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Il sibilo del vento tra i pini

Post n°12 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da martin.tales

Ah!.. - Dissi io.
Dunque tra dieci giorni ti sposi? Dovrò farti un regalo. - Continuai e accennai un sorriso. Forse un pò sornione. Ma ero contento per lei. Guidavo e lei si accovacciò sul sedile della macchina girata verso di me; a tratti si sporgeva in avanti per guardarmi negli occhi, incurante della musica, del traffico, del sole che tramontava - E lui? Chi è lo conosco?-
-No, non penso. E' un poliziotto, non è di qua. Sto con lui da più di due anni e abbiamo deciso di sposarci cinque mesi fa. - La guardai. Sempre molto bella, coi capelli ordinati, un filo di rossetto, le ciglia perfette; si non si poteva replicare nulla! Era sempre stata perfetta. In tutto! La continuai a guardare in silenzio. - Volevo essere io a dirtelo a farti sapere, mi sembrava giusto così, dopotutto sei l'unica persona che nella mia vita ha contato qualcosa di vero e importante. Ho riso tanto con te, mi hai dato tanto, grazie a te ho conosciuto l'importanza di un uomo accanto e di quante cose si possono fare assieme e ora voglio realizzare il mio sogno di donna. Avere un nucleo tutto mio, una mia famiglia, un uomo solo mio e condividere il letto come e quando voglio con chi amo. -

La guardai ancora, mentre parlava; capii che era lì lì per sbottare, voleva dirmi ancora qualcosa e dissi: - Hai voluto incontrarmi solo per dirmi questo? Sapevi che ho sempre poco tempo, non è più come una volta. - La provocai - Zitto - mi disse con tono perentorio - Prendi di là, per quella stradina, te la ricordi ancora? Ricordi dove porta? - Eseguii senza esitare, ricordavo bene dove portava quella stradella; su per una collina da dove si domina la città, ora illuminata dal sole già al tramonto e da sotto i pini marittimi si sente il sibilo del vento che spira tra i rami. Tra i pensieri. Tra me e te. - E' stato qui l'ultima volta che ci siamo visti, "da soli", te lo ricordi Martin? - Si lo ricordavo il posto. Ricordavo pian piano tutto quanto, affioravano lente le scene, come fotogrammi, come piccole tessere di mosaici e prendevano forme, colori, odori: era inizio primavera quell'ultima volta in quel posto, era anche piovuto qualche ora prima. Amo l'odore della terra bagnata, l'odore del vapore che ne segue col sole e i fiori che sprigionano i colori come solo la natura riesce. - Perchè volevi venire proprio qui? - Le chiesi. Guardò giù, china come a ripulirsi un'unghia, dopo un attimo disse: - Sono venuta qui con lui, qualche tempo fa, eravamo stati a cena dai miei, poi siamo usciti e lui aveva voglia. -  Mi guardò, mi fissò e continuò. - Appena siamo arrivati qui, dopo essere sceso per rassicurarsi del posto ha cominciato a sbaciucchiarmi, a mettermi le mani addosso, sul seno, tra le cosce, a sbottonarmi e sbottonarsi e io ..io a quel punto mi sono pentita di averlo portato lì! Mi distraevo, mi assentavo, mi infastidiva mescolare il tuo ricordo e la sua presenza. Questo posto mi ricordava te, noi ..e capii di aver fatto uno sbaglio a portarlo qui, ma la cosa peggiore è stata quando mi è venuto sopra. Ho chiuso gli occhi e mentre lui mi prendeva ed entrava dentro me ho solo desiderato una cosa: che fossi tu.. - Il tono della sua voce si fece pacato, languido, più dolce. - Si Martin, volevo che fossi tu quella sera, di nuovo, ancora tu.. - La guardai, una lacrima le solcò rapida il viso. Esplose: - Cazzo, pensavo di avercela fatta, di esserne fuori, di averti cancellato dai miei sentimenti, dai miei desideri ed invece ..invece sono così stupida da raccontarti tutto e stasera ti ho portato qui e ora penserai che io sarò una cattiva moglie e che.. - Le misi una mano in bocca, a zittirla, con la stessa le asciugai la lacrima, le presi la testa e me l'avvicinai al petto.. mi strinse forte, voleva farmi male, lo capii, voleva sfogare la sua rabbia; mi morse ad un polso, farfugliò qualche parolaccia che non afferrai bene. Si mise sulle ginocchia sul sedile, mi prese per il colletto della camicia urlandomi di guardarla, di guardare cos'era questa donna, quindi pianse forte, si accasciò su di sè. La presi per le braccia, la tirai verso me e l'abbracciai:- Vieni piccola, non hai niente da rimproverarti, nessuno può rimproverarti nulla. - Mi guardò con gli occhi matidi e luccicanti, avvicinò il suo viso al mio, guancia a guancia. Mise le braccia attorno al mio collo e fece per baciarmi. Mi tirò verso di lei, abbassò il sedile e iniziò a sbottonarsi i jeans: - Chiudi ste portiere con la sicura. Questa è l'ultima volta è l'ultima volta che vengo qui, ma se qui tornerò mai ..lo farò solo con te, brutto bastardo! E ora prendimi, amami e fammi male come solo tu sai fare.. - Il sibilo del vento tra i pini era interrotto quella sera solo dai suoi gemiti, dai suoi singulti, da un pianto che il vento porta lontano. Con sè.

- L'estate scorsa un incendio ha incenerito quella pineta. Resta il ricordo del sibilo del vento tra i rami dei pini. Tra i pensieri. Tra me e te.
martin

 
Rispondi al commento:
couple2003dgl
couple2003dgl il 24/01/08 alle 23:10 via WEB
cioa Martin, era ora che pubblicavi un tuo racconto! :) spesso quando leggo un tuo racconto mi immedesimo nel personaggio (lei naturalmente) e trovo sempre un qualcosa che mi somiglia, o che mi da un brivido, come vorrei che mi capitasse nella realtà; come caspita fai ad esasperare così le vicende che racconti? Ti vorrei conoscere, te lo avevo già chiesto un mese fa a Natale (in chat il pom del 27.12 ti ricordi?) come devo fare x prendere un aperitivo assieme a te? Devo girare tutta Palermo? rispondimi ti prego, un bacio languido C.
 
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