Giovedì 10 agosto- Valle del Dades

Post n°8 pubblicato il 29 Agosto 2006 da maroccolowcost
Foto di maroccolowcost

Lasciamo la Gola del Todra per dirigerci verso la vicina Valle del Dades, detta “delle mille casbah” . in effetti non si fa altro che superare palmeti verdissimi tra le gole e meravigliose casbah, piccoli villaggi con le case in fango e paglia. Il paesaggio è davvero particolare e suggestivo e ci fermiamo a mangiare in un posto che non a caso si chiama “La casbah”. Per l’appunto una piccola casbah sulla sommità di una collina, ristrutturata e adibita ad albergo e ristorante. Ci accomodiamo in una terrazza con vista mozzafiato. Tutto è decisamente elegante, salvo che i camerieri ci comunicano che non hanno niente da mangiare e che dobbiamo aspettare che torni il proprietario che è andato a fare la spesa (!). in ogni caso il posto si affaccia su una vecchia casbah abbandonata che sorge eroica e diroccato in mezzo a un’oasi verde, quindi ne approfittiamo per una passeggiata tra albicocchi, banani, fichi e melograni. Nel pomeriggio ripartiamo, superiamo Ouarzazate e ci fermiamo alla vicina Ait Benhaddou, dove si trova quella che pare sia la casbah meglio conservata del Marocco. Prendiamo una stanza all’ hotel “L’etoile filante” (300 dirham la doppia con colazione e cena).

 
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Venerdi 11 agosto- Ait Benhaddou

Post n°9 pubblicato il 02 Settembre 2006 da maroccolowcost
Foto di maroccolowcost

La casbah in effetti vale la visita, tutta costruita di queste case in fango così particolari per i nostri occhi occidentali. Qui hanno girato Il Gladiatore. Naturalmente il posto è abbastanza turistico, e se pare che i veri abitanti siano sempre meno in compenso ci sono negozietti e un nero che ci mostra orgoglioso le foto del film il Gladiatore: quello è lui, che faceva la comparsa, quella è la sua casa usata come set…in effetti la sua casa è tuttora una specie di set che apre volentieri a chi voglia fare foto. Ci offre un the e naturalmente ci chiede la mancia. Più tardi entriamo in una casa dove, in un angolo, una donna sta cuocendo del pane e ce lo offre. Mi resta il dubbio se era veramente una donna berbera che abitava li o se è stata piazzata dall’ufficio del turismo.

Poi alla volta di Marrakech. Il viaggio è lungo e attraversa i monti dell’Anti Atlante, per lo più brulli e punteggiati da rari villaggi e numerosi asini, anche se talvolta si aprono zone incredibilmente fertili e verdeggianti. Qui i nostri autisti hanno l’unico guizzo di iniziativa personale: quando gli diciamo che vorremmo fermarci nel primo posto sulla strada a mangiare, ci consigliano di aspettare. C’è un posto dove si mangia bene più avanti. Arriviamo. È un villaggio in mezzo al nulla, sulla strada, dove sembra che l’unica occupazione della gente sia cuocere carne alla brace. Animali appesi ai banchi dei macellai direttamente sulla strada, tante mosche, fumo e odore di carne. Mangiamo degli spiedini di montone e una costata semplicemente ottimi.

Nel tardo pomeriggio arriviamo a Marrakech. Gli autisti, che non ci sono mai stati (come in nessuno dei posti precedenti) impazziscono nel traffico e chiedono indicazioni a chiunque. Alla fine arriviamo nei pressi della piazza, chiusa al traffico. Ci salutiamo. Nel pomeriggio abbiamo prenotato per telefono una stanza al Riad Jnane Mogador, che resterà l’unico riad in cui dormiamo in 15 giorni. Ci danno una stanza da 4 con bagno per 520 dirham in totale, il posto è dietro la Djemma el Fnaa, dispone di giardino centrale e terrazze come ogni vero riad (=le abitazioni tradizionali marocchine che si affacciano su un cortile, oggi spesso ristrutturate ed adibite al albergo).

