il vuoto di marg.ta

Post


...Per imparare ancora da te, così come seiPercepire il suo dimenticare con sempre maggior frequenza. E, pian piano, farsi come assente, confondere i tempi, perdersi nello spazio. fino a non riconoscere più né se stessa, né i suoi cari. Con un'immagine, una donna di scienza, ci spiegò: il nostro cervello è come un meraviglioso e luminoso lampadario, addobbato di numerose lampadine ... ma, con lo spegnersi di ciascuna di esse, piano, si fa sempre più buio fitto. Ma, quando tutto sembra perso, scorgi occhi ancora vispi in colei che ti ha "portato”. E un sorriso che ti dice: "Vieni qua, siediti giù!". Così, quando meno te l'aspetti, dopo un gesto di attenzione o, nel partir, saluti con la mano, da colei che tu per primo dovresti ringraziare, ti senti dir: "Grazie, ciao!" ... E se nemmeno questo senti, resta ancora spazio per tanti affettuosi baci. Del resto, non fa così una mamma col proprio bimbo, ancor incapace di parlare? Se piange, con lui soffre, se ride, con lui sorride. E osserva ... e ascolta ... e attende ... e ama. E se una mamma scende al piano del suo figlio-bambino, non può fare altrettanto un figlio-adulto con la sua mamma? Le stagioni della vita si alternano, ma ciò che conta è affidarsi: "Se non diventerete come bambini ... ". E quand'altro non può fare, resta ancor d'accompagnare, fino all'ora del Passaggio. Mamma, se questo morbo ha già portato il tuo pensiero in altri mondi, il tuo veder, il tuo sentir, così come ti riesce, ti fanno ancor ben viva in mezzo a noi. Ed è come se tu dicessi a noi: "Quante parole vi dite spesso e non comunicate; imparate ad ascoltare, ad osservare, ad attendere, ad amare, il linguaggio dell'amore non smetterà di sorprendervi.Grazie, mamma! Che io continui ad accompagnarti per imparare ancora da te, così come sei. Ciao ... e tanti baci. tuo figlio don ClaudioSpesso, in passato, mi rifugiavo, nella sala di lettura online dell'associazione             " AIMA".  Lì trovavo conforto, leggendo le varie esperienze di persone, che come me sono state a stretto contatto della malattia di Alzheimer, mi sembrava di leggere le mie emozioni... le mie angosce... il mio dolore.Questa lettera l'ho LETTA lì... mi è piaciuta  molto e non ho potuto far a meno di farla conoscere.  Esprime quello che un famigliare prova nell'apprendere e nel vivere la malattia. " tanto, davvero tanto, si impara... DA LORO".