Il Marzian Contrario

Tempi Nostri


Le premesse,ormai,son note a tutti:la supplente che viene sospesa due mesi perchè si lasciava palpeggiare(più o meno inconsapevolmente)il sedere dagli alunni;il professore che viene incerottato e imbustato;l'alunno che tra gli sghignazzi generali si abbassa i pantaloni davanti la professoressa che strilla a vuoto.Botte ai disabili.Ragazzine che vendo per pochi euro(quelli sufficienti per una ricarica)loro foto fatte col videofonino ai compagni.Oppure i doidicenni che si riprendono mentre fanno sesso a scuola durante un'assemblea.Di esempi così,ormai,c'è n'è un'infinità.Anche un mio amico,tempo fa,al primo apparire di queste bravate da tardo Romano Impero prima della calata dei Barbari e la conseguente rovina(i segni ci sono tutti),mi raccontava di un ragazzo sui 16 anni che si vantava,in palestra,di aver ripreso col videofonino lui e la sua ragazza,e non per immortalare un bacio.Ed io abito in una città relativamente piccola:son problemi,quindi,di tutti.L'emulazione e la stupidità(la mamma di quest'ultima-avvertivano i padri-è sempre incinta)non conoscono confini. «Perché succede?», s’è chiesto il sociologo Francesco Alberoni sul Corriere della Sera,citato da Stefano Lorenzetto sul Giornale. «Colpa dei telefonini che consentono di fare foto e inviarle a chiunque? Ma prima si poteva fare lo stesso con le polaroid. La vera ragione è un’altra: un cambio del costume dovuto a Internet. Oggi un ragazzino di 12 anni, cliccando una parola innocua come sesso, può accedere a decine di migliaia di foto o filmati di pornografia estrema: un invito all’imitazione».Ma questo non spiega la marea di video fatti circolare su Internet(sito di riferimento YouTube) dove ci sono filmati di persone che sfrecciano in moto a 300 l'ora,con aria baldanzosa;oppure aule devastate,o gli esempi di cui sopra.Continua Lorenzetto:«Ma prima si poteva fare lo stesso con le polaroid», ha scritto Alberoni. Vedete bene che non è affatto vero. Le polaroid erano esemplari unici, non duplicabili: impossibile spedirle in centinaia di copie con un clic del mouse o un Mms (che peraltro non esistevano). Inoltre non incorporavano l’audio, costavano un sacco di soldi e per scattarle occorreva una macchina fotografica speciale e ingombrante. Ed eccoci giunti al punto, dunque: l’onda anomala di guano che ci ha investiti nasce precisamente dall’aver messo a disposizione di chiunque i mezzi di produzione dell’immagine e della parola che in altri tempi erano riservati a pochi.Se io, giornalista, volessi propinarvi una porcata, dovrei comunque servirmi di una testata registrata in tribunale e risponderne poi alla legge, al direttore e a un Ordine professionale. Ma il cittadino che impugna il videofonino e poi trasferisce le sue schifezze su Internet a chi risponde? A nessuno. Può farlo impunemente. Provate a procurarvi un bisturi e a improvvisare un intervento su un paziente, sia pure volontario: vi schiaffano in galera. Perché le leggi che valgono per la chirurgia non debbono valere per la comunicazione?Già,perchè?Il fatto è che viviamo nell'era dell'immagine ossessiva,dove tutti dobbiamo essere famosi ad ogni costo,belli ad ogni costo.Un mio amico che fa il commerciante mi ha confidato:"E' importante che le confezioni dei prodotti siano fatte in una certa maniera.Oggi si compra molto con gli occhi".Ora van di moda scopofilia e esibizionismo puro,inutile cercare di derubricare tutto alla voce:bullismo,o bravata,o goliardata.Come se non bastasse,è di qualche giorno fa la notizia di due sedicenni,che conosciute delle ragazze chattando su un sito famoso e riconosciute in un link di ragazze online alcune loro compagne di scuola,hanno avuto la bella(si fa per dire)pensata,di indire un concorso-ovviamente fasullo-in cui vinceva un viaggio la ragazza che fosse risultata la più carina.Il tutto si è svolto in due fasi:«Volevamo conoscere qualche ragazza carina, volevamo giocare, volevamo provare a vedere cosa succedeva stuzzicando un po’ le nostre amiche e le amiche delle amiche». Da tempo i fratelli frequentavano un sito assai popolare fra i giovanissimi: «Ci siamo registrati, abbiamo cominciato a dialogare con chi ci stava, non importa se maschi o femmine. Poi siamo passati alla fase due». Che sarebbe questa:«Sul sito abbiamo cliccato il link ragazze on line. Molte avevano inviato