 
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Sabato 12 agosto – Marrakech

Post n°10 pubblicato il 02 Settembre 2006 da maroccolowcost
Foto di maroccolowcost

ll primo impegno della giornata è cercare un posto dove dormire da stasera, visto che lasciamo il riad e anche i nostri compagni di auto. L’impresa non è semplicissima, molti posti sono completi e ci offrono solo riad decisamente fuori dal nostro budget. Troviamo una stanza al Der Youssouf, un piccolo alberghetto a gestione femminile e velata: doppie senza bagno a 150 dirham senza bagno e 200 con bagno. Prendiamo una stanza e poi finalmente andiamo a fare colazione, nella Djemma el Fnaa, l’enorme piazza che domina la città, dove decine di bancarelle vendono succo d’arancia appena spremuto a 3 dirham. Il primo giro nel suq è devastante, la città ti assale con la sua folla, i suoi odori, le strade sporche, ma ha un fascino speciale. Senza sapere assolutamente dove stiamo andando, superiamo la prima parte di mercato coperto per entrare nelle viuzze fitte di negozi di babouche e tappeti fino a spuntare in una deliziosa piazzetta dove sono esposte spezie di ogni colore. Meno delizioso è cercare di uscire dal suq, ma dopo la medina di Fes niente è impossibile.

Ci spostiamo verso il Palais el Badi dopo aver pranzato al Caffè Badia, terrazza segnalata dalla Lonely Planet, dividendo un menu da 80 dirham. Il Palais el Badi consiste nelle grandiosi rovine di un palazzo costruito nel ‘500  e abitato dalle cicogne.

A cena mangiamo nella Djemma el Fnaa, che verso sera si anima di una folla immensa, soup e spiedini di carne nel fumo di una della decina di bancarelle che riempiono la piazza. È come un’enorme festa dell’Unità senza alcool

 
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 13 agosto – Marrakech

Post n°12 pubblicato il 02 Settembre 2006 da maroccolowcost
Foto di maroccolowcost

Giornata culturale, oggi la visita si fa seria. Cerchiamo il Musee der Said (20 dirham), impresa come sempre non facile visto che i nomi delle strade sono in arabo e la cartina della Lonely segna una via ogni 20. Più che per gli oggetti di artigianato tradizionale esposti, il museo è bello in sé, con il cortile centrale rigoglioso di piante. Al piano superiore un trionfo di decorazioni in legno nella più pura ostentazione araba di lusso, che si concentra sempre e solo negli spazi interni e mai nelle facciate esterne, come in giardini segreti e privati, lontani dallo sguardo della folla. Poco lontano dal museo si trova il Palais de la Bahia (20 dirham), una successione di sale decorate e cortili, che sarebbe bello se non fosse assalito da gruppi organizzati e compatti di turisti spagnoli.

Pranziamo al Cafè Toubkal, in piazza, che offre prezzi decisamente buoni (25 dirham per un piatto completo) e poi ci inoltriamo di nuovo nel suq nella speranza di raggiungere Place Ben Youssuf dove si trovano la medersa e il Museo di Marrakech. Naturalmente il posto è vicinissimo ma le strade intricate e confuse, attraversiamo viuzze decisamente sporche cercando di evitare biciclette, carretti trainati da asini e bambini che vogliono farci da guida. L’ingresso costa 60 dirham compresa la medersa, il palazzo del museo è stato ristrutturato di recente ed espone anche questo oggetti tradizionali, tappeti e gioielli berberi. Vale la visita il palazzo riccamente decorato, fra intarsi in legno di cedro, piastrelle colorate e fontane. Non male anche la sezione di fotografie scattate da viaggiatori in Marocco negli anni ’10 e ’20. Poco distante la medersa, ovvero la scuola di religione collegata alla moschea, con la struttura tradizionale cortile centrale + stanzette degli studenti.

 
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