale è il buddhismo. Il buddhismo non parla mai di un dio personale anche se qualche scuola afferma che il Buddha umano è si una persona, ma ha ricevuto la sua “buddhità” da un Buddha supremo.

Secondo il buddhismo il problema è il liberarsi dalla sofferenza. Questa è data dall’ignoranza, quella che vive in noi e non negli altri; a sua volta questa è divisa in tre radici che costituiscono gli atteggiamenti fondamentali che ci legano all’esistenza: la concupiscenza, la ripugnanza, l’apatia. Allontanandosi da queste radici Buddha ha sperimentato la liberazione dalla sofferenza raggiungendo lo stato del Nirvana in questa vita.

Il nucleo del Buddhismo è conosciuto come il Triplice Gemma: Buddha, Dharma (dottrina), Sangha (comunità).

Tuttavia il credo buddhista manca del concetto di rivelazione come trasmissione di una verità ma desidera trasmettere le parole, le azioni di Buddha. Non ha mai un carattere filosofico ma esistenziale e normativo. Non desidera tanto pensare quanto a liberarsi dalle illusioni e dalle passioni.

Buddha vedendo che gli uomini vivevano (e vivono) una condizione esistenziale carica di sofferenza, considerò come suo compito quello di essere d’aiuto alla umanità sofferente e per questo non serve il pensiero filosofico.

L’uomo può liberarsi dalla sofferenza raggiungendo l’illuminazione in questa vita saltando così il ciclo delle reincarnazioni dell’induismo. La regola di vita è semplificata dai monaci considerati i capi morali e rispettata dai laici:la risposta all’umanità è da considerarsi nella carità attiva e per questo motivo istituirono molti ospedali, esercizi di carità, ecc. Questa carità esterna comporta anche virtù individuali come la generosità, la moralità, la tolleranza, la saggezza, la meditazione.

Dopo avere conseguito l’Illuminazione, Buddha pronunciò a Benares (oggi Varenasi) il famoso discorso di Benares dove manifestò il suo pensiero. Già solo a sentire questo discorso quattro dei suoi amici divennero arhat, cioè distruttori di nemici, cioè persone che hanno abbattuto dentro di loro ogni ostacolo all’illuminazione.

Egli intende vivere la vita avendo chiaro in sé l’idea della morte e così armonizzarsi al ritmo della vita che è nascere, vivere, morire. Intendeva così uccidere quell’”io” relativo che provoca un grande ostacolo alla liberazione ed alla cessazione della sofferenza. Voleva raggiungere l’illuminazione senza passare per il ciclo del samsara, il ciclo delle rinascite. Per raggiungere il suo scopo insegnò le Quattro Nobili Verità: - esiste la sofferenza (il dolore è universale); - la sofferenza ha una origine (il dolore esiste perché l’uomo ha nel suo intimo desideri egoistici); - eliminazione della causa della sofferenza (eliminando questi desideri si può arrivare alla guarigione); - via che conduce alla cessazione della sofferenza (adottando questa via si giunge al Nirvana).

E’ importante il fatto che per raggiungere il Nirvana, Buddha non richiede di fare una vita ascetica o una vita godereccia ma di vivere una vita normale, media, appunto la via Media.

Molte persone si interessano del buddhismo perché questo non segue una via religiosa, di fede e ritiene che per la liberazione sia sufficiente muoversi su una linea orizzontale, terrena. Se Dio esiste noi non possiamo accorgercene ed allora è meglio vivere basandoci sulle nostre forze. L’uomo buddhista vede nelle varie fasi della vita la sofferenza e si chiede il perché della sofferenza. Questa sofferenza è di tipo esistenziale ed è detta Dukka. Tutto è sofferenza. Un saggio romano potrebbe usare questa espressione: l’omo ha da soffrì.

Anche l’uomo occidentale comprende che la vita è sofferenza; agli inizi del 900 l’uomo che soffriva non poteva andare a lavoro mentre da quel momento in poi l’uomo che è malato potrebbe svolgere una attività. Questo perché il grande male del secolo è la depressione, lo stress, indicata da un termine letterario con il termine spleen. L’uomo non si riconosce per quello che è; non è più l’uomo che sa di avere Dio al suo fianco, che riconosce di essere una creatura. Non sa più a chi rivolgersi. Vuole vivere la vita ma è costretto a vivere nella vita. Degli scrittori francesi (Rimbaud, Mallarmè, Verlaine) parlavano della vita come un albatros: bellissimo uccello quando vola in alto, ma goffo quando è costretto a camminare sulle navi. Allora volevano volare in alto e ricorsero alluso di una sostanza che fece la sua apparizione in quel periodo, di origine orientale, l’oppio. Spesso c’è questo andare in Oriente per soddisfare la propria voglia di vivere. Pensiamo agli anni 60 quando furono i Beatles a portare in Occidente l’Hashish e l’induismo in quanto all’apice del loro successo furono travolti da questo e fuggirono in India per trovare un po’ di pace nella loro vita. Portarono anche il sitar, uno strumento difficile da suonare, e l’usanza di avere un guru personale. Poi abbiamo anche il momento della New age con il libro del nulla, la Profezia di Celestino e l’uso di pietre, amuleti, varie sostanze allucinogeni utili per raggiungere una pseudo illuminazione e di cui il film cult è Hair. Vi è un paese vicino a Viterbo dove i suoi abitanti sono tutti ex sessantottini, persone pieni di tatuaggi, con i capelli lunghi, con un’aria trasognata dovuta anche all’uso di erbe. Anche in India ho visto delle persone occidentali di circa 60 anni che si muovono con un’aria trasognata, sempre dovuta all’uso frequente di sostanze allucinogene.

Questo concetto del Dukka piace molto perché da una spiegazione del senso della sofferenza. Questo specialmente per chi non crede ad un Essere Superiore cui rendere conto.

 

 

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soulestasy
soulestasy il 04/04/15 alle 16:06 via WEB
Faccio Meditazione da quando ho fatto esperienza diretta tramite una ricerca universitaria volontaria che ha sottoposto ad ipnosi regressiva centinaie e centinaia di italiani, di tutti i credi, culture e livello di istruzione, in pratica andando al nostro Principio comune stramiliardi di miliardi di miliardi di anni luce, abbiamo fatto una scoperta incredibile perchè la medesima e non ci siamo mai conosciuti uno con l'altro: ci siamo tutti quandi visti senza corpo ma formati da una Energia trasparente che emanava da se medesima come un parto senza dolore anzi era meraviglioso tutto il nostro Universo che si accendeva all'Unisono in tutti i suoi punti, e non c'erano dei, dee, dii, profeti e profetesse, angioletti neri o abbaglianti aureolati, la nostra Essenza Immortale che abbiamo tutti incarnata dentro di noi e che esce dalla bocca quando esaliamo l'ultimo respiro dopo Creato si è scissa in miliardi di bolle trasparenti ed ognuna si è incarnata in un corpo umano per fare esperienza di ciò che aveva Emanato al nostro Principio. Ma ciò che ti stò raccontando vissuto in prima persona anche mio marito, gente semplice e comune, non è un filosofeggiare, è proprio verità almeno per tutti noi che lo abbiamo vissuto e che non lo dimenticheremo MAI! Da allora in casa mia niente religione o libri dogmatici di persone che dicono di vedere madonne, angeli e santi, non esiste niente di tutto ciò nel nostro Aldilà, ci siamo solo Noi, una sola Energia Compassionevole che per sua intima natura non può far altro che Creare... Creare... Creare, anche il suo contrario per distinguersene alfine!
 
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