bellissimi primi piani a corredo dei loro profili. Ragazze carine, qualcuna la conosciamo, frequenta i nostri stessi licei. Allora ci è venuta l’idea.Abbiamo chiesto alle ragazze di inviarci foto a loro scelta, senza limitazioni di nessun tipo. Abbiamo fissato anche un fantomatico premio, naturalmente mai assegnato: un viaggio per la più bella».Il concorso, condotto via Messenger, ha superato ogni previsione: decine di immagini sono arrivate sul link in meno di una settimana. Foto innocenti, di ragazze acqua e sapone, ma poi immagini più crude, in una progressione inarrestabile verso l’hard. Qualche simil Velina, con beata incoscienza, ci ha messo la faccia, altre, la gran parte, ci ha messo solo il resto, davanti o dietro, in alto e in basso, con tutte le sfaccettature possibili.«Non ci aspettavamo tutte queste risposte», ammettono i due che, oltretutto, non hanno mai svelato la loro identità. «Non abbiamo mai detto chi siamo, abbiamo semplicemente dato un indirizzo e fatto la proposta: le ragazze, da parte loro, hanno inviato gli scatti fornendo dati generici, assai vaghi: qualcuna si è firmata, altre hanno corredato la foto con un nome, chissà se vero, altre ancora nulla». Tutto perfettamente raccontato da Stefano Zurlo,sempre sul Giornale:Nessuna, a quanto pare, ha mostrato il minimo imbarazzo: «In verità - spiegano i fratelli - c’è chi ci ha scritto di vergognarci e ci ha mandato a quel paese. Ma, diciamo la verità, a darci una rispostaccia è stata un’esigua minoranza delle giovani in linea. Le altre hanno aderito senza tanti problemi».Qualcuno ha adombrato il sospetto che le foto,o almeno alcune di esse,fossero ritoccate,o comunque false.«Ma no - tagliano corto i due - sono foto vere, è evidente, e provengono da ragazze milanesi». Ragazze che, evidentemente, hanno impugnato la digitale o il telefonino, e si sono immortalate da sole, senza tante cerimonie, in camera, in bagno, in salotto, quasi sempre in casa, altrimenti dove capitava. «Dopo sei sette giorni - è la conclusione - i gestori del sito sono intervenuti, hanno oscurato le foto e ci hanno espulso».E' vero,siamo stati tutti ragazzi,e abbiamo avuto tutti le nostre voglie di guardare dal buco della serratura:i film con la Cassini e la Fenech che facevano le dottoresse o le supplenti,o le compagne di banco,ci hanno aperto un mondo.E avevamo anche noi degli strumenti che per l'epoca era considerati tecnologicamente avanzatissimi:per esempio,le piccole macchine fotografiche da gita.Io ed un mio compagno di classe,un giorno,decidemmo di far sopravanzare,visto che era su un soppalchetto,la cattedra dove di lì a poco,si sarebbe seduta la professoressa di matematica,che non appena lasciò appoggiare i suoi libri,si rovesciò.Fummo sempre noi due ad aiutarla a rialzare il tutto.Non facemmo fotografie,ma anche se lo avessimo fatto,non ci sarebbe mai venuto in mente-aldilà di far vedere la foto in classe-di stamparla poi in più copie,e poi distribuirla in giro.Una differenza,converrete,non da poco,con quel che fanno i giovani odierni.Ma lascio chiudere a Lorenzetto,che esprime meglio di me il punto:"Il fatto è che nella scuola d’allora, pur in preda alle convulsioni sessantottesche, resisteva ancora il principio d’autorità (altro che l’authority, l’ennesima, annunciata dal presidente del Consiglio per frenare il bullismo). Qual è invece il messaggio educativo veicolato ai nostri giorni da un indulto che rimette in libertà 17.000 detenuti, da un ministro della Salute che raddoppia da 20 a 40 il numero di spinelli consentiti agli studenti, da una Finanziaria che sollecita gli insegnanti a promozioni in massa per non dissestare ulteriormente il bilancio della Pubblica istruzione? Lo ha spiegato molto bene Paola Mastrocola, una scrittrice nient’affatto bacchettona che insegna in un liceo scientifico di Chieri, dunque un’esperta: «È come dire: cari giovani, rubate pure ché tanto non andrete in prigione, spinellate pure ché tanto non vi farà male alla salute e continuate pure a non studiare, ché tanto la farete franca comunque».E Romano Prodi viene a proporci l’istituzione di «un garante dell’infanzia che aiuti l’evolversi della coscienza». Avercela, una coscienza." Ha ragione lui.                                                                                                  Nuvoletti,Il Marzian  Contrario