solitudine

Una sera


  Me ne stavo accovacciata lì, in un angolo della mia vita, in una casa che non era mai stata mia davvero.L'eco della TV accesa, mentre sul terrazzo un vento tiepido mi scompigliava i capelli, mettendo disordine anche nei miei pensieri.Storti i miei giorni dell'ultimo periodo, erano ormai un posto comodo dove stare a piangere, a crogiolarmi e rivedere solo le sconfitte .Cercavo qualcosa da fare , volevo scrivere per dimenticare o , forse, per ricordare.Il cielo sgombero di nuvole, contro ogni previsione atmosferica, non era rassicurante, essendo già metà settembre.Ero stanca dell'estate non vissuta , delle risate mai avvenute, dei bagni al mare mai fatti . Ero stanca di immaginare la mia vita. Potevo essere ovunque in quel momento , di quella sera calda , ma ero sempre lì , al solito posto , chiusa in un silenzio fragile.Tutto sembrava normale.Ed io ho sempre odiato la normalità.Muore chi vive di abitudine , chi non osa, chi ama chi non sa amare. Ed io avevo tutti i requisiti per essere già morta dentro.Non so il perché quella sera le dita iniziarono a scrivere, il perché il cuore iniziò a scalpitare , il perché riuscivo a sentire l'anima venire fuori dal petto, con i suoi dolori e le sue voglie, con i sogni e le euforie di quando ero una bambina. In fondo , pensai , un adulto è solo un bimbo divenuto grande. Ed io quella sera ero soltanto una bambina innamorata della vita , ma non della mia. Capii che dovevo tornare lì dove mi ero lasciata.Dove c'è ancora un cuore che batte , dove la vita è ancora tutta da scoprire, dove il tempo non esiste , dove sono ancora io.